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E-Health, la sanità digitale cresce ma non decolla
Presentata la ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano: crescono prenotazioni e referti online, ma gli investimenti sulla sanità digitale non sono ancora ai livelli degli altri paesi europei
Sempre di più i cittadini italiani utilizzano strumenti basati sulle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per sostenere e promuovere la prevenzione, la diagnosi, il trattamento e il monitoraggio delle malattie, la gestione della salute e dello stile di vita. Si chiama e-health, la “sanità digitale”, e quest’anno, pur non essendo ai livelli degli altri paesi europei, è in crescita: il 24% degli utenti prenota visite ed esami online, e il 15% consulta documenti clinici su internet. Le ricette dematerializzate sono sette su dieci, e oltre la metà dei medici di Medicina Generale comunica con i pazienti tramite WhatsApp. In generale i cittadini, soprattutto nella fascia di età tra i 35 e i 54 anni, hanno incrementato l’utilizzo di servizi sanitari online rispetto a quanto rilevato lo scorso anno. Sono alcuni dei risultati della ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, presentata nel capoluogo lombardo lo scorso 4 maggio. L’Osservatorio, che si pone l’obiettivo di analizzare e promuovere il ruolo delle tecnologie digitali a supporto del miglioramento e dell’innovazione dei processi della sanità in Italia, ha realizzato lo studio in collaborazione con Doxapharma, su un campione di mille persone statisticamente rappresentativo della popolazione italiana.
Il tema della sanità in rete è da tempo al centro di varie azioni a livello europeo, nazionale, regionale e locale, che puntano così a migliorare la qualità dell’assistenza e della produttività del settore sanitario. L’innovazione digitale dei processi sanitari è infatti un passaggio fondamentale per migliorare il rapporto costo-qualità dei servizi, limitare sprechi e inefficienze, ridurre le differenze tra le regioni. Attenzione però: i dati mostrano sì una sanità digitale in crescita, ma evidenziano anche come molto sia ancora da fare, per superare dubbi, barriere, resistenze e una mentalità che spesso continua a guardare indietro invece che al futuro.
Come ha sottolineato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, nel corso di una audizione presso la commissione Igiene e Sanità del Senato, “l’innovazione della sanità digitale è fondamentale per tutto il sistema sanitario, non solo per gli aspetti organizzativi ma anche clinici. Il politecnico di Milano stima che le strutture sanitarie potrebbero risparmiare circa 2,2 miliardi di euro grazie al fascicolo sanitario elettronico, alla cartella clinica elettronica e alla dematerializzazione dei referti, altri 800 milioni grazie ai sistemi di gestione informatizzata dei farmaci, circa 400 milioni con la consegna dei referti via web, 160 milioni con la prenotazione online delle prestazioni e 150 milioni con la razionalizzazione dei data center presenti sul territorio”. “I possibili risparmi economici per i cittadini per il miglioramento del livello del servizio sono stimabili complessivamente in 5,4 miliardi di euro: 4,6 miliardi dovuti alla possibilità di ritirare i referti via web, oltre 600 milioni grazie alle prenotazioni via web e telefono delle prestazioni, 170 milioni grazie a soluzioni di gestione informatizzata dei farmaci. La realizzazione del fascicolo sanitario elettronico – ha concluso – costituisce un salto culturale di notevole importanza, non solo per il miglioramento dell’assistenza e delle cure del paziente, ma anche per evitare inefficienze e abbattere gli sprechi nel settore della sanità”.
Gli investimenti per la digitalizzazione della Sanità italiana nel 2015 sono stati 1,34 miliardi di euro, pari all’1,2% della spesa sanitaria pubblica, circa 22 euro per abitante, e sono sostanzialmente gli stessi del 2014 (1,37 miliardi di euro). In particolare, le strutture sanitarie hanno speso 930 milioni di euro, le Regioni 320 milioni, 47mila Medici di medicina Generale 70 milioni e 18 milioni sono stati spesi direttamente dal Ministero della Salute.
Le aziende sanitarie investono soprattutto nella cartella clinica elettronica. Nel 2015 è stato dematerializzato il 40% dei referti e il 9% delle cartelle cliniche. Il 16% dei referti è stato consegnato online al cittadino mentre le prenotazioni e i pagamenti effettuati via internet sono rispettivamente, il 12% e l’8% del totale. La prenotazione online di esami e visite, utilizzata dal 24% dei cittadini, è aumentata dell’85% rispetto all’anno precedente.
