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Oncologia e Cinema. La buona informazione a servizio della medicina
Oncologia e giornalismo rappresentano un binomio perfetto, l’una senza l’altro sarebbe mancante di una parte fondamentale anche perché, cosa chiara, senza informazione in pochi saprebbero davvero come affrontare un tumore e quali sono le giuste cure cui sottoporsi. Dopo anni di battaglia affinché vi fosse una giusta informazione sul tema, finalmente si è arrivati a un punto decisivo tanto che anche il mondo del cinema è stato chiamato a prendere parte a questa causa. Dimostrazione è il concorso “Oncologia e Cinema” indetto quest’anno dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) vinto da due cortometraggi “Gli anni più belli”, presentato dalla giornalista dell’ANSA Livia Parisi e “Io e Ascanio”, presentato da Massimo Di Maio, Direttore della SCDU Oncologia Medica dell’azienda ospedaliera Ordine Mauriziano di Torino, e scritto e diretto da Enzo Dino. Al secondo posto si è posizionato il corto “Anna”, presentato da Paolo Antonio Ascierto, Direttore Oncologia Medica Melanoma Immunoterapia dell’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli, per la regia di Gianluca Fumagalli.
“Anche il cinema può essere un’arma contro il cancro”, ha fatto sapere Carmine Pinto, Presidente Nazionale Aiom . “Il grande schermo ha infatti un potenziale comunicativo grandissimo e un qualsiasi messaggio viene percepito più facilmente e avvertito come ‘reale’ se è trasmesso attraverso immagini e suoni, piuttosto che con un semplice testo scritto. Lo spettatore può così comprendere quanto siano importanti la salvaguardia dei diritti del paziente, la ricerca medico-scientifica, la prevenzione oncologica e la possibilità di garantire a tutti la migliore assistenza possibile”. ‘Gli anni più belli’ narra la storia di Giacomo Perini, un 21enne affetto da una forma tumorale al femore che lo ha costretto a subire l’amputazione di una gamba a seguito di due recidive. Una storia di sofferenza, fatta anche di coraggio e di capacità di vivere il periodo di malattia come, appunto, “gli anni più belli”. Giacomo ha saputo trasformare la sua difficile esperienza in una opportunità di crescita personale attraverso l’impegno sportivo – il canottaggio a livello agonistico – lo studio e la scrittura. Una testimonianza, racchiusa in un libro, che ha voluto condividere per essere di aiuto e di esempio ad altre persone.
Anche il mondo del giornalismo è stato ringraziato per la grande opera di informazione. Maria Emilia Bonaccorso e Manuela Correra, e Massimo Razzi, sono stati premiati nel corso della sedicesima edizione del premio giornalistico “Giovanni Maria Pace” per la divulgazione scientifica. Il prestigioso riconoscimento è indetto dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) per commemorare il cronista di Repubblica scomparso nel 2002 a causa di un tumore. Il premio viene consegnato durante la cerimonia inaugurale del XIX Congresso nazionale AIOM oggi a Roma. La giuria ha scelto Maria Emilia Bonaccorso “per la passione e la competenza con cui affronta il lavoro giornalistico in campo medico-scientifico, nel quale la necessità della divulgazione chiara e corretta non deve mai far venir meno la ricerca della notizia e il confronto delle opinioni”. Il Premio Pace è assegnato a Manuela Correra, “infaticabile corrispondente per l’agenzia ANSA dai principali congressi di medicina in Italia e dall’estero”. Massimo Razzi ha ottenuto il riconoscimento perché, come sottolineato nella motivazione, “grazie a un indispensabile bagaglio culturale, ha dimostrato di aver assimilato e saputo rinnovare la lezione di grandi maestri e colleghi”. Il premio Pace, intitolato al fondatore del giornalismo scientifico in Italia, è divenuto uno dei riconoscimenti più ambiti per le firme dell’informazione sulla salute e medicina nel nostro Paese.