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Postumi del Long Covid: per i ricercatori inglesi sono 203 e possono interessare 10 organi diversi
In Italia l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato un rapporto che fornisce le indicazioni generali per la presa in carico del paziente .
Per “Post-Acute Covid Syndrome (PACS)” o “Long Covid” si intende il vasto spettro di disturbi di natura fisica e psicologica che colpiscono misteriosamente un numero significativo di pazienti, che pur essendo negativi al tampone, a distanza di mesi continuano ad avvertire sintomi debilitanti multiorgano. Alcuni dei sintomi del Long Covid sono: fatica, astenia, febbre, mialgie. È un fenomeno molto diffuso che medici e pazienti di tutto il mondo stanno denunciando. Sulle conseguenze a lungo termine provocati dal Covid-19 nel mondo sono state fatte delle ricerche. Tra le più recenti quella condotta da un gruppo di scienziati dell’University College di Londra e pubblicata sulla rivista ‘EClinicalMedicine’ secondo la quale sono 203 i sintomi diversi associati al Long Covid alcuni dei quali rimangono anche fino a 7 mesi dall’infezione e che possono arrivare a interessare 10 organi diversi.
Dallo studio, che ha coinvolto tutte le fasce d’età a partire dai 18 anni, è emerso che il 45% dei partecipanti siano riusciti a tornare al lavoro soltanto ad orario ridotto a causa di stanchezza e stress, fisico e mentale, mentre un altro 22% non sia riuscito a rientrare alla propria occupazione. Tra gli effetti più diffusi la spossatezza nel compiere le semplici attività quotidiane, ma per l’85% degli intervistati di ogni età, oltre alla difficoltà di riacquisire gusto e olfatto, sono stati registrati anche deficit cognitivi come mente annebbiata, perdita di memoria e stato confusionale.
A livello neurologico, sono stati rilevati inoltre anche mal di testa, visione offuscata, tinnito, vertigini, nevralgie, fastidio per la luce o il rumore, allucinazioni olfattive o relative agli altri sensi, difficoltà nel parlare.
Tra gli altri sintomi segnalati sono inclusi anche tremori, orticaria, oltre a cambiamenti del ciclo mestruale, disfunzioni sessuali, tachicardia, problemi di incontinenza e diarrea.
Riabilitazione
“Nel Regno Unito – ha spiegato Athena Akrami, coordinatrice dello studio – la maggior parte dei reparti post-Covid si è concentrata sulla riabilitazione respiratoria. È vero che molti dei guariti continuano a soffrire di affanno, ma c’è anche una serie di altri problemi che andrebbero affrontati in modo più integrato”.
In Italia l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha pubblicato il rapporto ‘Indicazioni ad interim sui principi di gestione del Long-Covid’ che “sintetizza l’inquadramento attuale di questa nuova condizione e fornisce indicazioni generali per la sua presa in carico, in linea con le raccomandazioni fornite dall’Organizzazione mondiale della sanità”.
“Le manifestazioni cliniche del ‘long-Covid’ sono molto variabili e ad oggi non esiste un consenso sulle loro caratteristiche – affermano gli esperti dell’Iss – poiché i sintomi attribuiti a questa condizione sono numerosi ed eterogenei e possono riguardare soggetti di qualunque età e con varia gravità della fase acuta di malattia. La mancanza di una definizione precisa di questa condizione e l’ampiezza dello spettro sintomatologico rendono difficile la valutazione epidemiologica. La grande variabilità di sintomi e segni clinici, infatti, possono presentarsi sia singolarmente che in diverse combinazioni. Possono essere transitori o intermittenti e possono cambiare la loro natura nel tempo, oppure possono essere costanti. In generale si considera che più grave è stata la malattia acuta, maggiore rischia di essere l’entità dei sintomi nel tempo”. “Le possibili manifestazioni del long-Covid possono essere suddivise in due categorie: Manifestazioni generali e manifestazioni organo-specifiche. Tra le prime vengono rilevate: fatica persistente/astenia, stanchezza eccessiva, febbre, debolezza muscolare, dolori diffusi, mialgie, artralgie, peggioramento dello stato di salute percepito, anoressia, riduzione dell’appetito, sarcopenia – precisa l’Iss – Tra le seconde: problemi polmonari come dispnea, affanno e tosse persistente. Tra gli altri sintomi sono descritti anche disturbi cardiovascolari, neurologici, gastrointestinali, psichiatrici”.
“E’ molto importante l’identificazione del paziente ‘long-Covid’ – ricordano gli esperti – Proprio in considerazione della ampia gamma di sintomi e condizioni che lo caratterizzano, la valutazione delle persone affette da questa condizione deve essere multidimensionale e comprendere numerosi aspetti clinici, funzionali, cognitivi, psicologici e nutrizionali”.
“Appare fondamentale – si sottolinea – svolgere, infatti, una valutazione della storia clinica completa che comprenda: storia di Covid-19 acuto (sospetto o confermato); natura e gravità dei sintomi precedenti e attuali; tempistica e durata dei sintomi dall’inizio del Covid-19 acuto; storia di altre condizioni di salute; trattamento farmacologico attuale e pregresso; valutazione dei segni e sintomi specifici di ‘long Covid’; valutazione dell’impatto psicologico del Covid-19 e del ‘long-Covid, con particolare attenzione alla comparsa di sintomi di ansia, depressione e all’isolamento sociale; valutazione dell’impatto sugli aspetti nutrizionali, le modifiche del peso corporeo e la perdita di interesse nel mangiare e nel bere, in particolare nelle persone anziane; valutazione della presenza di nuovi sintomi cognitivi o annebbiamento cerebrale (brain fog), utilizzando uno strumento di screening validato per valutare lo stato cognitivo”. “Questi elementi rappresentano un set minimo di valutazioni da svolgere nei pazienti che presentino o riferiscano segni o sintomi attribuibili al Covid-19 presenti per più di 4 settimane dall’infezione acuta. Queste informazioni possono essere raccolte da operatori sanitari o tramite questionari autocompilati e autogestiti dal paziente. Per le persone anziane o che possano avere difficoltà nel riferire segni e sintomi è importante coinvolgere nella valutazione un membro della famiglia o un assistente”, conclude l’Iss.
Della necessità di sviluppare delle linee guida che agevolino i medici ospedalieri e i medici di medicina generale nella gestione del paziente post covid e creare dei Centri di riferimento territoriale e strutture con percorsi ad hoc, si è parlato nell’intervista a Prof. Silvio Gherardi, medico e presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Giuseppe Dossetti: i Valori pubblicata sulla rivista Health Online
Un paziente che riscontra dei sintomi long covid a chi deve rivolgersi?
“Al medico di medicina generale che lo indirizzerà ad un ambulatorio polispecialistico “Post covid Unit” – ha spiegato il prof. Gherardi – È quindi necessario, da una parte dare al paziente un’informazione adeguata, senza creare allarmismo, su come affrontare una condizione alla quale potrebbe andare incontro una volta dimesso dall’ospedale e dall’altra consentire al medico di medicina generale di indirizzarlo in un centro specializzato che (collaborando col medico di MG) lo prenderà in carico senza ricoverarlo.
Infine, in questo periodo estivo i pazienti Long Covid devono prestare molta attenzione agli effetti del caldo. È quanto si legge nel Piano Attività estate 2021 in relazione al Covid-19 del Ministero della Salute, nel quale si sottolinea anche una minore tolleranza alle alte temperature estive per questo tipo di pazienti.