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Riabilitazione respiratoria per i pazienti Sars-Cov2: il ruolo del fisioterapista
Da settimane stiamo assistendo ad una drammatica pandemia causata dal nuovo Coronavirus, l’infezione responsabile dell’epidemia di polmonite che ha avuto origine nella città di Wuhan nella provincia di Hubei in Cina. Covid19 è il nome con il quale l’infezione si è presentata al mondo, ma rinominata SARS-Cov-2 Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2, dall’International Committee on Taxonomy of Viruses che si occupa della designazione e della denominazione dei virus. In soli 3 mesi la velocità di contagio del virus ha colpito tutto il mondo arrivando anche in Europa che, come dichiarato da Tedros Adhanom Ghebreyesus, Direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità, “attualmente è l’epicentro della pandemia di Covid-19″. In questo scenario senza precedenti, l’Italia risulta essere uno dei Paesi più colpiti dal contagio anche se, secondo il New York Times, gli Stati Uniti sono ad oggi il primo Paese per numero di contagi da Covid19 con oltre 81.000 persone superando cosi l’Italia che conta 80.539 casi. Il virus è nuovo per l’uomo, pertanto sono mesi che gli esperti di tutto il mondo stanno studiando questo nemico poco visibile per trovare delle terapie immediate e un vaccino che renda il nostro organismo immune contro il Covid19. Si tratta di un’infezione polmonare che può manifestarsi come una polmonite molto acuta (Sindrome Acuta respiratoria Sistemica) con il bisogno di semplice somministrazione di ossigeno nei casi lievi, fino una vera respirazione artificiale meccanica invasiva nel caso di calo drastico della saturazione di ossigeno nel sangue. Tutti gli specialisti sanitari si sono mobilitati, ognuno nel suo campo, per trovare delle soluzioni volte al trattamento dell’infezione. L’Associazione Riabilitatori dell’insufficienza respiratoria (ARIR) in collaborazione con L’Associazione Italiana Fisioterapisti (AIFI) ha stilato un documento rivolto ai fisioterapisti coinvolti nella gestione del paziente affetto da Covid19 specificando che, vista la complessità e la fragilità dei pazienti, il consiglio è quello di rivolgersi a specialisti con esperienza e alta formazione. Tra i fisioterapisti che presentano questi fondamentali requisiti per la particolare gestione del paziente Covid19, c’è Emiliano Grossi, Specialista in Rieducazione Posturale Globale e responsabile dei centri di fisioterapia di qualità “FisioClinic Italia” di Roma e Bergamo il quale ha spiegato a Health Online, qual è il ruolo della fisioterapia in pazienti affetti dal virus dal posizionamento, la gestione respiratoria fino alla riabilitazione motoria. “La fisioterapia è molto importante sia nella fase acuta che in quella riabilitativa.
Per quanto riguarda la prima il ruolo fondamentale del fisioterapista è saper gestire, insieme agli altri specialisti, il posizionamento dei pazienti in tutte le fasi: da supino, nei cambi di posizione da seduto a semi seduto, a paziente prono quando necessario. In quest’ultimo caso, nel momento in cui le complicanze e l’insufficienza respiratoria diviene tale da dover intubare il paziente in tale posizione, è prioritaria la valutazione insieme a tutto lo staff interdisciplinare. Questa posizione infatti aiuta a distribuire meglio le pressioni sul parenchima polmonare. Ad esempio il cuore in posizione prona va a pesare sullo sterno anziché gravare, come da supino su parte dei polmoni. In questa posizione di pronazione aumenta sia la perfusione che la ventilazione”. Secondo le linee guida del documento realizzato dall’Associazione dei Riabilitatori dell’insufficienza respiratoria (ARIR), il fisioterapista durante la fase acuta del paziente deve concentrarsi soprattutto sul posizionamento, “sulla disostruzione bronchiale quando serve e su un attento e moderato allenamento allo sforzo respiratorio”.
Ci sono procedure da evitare in questi pazienti e perché?
“In questa fase è importante porre attenzione che non si commettano errori nel somministrare a questi pazienti trattamenti non indicati. Ad esempio la respirazione diaframmatica (importantissima e da rintrodurre nella fase successiva in quella di riabilitazione) soprattutto se non guidata con precisione può determinare uno stress eccessivo da aumento di pressione intratoracica che non aiuta i polmoni nella loro funzione in questo momento di compromissione acuta. Altro da evitare è il respiro a labbra socchiuse in quanto determina anch’esso un aumento della pressione intrapolmonare che in questa fase rappresenta uno stress dei tessuti; la disostruzione bronchiale/riespansione polmonare (PEP Bottiglia, EzPAP®, macchine della tosse, ecc.) sono procedure da evitare o limitare il più possibile perché in questa fase di ipofunzionalità ed estrema debolezza respiratoria del paziente rischiano di determinare complicanze. Stesso dicasi per l’utilizzo di spirometria incentivante, i lavaggi nasali; l’allenamento dei muscoli respiratori e quello allo sforzo. La mobilizzazione manuale/stretching della gabbia toracica è da valutare con estrema attenzione e da somministrare con un dosaggio terapeutico attento solo da parte di un fisioterapista con molta esperienza clinica in grado di evidenziare un miglioramento ad esempio nella saturazione di ossigeno”.
Il ruolo del fisioterapista è molto importante anche nella fase riabilitativa quella in cui il paziente è in recupero e senza più bisogno di una ventilazione assistita. “In questa fase sarà importante quanto prima reintrodurre e rieducare la Respirazione Diaframmatica per evitare che si instaurino compensi respiratori, ovvero vizi ed utilizzo di muscoli respiratori accessori”. A tale scopo noi di FisioClinic utilizziamo le proposte terapeutiche respiratorie del metodo Rpg Souchard che ha dimostrato gli effetti benefici di un certo tipo di rieducazione diaframmatica e permette una grande gradualità di azione, adatta ai pazienti che escono dalla fase acuta di infezione da Coronavirus SARS-Cov-2.
In che modo agisce il fisioterapista?
Con l’elaborazione di un piano di trattamento per recuperare tutta la muscolatura del corpo e la forza generale. Questo è fondamentale anche per ridurre i tempi di allettamento e la spesa a carico del sistema sanitario, rendendo i pazienti autonomi più velocemente. I carichi di lavoro devono necessariamente essere progressivi ma puntare a ristabilire un’autonomia funzionale e muscolare in tutte le funzioni della vita quotidiana, partendo da una corretta deambulazione, la gestione autonoma della propria igiene e delle funzioni comuni.
Inoltre, il ruolo del fisioterapista in entrambe le fasi di questa patologia è evitare il più possibile le conseguenze del riposo prolungato con una scarsa autonomia di cambio di posizionamento. La complicanza più frequente è l’eventuale comparsa di piaghe da decubito che “dovranno essere prevenute e nel caso curate in maniera coordinata dal personale infermieristico, medico e fisioterapico”, conclude Grossi.