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Il pesce che non fa rima con colesterolo
Il colesterolo è un composto organico appartenente alla famiglia dei lipidi steroidei. Nel nostro organismo svolge diverse funzioni biologiche essenziali in quanto si presenta, principalmente, come un:
- Componente delle membrane cellulari, di cui regola fluidità e permeabilità.
- Precursore della vitamina D, dei sali biliari e degli ormoni steroidei sia maschili che femminili.
Tuttavia, nonostante presenti e dimostri di avere un ruolo biologico di primo piano, quando il colesterolo circola nel sangue in concentrazioni superiori alla norma si trasforma in un potente nemico della nostra salute.
Come spiegato già in un precedente articolo di Health Online dovrebbero essere consumati giornalmente non più di 300 mg di colesterolo.
Per tale motivo, è importante seguire una dieta il più possibile sana considerando il fatto che una buona parte di colesterolo deriva dai cibi soprattutto di origine animale e generalmente ricchi di grassi saturi tra cui uova, burro, carni, salumi e formaggi.
Tuttavia, spesso ci si dimentica o proprio non si è a conoscenza che il colesterolo può essere presente in elevate quantità anche nei prodotti della pesca e nel pesce, ricco di grassi polinsaturi della famiglia degli omega 3, in particolare merluzzo, salmone e tonno.
Pertanto, è sicuramente appurato che mangiare il pesce fa bene, ma tutti coloro che soffrono di colesterolo alto dovrebbero evitare i pesci grassi.
È importante sottolineare che il livello di grasso contenuto in un pesce varia in base alla specie, ma può avere delle oscillazioni anche nell’ambito della stessa razza e ciò dipende dalla stagione, dall’alimentazione e dalla qualità dell’acqua in cui vive. Di norma, ad esempio, i pesci che vivono sui fondali, come il rombo o la spigola, non risultano essere mai troppo grassi poiché i lipidi tendono ad accumularsi nel fegato e peritoneo.
Pesce e colesterolo, in ogni modo, non sono per forza sinonimi, a patto che si scelga una tipologia ittica non particolarmente grassa. L’ideale è scegliere un pesce azzurro perché povero di grassi e ricco di acidi grassi omega-3, sostanze in grado di abbassare i livelli di lipidi nel sangue, per cui molto indicati per chi soffre di colesterolo alto.
Infatti, anche la Fondazione Veronesi sostiene che il pesce azzurro, per la particolare composizione del suo grasso, può essere consumato anche da chi ha problemi di colesterolo. Un consumo di almeno 2-3 volte alla settimana, viene addirittura consigliato, con preferenza per il pesce di piccole dimensioni come le sardine e lo sgombro cucinandolo al forno, al cartoccio, al vapore ed evitando il più possibile le fritture.
I pesci che vanno, invece, assolutamente evitati perché contenenti un’elevata percentuale di lipidi sono lo sgombro, il salmone, lo scorfano e l’acciuga.
Secondo una classifica della Findus stilata in base al contenuto di grassi, i pesci da evitare o da consumare con moderazione, oltre a quelli appena indicati, sono l’anguilla e l’aringa, la sarda, il dentice, la triglia, il tonno, il pesce spada e il sarago.
Inoltre, se si soffre di ipercolesterolemia, è opportuno astenersi dal caviale, specialmente dalle uova di storione o cefalo, e dalla bottarga.
I pesci invece che presentano un basso contenuto di grassi sono la sogliola, la spigola, il palombo, il rombo, il calamaro, la seppia, le cozze e le vongole, l’aragosta, la razza, il nasello e il gambero.
Il consumo di pesce azzurro, come evidenziato anche da The Nutrition Society, è quindi associato con un effetto protettivo sulle patologie cardiovascolari essenzialmente per la presenza di acidi grassi omega-3.
Però, allo stesso tempo, il pesce contiene una varietà di altre sostanze nutritive, quali proteine, vitamina D, vitamina B12, selenio e iodio, che possono contribuire ad effetti protettivi per la salute.