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Mollarsi di continuo fa male alla coppia e alla salute
Amarsi a intermittenza non fa bene alla salute. È questo il risultato dell’ultimo studio uscito dalle aule dell’Università del Missouri e pubblicato sulle pagine della rivista scientifica Family Relations secondo cui quando finisce un amore, “senza una ragione”, come cantava Riccardo Cocciante, non solo sarebbe preferibile mettere un punto a ciò che è stato, ma i componenti della coppia dovrebbero comprendere che un successivo “ripescaggio” nuocerebbe a entrambi. Tra il dire e il fare c’è di mezzo il cuore, e si sa, all’amore non si comanda, neppure se a sentenziare è l’Università del Missouri. La storia tuttavia è costellata di grandi storie d’amore non finite mai realmente, perché si pensa sempre che comunque vale la pena riprovarci anche se questo ci rende più deboli.
Lo studio in analisi si basa su un campione di 545 individui, tra coppie etero e coppie omosessuali, e ha rilevato che tra le persone che vivevano una routine nell’interruzione e ripresa del rapporto veniva registrata un maggior quantitativo di ansia, depressione e angoscia psicologica (che spesso si ripercuote anche in problemi fisici). Curioso inoltre è concentrarsi sulle ragioni ricorrenti della reunion, riscontrabili generalmente in un bisogno di famigliarità, in un mutamento nella percezione dell’altro e, talvolta, persino tristemente in un motivo finanziario.
Se una relazione finisce vale la pena riprovarci. Questo insegnano al cinema, e la vita reale del resto così tanto lontana dalla fiction non è. La storia d’amore per essere tale il più delle volte necessita di contorni imperfetti e disperati. La letteratura su questo fronte ne è maestra: si pensi infatti a Emily Brontë che in “Cime tempestose” si rende narratrice dei tormenti di Catherine e Heathcliff che nonostante abbiano superato quasi due secoli rappresentano la storia d’amore per eccellenza. Facendo un salto nelle epoche e approdando ai giorni nostri, non va meglio in “Non ti muovere” di Margaret Mazzantini. Una relazione quella di Timo e Italia che sembra non avere un domani. E ancora Niccolò Ammaniti, “Ti prendo e ti porto via”, Charlotte Brontë, “Jane Eyre”, e tante altre storie che tutto sono tranne che un idillio.
Ti odio e ti amo mia Lesbia, scriveva Catullo nell’antica Roma, e di questo si tratta quando la scienza sconsiglia agli innamorati di prendersi e di lasciarsi come se nulla fosse e come se, importante, il corpo non ne accusasse il colpi. Voltare pagina definitivamente è sintomo di maturità e di saggezza. Sia chiaro tutti siamo alfieri d’amore e non c’è una sola persona che manderebbe tutto all’aria se vale la pena perseverare ancora, ma amare a intermittenza a lungo andare scalfisce la propria autostima, rende più aggressivi e non meno alimenta le incertezze che gradualmente vanno a interessare la sfera emotiva e professionale.