La ricetta elettronica è sempre più diffusa, grazie all’entrata in vigore del dpcm del 14 novembre 2015. Secondo Federfarma, più del 70% delle ricette mediche è oggi dematerializzato, rispetto al 26% del dicembre 2014.
Il numero delle persone che ha sentito parlare del fascicolo sanitario elettronico (Fse), che contiene tutte le informazioni cliniche del paziente e raccoglie i documenti digitali di tipo sanitario e socio-sanitario generati da eventi clinici riguardanti l’assistito, è raddoppiato (32%). È stato però utilizzato solo dal 5%, perché per ora solamente sei Regioni italiane (Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Sardegna, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento) hanno un Fse già attivo (ma avrebbe dovuto essere operativo ovunque già dal 2015).
Non sono molto positivi nemmeno i dati sulla telemedicina. Le strutture sanitarie hanno aumentato gli investimenti in soluzioni ICT a supporto dell’assistenza domiciliare e della medicina sul territorio, nel 2015 hanno raggiunto 20 milioni di euro, con un aumento del 24% rispetto al 2014. Quelle più diffuse sono il Tele-consulto (il più utilizzato è quello degli ospedali periferici che trasmettono ECG e radiogrammi, TAC e RM ai centri specialistici, riducendo in tal modo i costi, non avendo necessità di personale specialistico in loco), presente nel 34% delle aziende e le soluzioni di Tele-salute (14%). Soluzioni che però vengono utilizzate solo dal 4% dei medici di medicina generale.
Online i cittadini cercano soprattutto informazioni sulle strutture sanitarie, sui reparti, gli orari, e i medici; moltissimi cercano informazioni su problemi di salute, farmaci e terapie. È evidente che c’è una sempre maggiore spinta ad informarsi, a cercare le strutture e i servizi migliori e a confrontarli. Anche per questo sono nati progetti come ScegliereSalute, la start-up partner di Health Italia che ha realizzato il “Tripadvisor della salute”: online, gli utenti possono scegliere una struttura, il medico, o il veterinario, attraverso le recensioni di tutti quelli che già hanno scelto tra i tantissimi specialisti e centri sanitari presenti sulla piattaforma.
Successo anche per le app sulla salute: spopolano quelle per il monitoraggio delle calorie, dei passi, degli allenamenti. WhatsApp ha conquistato buona parte dei medici di base, che ormai lo utilizzano quotidianamente per comunicare con i propri pazienti. I dati sono chiari: il 53% dei medici di base utilizza il servizio di chat, con un incremento del 33% rispetto allo scorso anno. La sfida è ora quella di facilitare l’accesso a queste applicazioni a tutti i cittadini, anche a quelli più anziani, che hanno meno confidenza con i canali digitali, ma che più degli altri necessitano di servizi veloci e di qualità.
Secondo Mariano Corso, responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione digitale in Sanità, “i primi risultati della ‘Strategia per la crescita digitale 2014-2020’ mostrano come la sanità digitale in Italia non sia più un miraggio, ma un piano perseguibile che dà frutti concreti. Tuttavia, la velocità di attuazione è ancora modesta e disomogenea, inadeguata rispetto alla portata e all’urgenza delle sfide in gioco. È necessario attuare la sanità digitale con una governance partecipata e responsabile ai diversi livelli: è auspicabile un ruolo centrale del ministero e dell’Agenzia per l’Italia digitale per fornire standard e linee guida secondo le scadenze temporali. Servono politiche regionali coerenti tra loro. E sono necessari progetti coraggiosi di aziende sanitarie e operatori, superando la logica delle sperimentazioni”.
Le nuove tecnologie sono fondamentali per aiutare il cittadino ad esercitare sempre più e sempre meglio il diritto alla salute. Soprattutto i cittadini, infatti, stanno dimostrando di essere pronti per i cambiamenti, e sarà loro il compito di premere sempre di più sull’amministrazione pubblica per avere servizi sempre più moderni, tecnologici, ed efficienti. Uscire dalla sanità fatta di fogli su fogli, ricette, richieste, referti, per entrare finalmente nel mondo dell’e-health.