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Minorenni suicidi per bullismo on line. Quali i rischi degli internauti?
Una delle problematiche dei tempi correnti si chiama cyberbullismo, un fenomeno che fino a qualche anno fa nessuno avrebbe mai considerato ma che comunque lo sterminato mondo del Web aveva in serbo sin dai primi anni ’90, e cioè quando Internet è entrato negli uffici e nelle case di tutti. Dal lavoro alla sfera intima, quella più personale, oggi la Rete è ormai un organo annesso a quelli umani e nessuno più ne può fare a meno. Suscitano scalpore coloro che si definiscono “anti-social” perché oggigiorno, oramai, non esiste comunicazione senza inter-connessione 3.0.
Tuttavia, se da un lato l’intermedialità ha portato dei vantaggi alla società, essendo inoltre un ottimo canale del progresso quotidiano che abbraccia ogni ambito, persino quello più secolare della religione, dall’altro causa gravi danni alla salute e in più induce gli internauti più fragili al suicidio. Cosa accade e quali sono i rischi da cui prendere le distanze?
Procediamo con ordine partendo dalla triste storia di una 11enne di Hampton, South Carolina, morta suicida dopo essere stata presa di mira da alcuni compagni di scuola. La bambina si è sparata alla testa con l’arma da fuoco di famiglia, gesto che ha scosso l’intera comunità dove viveva e in primis le famiglie degli studenti che frequentano il suo stesso istituto scolastico le quali hanno trovato il coraggio di parlare, denunciando le violenze fisiche e psicologiche a cui vengono sottoposti i propri figli. Una tragica conferma di quanto il fenomeno del bullismo sia esteso e difficile da arginare, diventando potenzialmente mortale, ancora di più in un contesto dove le armi sono a portata di tutti. Ma dagli Stati Uniti si arriva all’Italia approdando nella vita di Carolina Picchio, una ragazzina minorenne del Novarese molestata da un gruppo di ragazzi che filmarono la violenza caricandone i contenuti su internet. Era il 5 gennaio 2013 e dopo aver lasciato un messaggio, sempre su Facebook, «Scusatemi, non ce la faccio più a sopportare», e due lettere, l’ha fatta finita.
Nel cyber-spazio si vive, si lavora, si fanno conoscenze nuove, ma si può anche morire. Con “cyberbullismo” si fa riferimento a una tipologia di attacco avente i caratteri di continuità, ripetitività, sistematicità e forza offensiva, attuato nei confronti di una vittima, avvalendosi degli strumenti di rete. Nel dettaglio si definisce cyberbullismo l’uso delle nuove tecnologie al fine di intimorire, molestare, mettere in imbarazzo, far sentire a disagio o escludere altre persone. Vittime e carnefici risultano essere soprattutto i più giovani che mettono in pratica episodi di cyberbullismo, che dunque altro non è che violenza.
Stando ai dati forniti dall’ISTAT solo in Italia, il 5,9% dei ragazzi dai 9 ai 18 anni denuncia di avere subìto ripetutamente azioni vessatorie tramite sms, e – mail, chat o sui social network. Il fenomeno è così frequente da giustificare una proposta di legge contro il cyberbullismo, convertita in Legge n. 71/17 del 29 maggio 2017, anche conosciuta come “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo”. La Legge ha così l’obiettivo “di contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni, con azioni a carattere preventivo e con una strategia di attenzione, tutela ed educazione nei confronti dei minori coinvolti, sia nella posizione di vittime sia in quella di responsabili di illeciti, assicurando l’attuazione degli interventi senza distinzione di età nell’ambito delle istituzioni scolastiche”. Indicando con Cyberbullismo “qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, ricatto, ingiuria, denigrazione, diffamazione, furto d’identità, alterazione, acquisizione illecita, manipolazione, trattamento illecito di dati personali in danno di minorenni, realizzata per via telematica, nonché’ la diffusione di contenuti on line aventi ad oggetto anche uno o più componenti della famiglia del minore il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo”.