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Mangiare peperoncino allunga la vita e fa dimagrire
“La tua cannella sembra rancida!” “Non è cannella, è uno speciale tipo di peperoncino” “Peperoncino nella cioccolata calda?” “Mmmh, vedrai: ti tirerà un po’ su!”. Vero protagonista del doppio senso in Chocolat, film del 2000, diretto dal regista Lasse Hallström con Juliette Binoche e Johnny Depp, il peperoncino è sempre stato uno dei cibi, e degli odori, più presenti in cucina, poiché se da una parte presta personalità alle diverse pietanze, dall’altra rinvigorisce l’organismo umano proteggendo il cuore da eventuali difficoltà cardiache.
Originario delle Americhe e celebrato in tutto il mondo il 23 febbraio, il peperoncino era usato dai popoli antichi come alimento principale di tutti i pasti. Lo riportano gli studi praticati su alcuni reperti archeologici secondo cui già nel 5500 a.C. era conosciuto in Messico come pianta coltivata, ed era la sola spezia usata dagli indiani del Perù. L’Europa, invece, ha dovuto aspettare l’esploratore Cristoforo Colombo che lo portò dalle Americhe col suo secondo viaggio, nel 1493. In quell’anno la pianta ebbe un buon successo tra il popolo che lo utilizzò non potendo acquistare altre spezie, ma ottenne uno scarso, scarsissimo ritorno commerciale per la Spagna che ben presto ne abbandonò l’interesse sul mercato. Questo suo attaccamento alle origini oggi è più che vivo, basti pensare che oltre su 400 varietà di peperoncini esistenti nel mondo, 140 vengono coltivate solo in Messico, per finire poi nelle piccantissime e focose pietanze locali esportate anche in Europa.
Definito “peperone” per la sua familiarità nel gusto con il pepe, dopo essere stato utilizzato per anni tra i fornelli, fresco, essiccato, affumicato, cotto o crudo, ha fatto il suo ingresso ufficiale anche nei laboratori delle erbe, le prime erboristerie, che grazie alla vitamina C che contiene, lo hanno adoperato per trarre benefici sulla salute umana. Il peperoncino, infatti, ha un forte potere antiossidante, ed è per questo che molti medici lo definiscono nei termini di un frutto antitumorale. Inoltre, esso è utile nella cura di malattie da raffreddamento come raffreddore, sinusite e bronchite, e favorisce la digestione accelerandola. Questi suoi “poteri” sono dovuti principalmente alla capsaicina, che accresce la secrezione di muco e di succhi gastrici. La capsaicina, scoperta nel 1816 da P.A. Bucholtz e contenuta nelle piante del genere Capsicum tutte originarie delle Americhe, svolge un ruolo importante nel meccanismo molecolare e cellulare di prevenzione dell’obesità e anche nella regolazione del flusso sanguigno coronarico. A tal proposito, infatti, oltre a dare il gusto piccante, la capsaicina stimolerebbe anche la perdita di peso, accelerando il metabolismo. Non è un caso che molti dietologi lo consiglino cautamente per la dieta.
Partendo dalla sue proprietà benefiche, un gruppo di ricercatori della University of Vermont, negli Stati Uniti, ha dichiarato che chi assume peperoncino diminuisce il proprio rischio di mortalità. Lo studio è stato pubblicato su Plos One. Servendosi dei dati pubblicati dal National Health and Nutritional Examination Survey III basati su un campione di 16mila americani monitorati nell’arco di 23 anni, i ricercatori hanno correlato al consumo abituale di peperoncino un rischio ridotto del 13% di mortalità generale e, in particolare, per malattie cardiache e ictus. Gli scienziati, inoltre, hanno valutato il numero delle morti e le cause dei decessi relativi a un periodo di poco meno di 19 anni.
Questa ricerca richiama alle menti un altro studio simile condotto in Cina su 500 mila persone e pubblicato sul British Medical. “Sulla base dei risultati del nostro studio, che confermano i dati ottenuti da ricerche precedenti, potrebbe essere possibile affermare che il consumo del peperoncino o di cibo piccante potrebbe diventare una raccomandazione dietetica”, ha commentato Mustafa Chopan, coordinatore dello studio.