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Pediatri, 5 giorni per tamponi, rischio blocco Paese
Abbiamo già affrontato il tema della riapertura delle scuole, con una lunga intervista alla prof.ssa Franca Fagioli, direttore del dipartimento di Patologia e cura del bambino dell’ospedale infantile Regina Margherita della Città della Salute e della Scienza di Torino. Sono passati diversi giorni dal rientro, e sono iniziate ad emergere le prime criticità.
Una media di 5 giorni. E’ il tempo che le famiglie oggi devono attendere per poter avere i risultati del tampone prescritto al proprio figlio dal pediatra sulla base di sintomi assimilabili alla Covid-19. Un tempo “lunghissimo e che rischia di bloccare il Paese, perchè insieme al bambino in attesa dell’esito dell’esame ad essere bloccati sono anche i genitori, che in molti casi non hanno a chi affidare i figli che non possono andare a scuola”. E’ questa una “criticità grave” che, denuncia il presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) Paolo Biasci, evidenzia come Il sistema organizzativo dei tamponi per rilevare l’eventuale positività al SarsCov2 di bambini e ragazzi che frequentano le scuole “non sta funzionando”.
“I tempi tra la richiesta del tampone da parte del pediatra e l’arrivo del risultati sono troppo lunghi. Questo denota un grave deficit organizzativo ed il rischio è che si fermi il Paese, perchè i genitori non possono lavorare e restano bloccati insieme ai figli, magari un’intera settimana per poi avere un risultato del tampone negativo”, spiega Biasci definendo tale situazione “inaccettabile”. A volte, spiega, “i genitori, o uno di loro, sono costretti a fermarsi anche un’intera settimana poichè durante il week end il lavoro degli ambulatori di analisi si interrompe. Un allungamento dei tempi inaccettabile, con il rischio di importanti conseguenze anche sul sistema economico, tanto più se si considera che il tempo per ottenere il referto di un tampone fatto in ospedale è di poche ore”. La situazione, avverte, “è già ora molto difficile e la prospettiva non potrà che essere di ulteriore peggioramento con l’arrivo dell’influenza stagionale”. Insomma, chiarisce il presidente dei pediatri, “il problema non è tanto di tipo sanitario perchè, fortunatamente, nei bambini la Covid si presenta in forme più lievi ed i casi complessi sono limitati, ma piuttosto di tipo organizzativo”. Questa partita, incalza, “si doveva giocare sul territorio ma, in realtà, le Regioni non hanno investito le risorse necessarie”. E’ cioè “fondamentale – aggiunge – garantire un’effettuazione rapida dei tamponi, con risultati entro le 24 ore”. A tal fine, una proposta della Fimp è ad esempio quella di incentivare i punti ‘Drive through’ per i tamponi rapidi fatti in auto, “in tutte le asl e 7 giorni su 7”.
Il problema dell’attesa si pone essenzialmente per i tamponi iniziali, quelli che il pediatra è chiamato a prescrivere a fronte di un largo range di possibili sintomi sospetti. Meno complicata appare invece la situazione per effettuare i due tamponi richiesti per attestare la guarigione da Covid, come già previsto dal ministero della salute e ribadito nella circolare del dicastero per il rientro dei bambini a scuola. In questo caso, rileva Biasci, “le asl possono organizzarsi e preventivare i test in anticipo, ed inoltre i bambini positivi al momento risultano essere un numero limitato”. Problemi analoghi anche per i medici di famiglia: “Le attese per avere i risultati dei tamponi – afferma il segretario della Federazione italiana dei medici di medicina generale Fimmg, Silvestro Scotti – arrivano anche a 10 giorni. Il fatto è che i dipartimenti di prevenzione delle Asl non sono all’altezza di far fronte alla crescente domanda di test”. Altra corsa contro il tempo è quella per i vaccini antinfluenzali: “Quest’anno è bene che si vaccini il maggior numero di bambini possibile per evitare la concomitanza con i sintomi influenzali. I vaccini, però – sottolinea Biasci – nella maggioranza delle realtà ancora non ci sono stati distribuiti”. Torna a denunciare la carenza anche il presidente di Federfarma Marco Cossolo: “In Italia mancano 1,25 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale. Tutto il quantitativo prodotto è stato assorbito dalle Regioni per le categorie a rischio e – conclude – mancano le dosi per le categorie attive”.