Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Mal di testa: non sono tutti uguali!
L’estate sembra davvero che stia quasi per arrivare con giornate lunghe e soleggiate e temperature costantemente elevate. Il caldo, ma come anche gli excursus termici disomogenei possono causare dei forti mal di testa negli individui. Il mal di testa, detto anche cefalea, è un disturbo molto diffuso nella popolazione che colpisce, almeno una volta nella vita, circa il 90% delle persone. I mal di testa però non sono tutti uguali; nella maggioranza dei casi la cefalea è primaria, per la quale non è identificabile alcuna causa subordinata precisa. Per questa ragione, effettuare esami strumentali come tomografia computerizzata (tac), risonanza magnetica, elettroencefalogramma e radiografie del cranio, non ha alcuna utilità ai fini della diagnosi in quanto gli esiti risulterebbero negativi. In una piccola percentuale di casi invece, si parla di cefalee secondarie perché il mal di testa può essere sintomo di altre patologie sottostanti, alcune delle quali molto gravi. In questi casi, è necessaria una visita approfondita da parte dello specialista per una diagnosi accurata.
In particolare, le cefalee primarie includono:
- La cefalea tensiva, caratterizzata da un dolore bilaterale, a localizzazione ed intensità variabile da lieve a forte e di tipo gravativo-costrittivo, cioè descritto come “un peso” o “una morsa che stringe”, che non peggiora con l’attività fisica e, generalmente, non impedisce di svolgere le normali attività quotidiane. La durata di un attacco varia dai 30 minuti ai 7 giorni e non sono ancora chiari quali meccanismi ne siano alla base. L’ipotesi più accreditata è quella di un’origine multifattoriale, in cui concorrono dolorabilità dei muscoli del cranio e del collo, insieme a una disregolazione delle strutture implicate nel controllo cerebrale del dolore. Le terapie consigliate prevedono l’assunzione di farmaci analgesici e antinfiammatori da automedicazione per bloccare e ridurre l’intensità dell’episodio, e una profilassi farmacologica o non farmacologica in alcuni pazienti.
- L’emicrania, presenta attacchi di cefalea ricorrenti di durata compresa tra 4 ore e 3 giorni, che si localizza in modo unilaterale, cioè da un solo lato del capo. Il dolore, in genere, ha carattere pulsante e peggiora con l’attività fisica e il movimento (salire le scale, abbassare il capo) rendendo difficoltosa l’esecuzione delle abituali attività quotidiane. Il mal di testa è associato a sintomi come nausea, vomito e ipersensibilità a luci, rumori e odori (foto-fono-osmofobia), costringendo spesso chi ne soffre a ricercare riposo psico-sensoriale in un ambiente buio e silenzioso durante l’attacco. La fase di emicrania conclamata può essere preceduta da sintomi neurologici focali, di solito visivi e completamente reversibili, che prendono il nome di aura e che distinguono l’emicrania nelle sue due forme, con e senza aura. I numerosi studi condotti fino ad oggi non hanno chiarito i meccanismi alla base dell’emicrania. Attualmente, è considerata una patologia multifattoriale alla cui origine concorrono sia fattori ambientali che genetici. Per bloccare la crisi in arrivo, ridurre l’intensità del dolore e dei sintomi associati possono essere utilizzati analgesici e antinfiammatori da automedicazione. Per chi invece soffre di emicrania frequente o di attacchi particolarmente invalidanti e/o resistenti alla terapia d’attacco, è indicata la terapia di profilassi o farmaci più specifici da concordare con lo specialista. L’emicrania può essere con aura dove i sintomi più comuni risultano essere di tipo visivo e vengono descritti come flash o punti luminosi, linee parallele a zig zag o a ferro di cavallo, macchie luccicanti o stelle, cambiamenti nella visione oppure, anche se più raramente, come una parziale scomparsa del campo visivo. Questi disturbi visivi tendono a iniziare in una porzione del campo visivo e ad estendersi gradualmente nell’arco di qualche minuto. Meno frequentemente compaiono sensazione di intorpidimento, punture di spilli o formicolio a livello del corpo (in particolare all’arto superiore) che possono diffondersi dalla mano verso la spalla, in modo graduale, fino ad interessare la metà del volto. In alcuni casi, si può manifestare un disturbo della parola con difficoltà di articolazione del linguaggio e di espressione. Il mal di testa che segue l’aura può avere le stesse caratteristiche dell’emicrania senza aura, ma presentarne anche di nuove. L’esordio del dolore può verificarsi ad esempio già nel corso dell’aura o a distanza di alcuni minuti (ma non oltre i 60 minuti). Raramente, in alcuni pazienti, i sintomi dell’aura non sono seguiti dalla comparsa del mal di testa. La diagnosi di emicrania con aura è clinica e si basa su un accurata raccolta della storia clinica e sull’esame obiettivo. In base al giudizio del medico, il percorso diagnostico può avvalersi di specifiche indagini neuroradiologiche (tomografia computerizzata o risonanza magnetica). Nei soggetti che presentano emicrania con aura a bassa frequenza, la terapia è esclusivamente d’attacco che prevede l’assunzione di analgesici e antinfiammatori da automedicazione. In caso di attacchi frequenti è invece indicata una terapia di profilassi con classi di farmaci in parte simili a quelli utilizzati per l’emicrania senz’aura. Inoltre, l’uso della pillola estro-progestinica è controindicato in chi soffre di emicrania con aura. Rivolgiti al tuo neurologo del centro cefalea che ti consiglierà come modificare la terapia.