Il pavimento pelvico, o perineo, è un’entità funzionale del corpo femminile, che comprende tutte quelle strutture anatomiche, quali muscoli, legamenti e fasce connettivali, che cooperano in sinergia tra loro per svolgere alcune specifiche funzioni. È composto da: pelvi (sacro, coccige, ileo, ischio e pube), supporto muscolare, strutture fasciali pelviche e strutture di sostegno della vagina e dell’utero. Quindi, è la zona che chiude il bacino verso il basso e svolge l’importante funzione di sostenere gli organi pelvici come l’utero e la vescica.
Il pavimento pelvico è anche conosciuto come il muscolo “più nascosto” e il muscolo “della felicità”, riabilitarlo significa restituire un’abilità, un potere che si presume perduto ma che si può riattivare per la salute e il miglioramento della qualità di vita della donna. La zona perineale è strettamente legata alla sessualità, che influisce molto sul giusto funzionamento di questo organo. Già da anni è stato dimostrato che una buona muscolatura pelvica migliora la percezione e quindi la qualità della sessualità.
Purtroppo, la nostra cultura ancora carica di tabù sulla zona genitale, è responsabile di un vuoto nel nostro schema corporeo, per cui questa parte spesso è quasi come se non esistesse. Diversi fattori socio-culturali, e di conseguenza comportamentali, hanno allontanato la donna da questa parte del suo corpo. Una fase importante del trattamento riabilitativo è quella della rieducazione, attraverso la quale la donna può prendere coscienza del proprio corpo, imparare a conoscerlo, ascoltarlo e prendersene cura in maniera costante.
Oggi finalmente si è raggiunta la consapevolezza di quanto sia importante per la salute della donna il benessere di questo organo, dato che una giusta tonicità e abilità di movimento influiscono notevolmente sul suo buon funzionamento. Infatti, una scarsa dimestichezza con il proprio pavimento pelvico risulterà in una progressiva e inevitabile perdita di tonicità, sensibilità e controllo dello stesso.
La maggior parte delle donne riscopre, generalmente, questa parte quando si verificano i seguenti casi: nel momento del parto, quando un perineo non adeguatamente preparato viene sottoposto a episiotomia o subisce fastidiose lacerazioni, o nel post-parto, quando molte neo-mamme si trovano a fare i conti con i fastidiosi problemi di incontinenza che, se non trattati, potrebbero diventare molto seri in terza età.
Allora, come agire e come evitare, o limitare, questi inconvenienti? A chi rivolgersi? Quali sono le tecniche riabilitative? In cosa consiste il programma di riabilitazione?
A spiegarlo è la dottoressa Valentina Giaccaglia, chirurgo generale, esperta di proctologia e patologie del pavimento pelvico femminile, di recente diventata responsabile del nuovo ed unico centro a Dubai dedicato a questa patologia.
Quanto è importante per la donna prendere coscienza delle molteplici competenze di questa parte del corpo, nonché il suo buon funzionamento?
“La presa di coscienza del corpo femminile e in particolare del pavimento pelvico, è un passo fondamentale per la riabilitazione dello stesso, nell’ambito delle diverse patologie che lo interessano. Una volta scoperto e capito come interagire con il pavimento pelvico, la qualità della vita delle donne che si sottopongono a biofeedback migliora in modo importante e sostanziale. Per questo, il nostro sforzo deve essere volto anche alla prevenzione delle patologie, educando le donne, soprattutto quelle in gravidanza e nell’immediato post partum, alla consapevolezza e al corretto esercizio della loro muscolatura, in modo da preservarle da eventuali patologie future”.
La riabilitazione perineale rappresenta ormai un importante approccio anche ad altre disfunzioni uro-ginecologiche, tra le quali vanno sicuramente segnalate l’incontinenza fecale e la stipsi. È così?
“Sì, per l’incontinenza fecale e urinaria il tasso di successo del solo biofeedback si attesta intorno all’85-90% nella nostra esperienza. Il biofeedback è risolutivo per la stipsi causata dalla dissinergia addomino-perineale ed è comunque molto utile anche nel prolasso rettale”.
Quali sono i primi disturbi e a chi rivolgersi?
“I sintomi variano dalla stipsi cronica, al senso di incompleta evacuazione, al dolore pelvico, al dolore durante i rapporti, all’incontinenza fecale o urinaria. Il mio approccio, salvo rari casi, è sempre prima medico e riabilitativo e, solo al fallimento degli stessi, chirurgico”.
Quali sono le tecniche di riabilitazione e in che cosa consistono?
“La riabilitazione si basa su 3 momenti: la spiegazione dell’anatomia della zona e della meccanica evacuativa, seguita da una serie di norme igienico comportamentali e consigli pratici; la spiegazione di esercizi semplici da fare a casa per migliorare la muscolatura del pavimento pelvico e infine il biofeedback vero e proprio, fatto con un macchinario specifico, volto a far visualizzare tramite video la qualità e la durata della contrazione”.
La donna, indipendentemente dal tipo e dalla modalità di parto, dovrebbe eseguire un ciclo riabilitativo. In generale, per il raggiungimento di buoni risultati, lei quanti ne consiglia e di che durata?
“In genere propongo cicli di 10 sedute, ma a volte in pazienti giovani senza grosse problematiche sono sufficienti solo 5, mentre per patologie più gravi si può arrivare a 15-20 sedute. Le sedute sono in genere bi-settimanali”.
È possibile continuare anche con dei metodi “fai da te”?
“Il consiglio per tutte le pazienti è poi quello di fare tesoro delle tecniche imparate per poi praticarle in modo indipendente a casa a cadenza bi-tri-settimanale”.
Alla luce di quanto detto, quali sono i suoi consigli?
“Care donne, non vergognatevi né trascurate i vostri sintomi. Rivolgetevi il prima possibile ad un medico esperto di pavimento pelvico, che vi aiuterà a risolvere in modo definitivo il vostro problema”.
La parola d’ordine è allontanare qualunque forma di disagio, perché mantenere allenato questo muscolo è sinonimo di benessere.