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Pillola antivirale Covid-19: quando sarà disponibile?
Con l’aumento dei contagi da Covid-19 in Europa e in Italia, l’Agenzia Europea del farmaco (EMA) “fornirà raccomandazioni a livello Ue nel più breve tempo possibile – si legge nella nota – per aiutare le autorità nazionali a decidere sul possibile uso precoce” della pillola antivirale prodotta Merck Sharp & Dohme in collaborazione con Ridgeback Biotherapeutics, destinata al trattamento di Covid-19 negli adulti.
La pillola antivirale Molnupiravir è stata approvata lo scorso 4 novembre dall’agenzia regolatoria del farmaco britannica (Mhra).
La pillola anti covid “sarà disponibile nelle settimane successive al Natale”, ha detto Nicola Magrini, direttore generale dell’Aifa. “Ma ci siamo attivati – ha aggiunto – affinché la prenotazione di questi farmaci orali ci sia il prima possibile. La valutazione sarà compiuta anche a livello di agenzia europea. I risultati sono più che confortanti ma la valutazione sarà compiuta nelle prossime settimane”.
La terapia, secondo la consulenza emessa dal Comitato per i medicinali a uso umano Chmp dell’ente regolatorio Ue, dovrà cominciare “il prima possibile” dopo la diagnosi, ed “entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi”. Il farmaco, che è disponibile in capsule, dovrà essere assunto “2 volte al giorno per 5 giorni”. Il suo utilizzo “non è raccomandato in gravidanza”. E l’allattamento al seno “deve essere interrotto durante il trattamento e per 4 giorni dopo il trattamento”.
Questi, in sintesi, alcuni dei contenuti principali dell”Advice’ rilasciato dal panel di esperti sull’uso di Lagevrio* (noto anche come MK 4482). Il parere, si legge in una nota Ema, è stato emesso per supportare le autorità nazionali dei vari Stati membri che potrebbero decidere su un possibile utilizzo precoce del medicinale prima dell’autorizzazione europea all’immissione in commercio, ad esempio in contesti di emergenza, alla luce dell’aumento dei tassi di infezione e dei decessi dovuti a Covid in tutta l’Ue.
Il medicinale, che appunto non è attualmente autorizzato in Ue, può essere utilizzato per trattare adulti con Covid che non richiedono ossigeno supplementare e che sono a maggior rischio di sviluppare malattia grave. Il consiglio emesso dal Chmp segue una revisione dei dati, compresi quelli sulla qualità del medicinale e i risultati degli studi completati e in corso. Come parte di questo consiglio, sono stati valutati i risultati intermedi dello studio principale su pazienti non ospedalizzati e non vaccinati con almeno una condizione di base che li metteva a rischio di Covid grave.
I primi risultati
La pillola antivirale, somministrata alla dose di 800 milligrammi 2 volte al giorno, ha dimezzato il rischio di ospedalizzazione e morte quando il trattamento è iniziato entro 5 giorni dai primi sintomi. Circa un mese dopo l’inizio del trattamento, il 7,3% dei pazienti (28 su 385) che hanno assunto il farmaco, rispetto al 14,1% (53 su 377) di quelli che hanno preso il placebo, è stato ricoverato o ha avuto un esito infausto; nessuno dei pazienti del gruppo trattato è morto, rispetto agli 8 pazienti del gruppo placebo. In termini di sicurezza, gli effetti indesiderati più comuni riportati durante il trattamento e nei 14 giorni successivi all’ultima dose sono stati diarrea, nausea, vertigini e cefalea, tutti di entità lieve o moderata.
Per chi è raccomandata la terapia?
La pillola potrebbe essere somministrata ai soggetti più vulnerabili o con potenziali fattori di rischio associati a Covid-19, come obesità, cardiopatie, diabete o un’età superiore ai 60 anni. Il farmaco, ha spiegato Antonio Mastino, microbiologo associato all’Istituto di farmacologia traslazionale del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ift) e già docente di Microbiologia presso l’Università di Messina, si basa “sull’inibizione della replicazione virale anche se con bersagli diversi, per cui l’efficacia può essere riscontrata solo se somministrato in una fase iniziale della malattia. Un’assunzione precoce potrebbe infatti essere utile a ridurre il rischio di danni provocati da SARS-CoV-2. Un vantaggio riguarda la possibilità di somministrare il trattamento per via orale”.
“Il Molnupiravir – continua l’esperto – contiene un composto in grado di interferire nella costruzione dei nuovi filamenti del genoma virale, generando errori che l’enzima virale deputato al loro riparo non è in grado di correggere, e portando quindi alla interruzione della produzione di nuovi virus infettanti”.
Il farmaco non è raccomandato anche nelle donne che potrebbero iniziare una gravidanza e non utilizzano un contraccettivo efficace. Le donne che potrebbero restare incinte devono usare un contraccettivo efficace durante la cura e per 4 giorni dopo l’ultima dose di Lagevrio, precisa l’Ema. “Queste raccomandazioni sono fornite poiché studi di laboratorio sugli animali hanno dimostrato che dosi elevate” del medicinale “possono influire su crescita e sviluppo del feto”. Le condizioni d’uso proposte saranno pubblicate a breve online e possono essere usate per supportare raccomandazioni nazionali sull’utilizzo del medicinale prima dell’autorizzazione Ue. È anche in corso una revisione continua più completa in vista di una possibile domanda di autorizzazione all’immissione in commercio. L’antivirale orale agisce riducendo la capacità di Sars-CoV-2 di moltiplicarsi nell’organismo e lo fa aumentando il numero di mutazioni nel materiale genetico del virus (Rna).
Nonostante gli studi clinici già svolti per la sperimentazione del farmaco siano promettenti, per Antonio Mastino, “una volta concessa l’autorizzazione per via emergenziale sarà ovviamente necessario, come avviene normalmente in questi casi, sottoporlo a un’attenta azione di farmacovigilanza per confermarne la sicurezza, l’efficacia e la tollerabilità nelle dinamiche reali. Sappiamo infatti che durante lo sviluppo di un medicinale, alcuni degli effetti collaterali emergono spesso nella fase di farmacovigilanza”.