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Lunghe attese e costi alti. Gli italiani preferiscono le “cure private”
Non è una novità, ma ancora una volta il sistema sanitario italiano si caratterizza per lunghe attese e tempi dilatati che non arrecano vantaggi alle cure dei pazienti. Inoltre, per rendere tutto più veloce in molti sono costretti a rivolgersi a un privato pagando di tasca propria visita e annessi. È quanto emerge dal secondo Rapporto ‘Osservatorio sui tempi di attesa e sui costi delle prestazioni sanitarie nei sistemi sanitari regionali’, elaborato da Crea e promosso dalla Funzione pubblica Cgil e dalla Fondazione Luoghi comuni. La differenza rispetto al primo rapporto, pubblicato nel 2018, è che le liste d’attesa nel pubblico continuano ad allungarsi. Sono state prese in esame ben 11 prestazioni sanitarie. Dall’indagine risulta che, mediamente, nel pubblico bisogna attendere due mesi, ben sessanta giorni, per avere una prestazione, a fronte di 9 giorni in intramoenia e 7 giorni nel privato. Inoltre, ai tempi si sommano i costi tanto che molte prestazioni mediche costano meno se effettuate in forma privata. Anzi, per quanto riguarda il privato tutto resta uguale a quanto emerso lo scorso anno. Ad esempio, per una colonscopia nel pubblico bisogna attendere quasi 4 mesi, la bellezza di 112 giorni, nel privato convenzionato 79 giorni mentre per l’intramoenia bisogna attendere 11 giorni così come facendola privatamente.
La metà delle prestazioni prese in considerazione costa meno farle privatamente che in intramoenia. Nel report si propone ad esempio il caso di una ecocardiografia: 109 euro in intramoenia contro 98 euro privatamente. Questo induce sempre più cittadini a pagarsi le prestazioni mediche di tasca propria, ricorrendo a strutture private. Fortunatamente non è una criticità che coinvolge tutte le regioni. L’Emilia Romagna, ad esempio, ha tempi di attesa mediamente di 30 giorni. Anche in Liguria e Campania i tempi sono sotto la media nazionale così come Veneto, Sicilia, Lombardia e Lazio. Nelle Marche bisogna attendere fino a 110 giorni. Per una vista ortopedica, in Emilia Romagna basta attendere 19 giorni mentre i marchigiani, per la stessa prestazione, di giorni ne devono attendere ben 91.
“Alla luce di quanto emerso – si legge nel Rapporto – risulta evidente quanto sia urgente e non più rinviabile un investimento straordinario in termini di risorse, personale, professionalità e tecnologie in tutto il nostro Servizio Sanitario nazionale che mostra evidenti segni di collasso con gravi e profonde ripercussioni sulle sue caratteristiche di universalità”. Questo il commento della Funzione Pubblica Cgil. Migliorare le performance è possibile. E lo dimostra ancora una volta la virtuosa Emilia Romagna, regione che solo nell’ultimo biennio ha investito sul personale, con oltre 5mila assunzioni, di cui 1.450 precari stabilizzati, e sui sistemi di controllo informatizzati, strumento fondamentale per un governo pubblico e trasparente dei flussi di accesso alle prestazioni sanitarie.