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I neuroni specchio. Dallo sguardo tra madre e figlio nascono le emozioni
Si ritiene che i neonati sentano ogni vibrazione sin dalle prime settimane di vita nel pancione delle mamme. Si racconta che amino l’acqua e che al librarsi delle prime note musicali nell’ambiente rispondano danzando man mano che il corpicino si costituisca. Sulla gravidanza e sui nove mesi che la caratterizzano è stato scritto tanto, è infatti uno dei momenti della vita di ogni uomo che gode di una sterminata bibliografia. Alla letteratura, tuttavia, si aggiunge la scienza, entrambe accomunate da un dato specifico: dalla nascita e nel corso del primo anno di vita la relazione tra madre e bambino avviene prevalentemente attraverso il corpo e lo sguardo.
“Lo sguardo che si stabilisce all’interno della relazione e la modalità con cui il bambino viene accarezzato, abbracciato e tenuto in braccio determinano un sistema di comunicazione affettiva molto importante per il futuro psichico del bambino stesso. Tali scambi comunicativi consentono alla madre di stabilire una continuità nella interazione con il proprio bambino”. È questa la teoria di Sebastiano Cesario, psicologo calabrese di nascita ma romano di adozione, che ha ideato – con la collaborazione di Maurizio Murri, coordinatore infermieristico presso la Asl Rm 2 del Dipartimento di Salute Mentale – la tecnica psicocorporea integrata denominata Bodyfullmind-T che ha consentito a molte persone anche sofferenti da anni, di risolvere, nella maggior parte dei casi, o di ridurre notevolmente l’intensità dei loro attacchi di panico.
Secondo l’esperto, infatti, nella fase dell’allattamento madre e bambino stabiliscono un profondo contatto oltre che fisico anche con lo sguardo e questo permette al neonato di rispecchiarsi negli occhi della madre e di leggere in questi il proprio stato emotivo. Anche la madre, tuttavia, deve avere la medesima capacità di percepire, comprendere e saper rimandare in maniera adeguata lo stato emotivo del bambino, consententogli di riconoscersi nel volto materno come in uno specchio. La scienza questa volta incontra l’arte. Sono diverse le tele che raccontano la maternità della Vergine Maria attraverso gesti ormai ricorrenti nell’iconografia cristiana. Alla mano della Vergine che accarezza o sfiora (in alcuni casi) i piccoli piedi di Gesù Bambino, si unisce lo sguardo che raccoglie in sé l’amore di una madre verso un figlio, il dolore di chi conosce il futuro e la rassegnazione dovuta all’origine divina del proprio bambino.
A tale sintonia la medicina ha dato un nome: “sintonizzazione affettiva”. “L’organizzazione del Sé del bambino viene progressivamente acquisita mediante esperienze interpersonali di ‘sintonizzazione affettiva’ che contribuiscono a stabilire un adeguato equilibrio tra emozioni positive e negative, aspetto che influenza direttamente le modalità di sviluppo dei circuiti neurali implicati nella modulazione delle emozioni”, spiega Cesario.
Ritornando alla funzione dello sguardo materno, certamente una madre depressa, immersa nel proprio dolore psichico, spesso non sarà in grado di restituire al proprio bimbo la sua immagine con le giuste tonalità emotive. La teoria del “rispecchiamento empatico” trova il suo aggancio neurobiologico nella scoperta dei neuroni specchio che possono essere visti come il correlato neurale del rispecchiamento. La scoperta dei neuroni specchio ha modificato la visione delle neuroscienze basata fino agli anni 80 su una visione di un cervello organizzato per compartimenti stagni. Oggi sappiamo che le capacità percettive, la comprensione (intesa come decodifica del percepito) e l’azione non sono separati uno dall’altro ma interagiscono dando origine ad un processo cognitivo-elaborativo che permette la comprensione dell’azione degli altri.
La principale funzione dei neuroni specchio è dunque la comprensione di quello che gli altri stanno compiendo. Essi rivestono una funzione essenziale non solo per quanto riguarda la percezione del movimento ma anche per l’osservazione delle emozioni negli altri.
Sulla base di queste scoperte si pensa che il sistema dei neuroni specchio stia alla base delle precoci capacità relazionali del bambino.