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Salute mentale: introdurre l’indennità di rischio per i medici psichiatri
L’appello di Enrico Tedeschini, Segretario Aziendale vicario ANAAO
Parte dai recenti fatti di cronaca avvenuti a Pavullo, nel Modenese, dove un paziente ricoverato presso il reparto di degenza del servizio Psichiatrico e Cura all’Ospedale di Baggiovara ha dato in escandescenze, per poi avviare una riflessione decisamente più strutturata sulla carenza di centri di cura con relativa carenza di organico. Il dottor Enrico Tedeschini, psichiatra presso il Dipartimento di salute mentale dell’Ausl di Modena e Segretario Aziendale vicario ANAAO, si sofferma sullo stato di salute del servizio Psichiatrico regionale e nazionale denunciando un sovraccarico del sistema indebolito da posti insufficienti e dalla mancata sicurezza per tutti gli operatori impiegati nell’ambito socio-sanitario. Un tema che riguarda diverse regioni d’Italia: a seguito della chiusura nel 2021 della psichiatria di Feltre (Bl) e prima ancora di quella di Pieve di Cadore (Bl), a causa della mancanza di psichiatri, i pazienti si sono riversati fra l’Ospedale Civile di Montebelluna e il servizio psichiatrico territoriale di Montebelluna, ma i pochi medici psichiatri rimasti faticano nel loro lavoro quotidiano. Una situazione di emergenza che necessita di una presa in carico governativa al fine di alleviare il lavoro dei professionisti nel pubblico e nel privato, ma anche di prestare particolare attenzione alle condizioni dei pazienti, e delle rispettive famiglie.
Dottor Tedeschini qual è lo stato attuale del servizio di Psichiatria?
La situazione della Psichiatria è abbastanza omogenea in tutta Italia: siamo davanti a un servizio rallentato da una estrema sofferenza per motivi legati all’esplosione dei casi post Covid, che interessano in modo prevalente i pazienti adolescenti, a partire dai dodici e tredici anni. Prima dell’insorgere della pandemia questi casi erano una eccezione, oggi invece è diventata una prassi che non possiamo trascurare.
A cosa è dovuto questo incremento di casi e quali sono le cause dell’indebolimento del servizio?
È un tema difficile da definire. Trovare una motivazione è complicato. Il dato certo è che sicuramente la sofferenza è aumentata: la pandemia da Covid19 ha funto da acceleratore dei disturbi mentali, scoperchiando un vaso già per molti aspetti critico, se consideriamo che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), quasi 1 miliardo di persone nel mondo vive con almeno un disturbo mentale (una persona su dieci a livello globale), con un trend di numeri in aumento. Nel corso del primo e del secondo lockdown c’è stata maggiore chiusura, un utilizzo estremo dei social network e un repentino cambio delle abitudini di noi tutti. Chiaramente, pur essendo usciti da una condizione di assoluta emergenza, gli effetti sono chiari ed emergono gradualmente, soprattutto nelle fasce anagrafiche più giovani. A questo dato tuttavia se ne somma un altro: è aumentata l’attenzione nei riguardi della salute mentale e maggiori sono le difficoltà che le famiglie devono affrontare: tanti sono i pazienti con disturbi psichiatrici, come depressione, schizofrenia e altre psicosi, adottati, i pazienti che presentano un quadro familiare difficile o che arrivano da un tessuto sociale che si sta sgretolando.
In relazione all’indebolimento del servizio invece?
Possiamo ammettere che negli anni si è verificato un drastico depauperamento di tutti i servizi: pochi sono i medici psichiatri, pochi gli infermieri, un fattore questo che Tedeschinidetermina una situazione problematica a livello nazionale, non solo su scala territoriale. L’Italia è tra ultimi paesi in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale. In modo specifico, la Psichiatria è da sempre interessata da bassi investimenti: occorrono infatti maggiori risorse da parte delle istituzioni, soprattutto per consentire progetti di inclusione e risocializzazione. Ma non basta: attualmente c’è anche il problema dovuto alla mancanza di psichiatri.
Come se la spiega?
Le condizioni di lavoro sono diventate complesse e i professionisti medici non si sentono affiancati e al sicuro. Il depauperamento dei servizi a cui facevamo riferimento in precedenza è legato anche al fatto che le condizioni di lavoro sono diventate stressanti. A questa criticità le direzioni sanitarie rispondono bandendo nuovi concorsi che spesso presentano numeri di iscritti realmente bassi e per questo incapaci di offrire soluzioni.
Saprebbe dirci da dove trae origine questa situazione complessa?
Le mancanze iniziano dalla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. Oggi i medici devono farei conti con pazienti molto difficili da gestire. A questi si aggiungono: immigrati con problemi psichici, famiglie del ceto medio le cui condizioni socio-economiche sono crollate repentinamente. C’è la pretesa che i medici prendano in carico e assistano tempestivamente i pazienti, ma non è sempre così. In molti casi infatti non possiamo fornire una risposta immediata e questo scatena una rabbia sociale che esaspera i toni provocando situazioni di forte rischio per gli operatorio socio-sanitari e per i medici. Il percorso di ogni singolo paziente si distingue dagli altri: dipende tutto dalla gravita del quadro diagnostico. Generalmente il paziente viene segnalato dal medico di medicina generale e la presa in carico specialistica avviene entro trenta/sessanta giorni.
“I malati psichiatrici in Italia stanno aumentando, ma lo Stato li ha abbandonati”. Questo il titolo di un’inchiesta pubblicata da L’Espresso nel 2022. Qual è il suo giudizio?
Lo Stato sta abbandonando i servizi sanitari nazionali. In questo abbandono generale abbandona anche noi psichiatri ma la stessa risposta la troverebbe se davanti a lei ci fosse un cardiologo oppure un altro specialista. Il tutto è dovuto alla scarsa disponibilità di risorse e a carichi di lavoro inaccettabili. Siamo Sempre stati sottostimati ma adesso la realtà è ancora più drammatica. In rappresentanza di ANAAO sono componente della Commissione nazionale psichiatria, per questo mi confronto regolarmente con i colleghi di tutte le regioni. La ricetta vera e propria per far fronte a questa situazione critica non esiste. Si può tentare tuttavia di incrementare gli investimenti e di riservare un’indennità di rischio allo psichiatra, come a tutte le altre specialità. Il professionista sente il bisogno di essere valorizzato e di essere ascoltato dalle Istituzioni soprattutto quando si parla della presa in carico di pazienti del sistema penale. Occorre dunque incentivare questi professionisti a fronte di tutti i rischi dovuti a pazienti come problematiche di tipo giudiziarie.