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Da mutualità a mutua
Negli anni 70 nel nostro paese furono assunte alcune decisioni politiche in campo sanitario di cui ancora oggi subiamo gli effetti e precisamente:
- Nel 1972 le funzioni sanitarie statali furono trasferite alle regioni;
- Nel 1977 le funzioni degli enti mutualistici furono trasferite alle regioni;
- Nel 1978 fu istituito il Servizio Sanitario Nazionale..
E’ risaputo che le decisioni furono assunte con l’obiettivo di governare al meglio il sistema sanitario che già mostrava le prime crepe dopo il baby boom degli anni ’60, di avvicinare i servizi al cittadino, di integrare organizzativamente in un’unica istituzione la pluralità di modelli che allora operavano nel campo sanitario, di controllare al meglio i costi.
Con il senno di poi è facile sicuramente criticare ma in questo caso possiamo dire, senza timore di smentita, che difficilmente delle decisioni politiche hanno poi influito in modo così significativo sulla popolazione tutta.
Infatti gli effetti di quelle decisioni sono ancora oggi sotto gli occhi di tutti noi:
- La regionalizzazione dei servizi sanitari ha portato a una continua proliferazione e duplicazione di attività ed organizzazioni con un totale disservizio nei confronti della popolazione;
- Il ridimensionamento degli enti mutualistici ha determinato la destrutturazione di tutta una serie di servizi gestiti in modo cooperativo con costante diminuzione dei servizi sanitari prestati agli individui ed alle famiglie;
- La creazione del servizio sanitario ha creato un mostro a molte teste che è divenuto incontrollabile con una costante incremento dei costi sanitari
Le conseguenze di questi effetti hanno inciso ed incidono tutt’ora sulla nostra vita quotidiana con uno sviluppo incontrollato della spesa pubblica sanitaria che ha avuto un’incidenza importante nel determinare il volume della spesa pubblica nazionale globale e di conseguenza ha causato il continuo crescente aumento della tassazione verso imprese e famiglie, con la creazione di “potentati” economici e politici spesso causa di malversazione, con la creazione di livelli di servizio sanitario differenziati in modo ingestito da regione a regione in direzione contraria allo spirito sociale di un servizio sanitario equo.
E’ però indispensabile analizzare il perché di questo fenomeno ed andare alle radici del problema per comprenderlo e risolverlo.
Sopra abbiamo infatti esposto le decisioni assunte e le loro conseguenze ma il vero danno è stato fatto per mancanza di coerenza con lo spirito di fondo che un servizio sanitario per i cittadini deve avere.
Infatti nessun servizio sanitario nazionale, soprattutto in periodi in cui l’invecchiamento della popolazione diviene un fenomeno naturale imprescindibile, può sostenere i costi sanitari di un intero popolo, non si tratta di un pensiero ma di una semplice realtà matematicamente calcolabile.
Ed è per questo che l’errore, a distanza di circa quarant’anni non è ancora stato corretto, ma sono stati solo prodotti interventi che si sono rilevati un palliativo per un sistema in crescente crisi.
L’elemento determinante è infatti che i servizi sanitari per la popolazione non possono che essere gestiti basandosi sul principio della mutualità, ed è questo l’aspetto che è stato annullato con le decisioni degli anni ’70.
La mutualità infatti consente che il contributo di tutti possa aiutare chi ha necessità, ma proprio per questo la mutualità non può essere “mediata” perché questo ne distorce le valenze.
Non può essere mediata dallo Stato dove i contributi versati per la Sanità Nazionale molto spesso vengono spesi per il sostenimento dei modelli organizzativi e la quota destinata ai servizi sanitari diviene sempre minore e dove, molto spesso, le risorse economiche vengono destinate ad altre necessità nazionali.
Non può essere mediata dalla Compagnie di Assicurazione ove i premi versati dai clienti devono essere gestiti in una logica di redditività imprenditoriale con conseguente limitazione dei servizi prestati e aumento dei costi e ove l’interesse privato dei singoli prevale sull’interesse dell’insieme degli assicurati.
La mutualità può essere quindi solo diretta e gestita dagli enti che hanno come obiettivo solo una corretta gestione della stessa e cioè: Società di Mutuo Soccorso, Casse di Assistenza Sanitaria, Fondi Sanitari.
Dagli inizi degli anni 2000 anche la nostra politica ha iniziato a ripensare il sistema sanitario in questa logica ineluttabile prendendo ed applicando tutta una serie di decisioni che dirigono verso la creazione di un sistema sanitario nazionale che fornisca un’assistenza sanitaria di base e enti mutualistici che forniscano un’assistenza sanitaria integrativa basata sulle logiche della mutualità non mediata.
La strada è tracciata e, per il bene della salute di tutti noi, non dobbiamo che percorrerla con convinzione senza lasciarsi condizionare da quelle lobby che per loro interesse economico, personale, politico, imprenditoriale, “spingono” verso altre decisioni.
La soluzione ora è possibile ed attuabile ed è quella corretta e cioè gestire la sanità integrativa secondo il principio della mutualità, compiendo l’ultimo passo: trasferire in un quadro legislativo coerente il compito di fornire i servizi sanitari integrativi a chi lo fa per ruolo e non solo per redditività, passando dal concetto di mutualità ad una gestione mutualistica.