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Mamma che fatica la scuola
Lettura lenta, imprecisa o faticosa, difficoltà a comprendere il significato di ciò che viene letto (dislessia), difficoltà a riprodurre segni alfabetici (disgrafia), fatica a padroneggiare il concetto di numero, il calcolo, il ragionamento matematico (discalculia). Se uno di questi sintomi è stato presente negli ultimi sei mesi, causando interferenza significativa con il rendimento scolastico, nonostante la presenza di interventi mirati su tali difficoltà, potremmo trovarci di fronte ad un disturbo specifico dell’apprendimento (DSA).
Il disturbo specifico dell’apprendimento (DSA) è un disturbo del neurosviluppo. Le anomalie a livello cognitivo, cui si associano i sintomi comportamentali del disturbo, hanno un’origine biologica, che comprende un’interazione di fattori genetici, epigenetici e ambientali che interferiscono con le capacità cerebrali di percepire o processare informazioni verbali o non verbali in modo efficiente e preciso. L’esordio del disturbo in genere si verifica durante gli anni della scuola elementare ma sintomi precursori quali ritardi o deficit del linguaggio, difficoltà a imparare filastrocche, difficoltà con le abilità motorie fini richieste per scrivere, ecc., sono osservabili già prima dell’inizio della scuola. A differenza delle altre abilità, quali parlare, camminare, che emergono dalla maturazione cerebrale, le abilità scolastiche (leggere, scrivere, fare i calcoli) devono essere insegnate e apprese in modo esplicito. In presenza di un disturbo specifico dell’apprendimento le abilità di apprendimento sono alterate. Occorre poi una precisazione: nei bambini con DSA i livelli di funzionamento cognitivi sono normali (non è affatto raro anzi che un DSA si manifesti persino in bambini intellettualmente “dotati”!).
La prevalenza del disturbo specifico dell’apprendimento è del 5-15% (negli adulti è del 4%) e il disturbo è più comune nei maschi. La diagnosi avviene attraverso una valutazione approfondita che contempli l’osservazione del bambino, il colloquio clinico (sia con il bambino che con i familiari), la somministrazione di scale specifiche di valutazione, la storia medica, dello sviluppo, della famiglia ed educativa del bambino. Caratteristiche a supporto della diagnosi sono un pregresso ritardo nell’attenzione, nel linguaggio o nelle abilità motorie e un profilo di abilità irregolari (per esempio il bambino è bravissimo nel disegno ma fatica a leggere).
Ma qual è il limite tra difficoltà scolastiche, che ogni alunno può incontrare nel proprio percorso di studi, e un DSA? Innanzitutto occorre un´accurata valutazione clinica per capire se le abilità scolastiche colpite siano al di sotto di quelle attese per l´età cronologica dell´individuo e per escludere l´eventuale presenza di disabilità intellettiva, di altri disturbi mentali o neurologici, di alterazioni dell´acuità visiva e/o uditiva, di avversità psicosociali, di una mancata conoscenza della lingua dell´istruzione scolastica (pensiamo ai tanti alunni stranieri nelle nostre scuole) o di una istruzione scolastica inadeguata. Un secondo indicatore clinico che ci aiuta a distinguere un DSA da una normale difficoltà di apprendimento è che nel primo caso le difficoltà di apprendimento sono persistenti e si manifestano già dai primi anni di scuola (anche se alcuni bambini possono utilizzare strategie compensatorie e le difficoltà si possono manifestare successivamente, quando la richiesta di apprendimento aumenta). L’evitamento di attività che richiedono abilità scolastiche si rivela spesso un campanello di allarme: attenzione quindi a non etichettare come svogliatezza la reticenza nel fare i compiti, per esempio.
Il DSA può durare anche per tutta la vita. Una diagnosi e un intervento psicologico tempestivi possono però aiutare il bambino a trovare e utilizzare strategie di apprendimento compensatorie e forme di sostegno che gli consentano di non sentirsi inadeguato o di provare vergogna solo perché si è più lenti rispetto ai compagni nello svolgimento delle attività scolastiche. I DSA sono totalmente indipendenti dall’impegno che il bambino mette nell’apprendimento. Ecco perché poco giova sottoporre il bambino a massacranti turni di studio e ripetizioni. Esistono piani didattici personalizzati e ausili più consoni alle modalità di apprendimento dei bambini con DSA che possono rivelarsi di grande aiuto nel potenziamento delle attività di lettura, scrittura e calcolo. La presenza in classe della “diversità” esige diversità anche nella programmazione didattica: i docenti sono chiamati a pianificare processi di apprendimento adeguati a ciascun alunno, al fine di promuoverne le competenze. “Una didattica che non lasci indietro nessuno”, come recita la Direttiva MIUR del 27-12-2012.
L’aiuto di specialisti, soprattutto all’inizio, è fondamentale sia per facilitare i processi di apprendimento, sia per evitare che una difficoltà di apprendimento possa sfociare in un disagio psicologico.