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Malattia di West Nile: che cos’è, diagnosi, trattamento e prevenzione
In Italia cresce il numero di casi umani di infezione da WNV
Con l’estate torna l’incubo delle zanzare. Una vera e propria fobia quella di essere punti da qualche zanzara infetta che può trasmettere il West Nile Virus (WNV), un virus della famiglia dei Flaviviridae che provoca la malattia di West Nile o West Nile Disease (WND). Un terrore soprattutto per le due categorie più a rischio: gli anziani e per chi è già affetto da altre patologie.
In Italia cresce il numero dei casi umani di infezione da West Nile Virus.
Secondo i dati della sorveglianza su West Nile e Usutu virus dell’Istituto superiore di sanità, da inizio giugno al 16 agosto, sono 230 casi e 13 i decessi: 8 in Veneto, 2 in Piemonte, 1 in Lombardia e 2 in Emilia-Romagna. Il primo caso umano della stagione è stato segnalato dal Veneto nel mese di giugno nella provincia di Padova.
Anche in Toscana, dove nell’estate del 1998 nell’area circostante il Padule di Fucecchio è stato rilevato il primo focolaio italiano di West Nile Disease (WND), si sono registrati due casi di meningoencefalite da West Nile virus: il primo il 13 agosto, una paziente di 82 anni e il secondo, un uomo di 79 anni, il 17 agosto. “Questo secondo caso ricoverato da noi, sia per l’età che per la presenza di una malattia cronica – commenta il dottor Pierluigi Blanc, direttore della struttura complessa Malattie Infettive 2, di Pistoia e Prato nella nota diffusa dall’azienda USL Toscana Centro – rientra nelle cosiddette categorie a rischio di sviluppare l’infezione dopo essere stati punti dalla zanzara. Al momento il paziente è stabile con un quadro clinico in lieve miglioramento dal punto di vista neurologico e in equilibrio per quanto riguarda il sistema cardio-respiratorio”.
Oltre agli interventi di sanità pubblica, come appunto la disinfestazione, la ASL raccomanda ai cittadini, specialmente agli anziani e agli immunocompromessi di adottare tutte le misure utili per non farsi pungere dalle zanzare, utilizzando repellenti sulla pelle esposta, zanzariere, spray a base di piretro o altri insetticidi per uso domestico.
Che cos’è la malattia di West Nile
La malattia di West Nile o West Nile Disease (WND) è provocata dal virus West Nile (West Nile Virus, Wnv), un virus della famiglia dei Flaviviridae isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda, appunto nel distretto West Nile (da cui prende il nome). Il virus è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America.
La febbre West Nile non si trasmette da persona a persona tramite il contatto con le persone infette. I serbatoi del virus sono gli uccelli selvatici e le zanzare comuni del tipo Culex, le cui punture sono il principale mezzo di trasmissione all’uomo.
Incubazione e sintomi
Il periodo di incubazione dal momento della puntura della zanzara infetta varia fra 2 e 14 giorni, ma può essere anche di 21 giorni nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario.
La maggior parte delle persone infette non mostra alcun sintomo. Fra i casi sintomatici, circa il 20% presenta sintomi leggeri: febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei. Questi sintomi possono durare pochi giorni, in rari casi qualche settimana, e possono variare molto a seconda dell’età della persona. Nei bambini è più frequente una febbre leggera, nei giovani la sintomatologia è caratterizzata da febbre mediamente alta, arrossamento degli occhi, mal di testa e dolori muscolari. Negli anziani e nelle persone debilitate, invece, la sintomatologia può essere più grave. I sintomi più gravi sono: febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma. Alcuni effetti neurologici possono essere permanenti. Nei casi più gravi (circa 1 su mille) il virus può causare un’encefalite letale.
Diagnosi
La diagnosi viene prevalentemente effettuata attraverso test di laboratorio (Elisa o Immunofluorescenza) effettuati su siero e, dove indicato, su fluido cerebrospinale, per la ricerca di anticorpi del tipo IgM. Questi anticorpi possono persistere per periodi anche molto lunghi nei soggetti malati (fino a un anno), pertanto la positività a questi test può indicare anche un’infezione pregressa. I campioni raccolti entro 8 giorni dall’insorgenza dei sintomi potrebbero risultare negativi; pertanto, è consigliabile ripetere a distanza di tempo il test di laboratorio prima di escludere la malattia. In alternativa la diagnosi può anche essere effettuata attraverso Pcr o coltura virale su campioni di siero e fluido cerebrospinale.
Prevenzione
Non esiste un vaccino per la febbre West Nile. Attualmente sono allo studio dei vaccini, ma per il momento la prevenzione consiste soprattutto nel ridurre l’esposizione alle punture di zanzare.
Pertanto, è consigliabile proteggersi dalle punture ed evitare che le zanzare possano riprodursi facilmente:
- usando repellenti e indossando pantaloni lunghi e camicie a maniche lunghe quando si è all’aperto, soprattutto all’alba e al tramonto
- usando delle zanzariere alle finestre
- svuotando di frequente i vasi di fiori o altri contenitori (per esempio i secchi) con acqua stagnante
- cambiando spesso l’acqua nelle ciotole per gli animali
- tenendo le piscinette per i bambini in posizione verticale quando non sono usate.
Terapia e trattamento
Non esiste una terapia specifica per la febbre West Nile. Nella maggior parte dei casi, i sintomi scompaiono da soli dopo qualche giorno o possono protrarsi per qualche settimana. Nei casi più gravi è invece necessario il ricovero in ospedale, dove i trattamenti somministrati comprendono fluidi intravenosi e respirazione assistita.