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Medico-ingegnere: la professione del futuro
Negli ultimi anni il ruolo delle tecnologie in medicina ha avuto un impatto considerevole sul percorso di cura dei pazienti, dalla diagnosi fino alla terapia. Sono stati portati avanti, difatti, importanti progressi che hanno contribuito all’aumento dell’aspettativa e della qualità di vita. È necessario, quindi, che le nuove leve siano in grado di sviluppare competenze mirate per affrontare situazioni di complessità sempre maggiore.
Sulla base di queste considerazioni, è nata una partnership tra il Politecnico di Milano e la Humanitas University che ha permesso la formazione della cosiddetta Medtec school con l’obiettivo principale di formare medici del futuro, coinvolti quotidianamente in temi come la medicina di precisione, le terapie geniche, l’intelligenza artificiale, la neuro-robotica e i big data.
Basandosi sui corsi di laurea del Massachusetts Institute of Technology (MIT), il progetto milanese, che aprirà le porte con un test d’ingresso il 6 settembre 2019, consisterà in un percorso formativo di sei completamente in lingua inglese con il fine di preparare i ragazzi a comprendere e gestire bene le tecnologie avanzate utili alla professione medica.
La robotica è una scienza che, in base ai comportamenti degli esseri umani, cerca di sviluppare macchine in grado di interagire con l’ambiente esterno e di eseguire compiti specifici. Anche se la robotica è una branca dell’ingegneria, in essa confluiscono approcci di molte discipline, tra cui quella medica.
Ad esempio, alcuni ricercatori della Purdue University hanno realizzato una “infermiera robotizzata”, ovvero un dispositivo che incorpora una videocamera sensibile al movimento del corpo umano e un software che sfrutta un algoritmo specifico basato sull’antropometria, in grado di riconoscere i movimenti delle mani come istruzioni. Il tentativo principale è quello di sviluppare un software che permetta al robot di associare a semplici gesti fatti con le mani un caratteristico strumento chirurgico.
Saranno disponibili laboratori aperti e modulabili connessi con le aule dove si svolgeranno le lezioni frontali e spazi di coworking per lezioni di didattica interattiva a piccoli gruppi.
È previsto, inoltre, l’utilizzo di metodologie come il research-based learning, il problem-based learning, il case method e che garantiscono integrazione tra i concetti teorici appresi nelle lezioni frontali e gli aspetti più pratici e professionalizzanti.
Terminati gli studi, i laureati in medicina potranno chiedere al Politecnico il rilascio della laurea triennale in ingegneria biomedica.
Si otterranno, di conseguenza, medici in veste di ingegneri e viceversa, efficacemente pronti su bioprintings, ai e internet delle cose. In tal modo, verranno ottimizzati i risultati terapeutici con una particolare attenzione alle potenzialità delle tecniche di data analytics e machine learning. Nonché all’utilizzo di nuovi materiali e di dispositivi terapeutici avanzati come robot chirurgici, endoprotesi, biostampe e stampe 3D.
La parola d’ordine è medicina personalizzata e la si può raggiungere impiegando solamente sistemi ad alta complessità tecnologica per il trattamento, la valutazione clinica dei pazienti e la diagnosi.
Come sottolineato anche dal centro studi di ASSOBIOMEDICA, le aspettative realizzate dalle nuove tecnologie e quelle già esistenti in Sanità, di conseguenza, sono molto importanti, così come la lista dei possibili benefici che se ne potranno trarre. È fondamentale definire la sicurezza di tali innovazioni, valutandone adeguatamente i fattori di rischio connessi.
Dietro l’angolo stanno dunque già prendendo forma innovazioni destinate a tradursi in una nuova rivoluzione tecnologica, a conferma che la Sanità può realmente essere un formidabile volano di sviluppo.
L’idea che la medicina sia a pieno titolo un driver di sviluppo, un generatore di ricchezza per l’Italia, sembrerebbe aver incontrato fino ad ora una evidente resistenza culturale. Si avverte, infatti, una certa riluttanza nell’associare il concetto di opportunità di sviluppo economico alla malattia e alla sofferenza.
Anche per questa motivazione è nato un forte binomio tra ingegneria e medicina, in modo tale da far fronte a questa constatazione negativa e a una domanda di salute in crescita esponenziale in Italia e nel mondo.