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Sanità integrativa: di cosa stiamo parlando?
È sempre interessante leggere l’evoluzione del dibattito politico su temi specifici e che contengono aspetti di tipo tecnico ed economico perché, in questo modo, si può comprendere come, spesso, manchi una visione complessiva dei problemi, nonché una specifica conoscenza tecnica approfondita.
Nel caso della sanità integrativa in questo momento il dibattito politico riguarda tre aspetti sostanziali sui quali reputiamo sia necessario fare chiarezza, in un’ottica di rappresentazione oggettiva della realtà senza entrare in valutazioni politiche. Il primo aspetto riguarda i valori economici degli sgravi fiscali concessi a chi sottoscrive un prodotto di sanità integrativa. Premesso che gli enti di sanità integrativa quali Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza Sanitaria, sono enti no profit e quindi non agiscono secondo regole proprie del mondo imprenditoriale e non possono distribuire utili ai loro associati, ma esclusivamente utilizzare eventuali avanzi positivi di bilancio come riserve o per migliorare i servizi erogato agli associati, quello che ci preme chiarire è il quadro economico complessivo.
Chi sottoscrive un sussidio sanitario integrativo, sia come azienda tramite una convenzione sia come privato direttamente, gode di vantaggi fiscali che sicuramente determinano un minore introito per lo Stato, ma gli enti di sanità integrativa erogano prestazioni sanitarie ai propri associati che se non venissero sostenute da queste entità, fondati sul concetto della mutualità, graverebbero sul bilancio della sanità pubblica. Considerato che gli assistiti dagli enti di sanità integrativa nel nostro paese sono circa 12 milioni risulta evidente come la differenza economica tra prestazioni erogate e vantaggi fiscali non possa essere che a favore delle prime e, quindi, lo Stato dalla sanità integrativa incassa meno tasse di quello che incasserebbe se non ci fossero gli sgravi fiscali, ma risparmia in termini di spesa sanitaria molto ma molto di più. La conclusione, puramente economica, non può che essere che l’eliminazione degli sgravi fiscali per chi sottoscrive forme sanitarie integrative determinerebbe una maggiore spesa sanitaria e quindi sarebbe solo un grande svantaggio economico per lo Stato. Il secondo aspetto dibattuto riguarda il principio universalistico sul quale, per disciplina costituzionale, è fondato il Servizio Sanitario Nazionale. L’universalismo del sistema pubblico è sicuramente un valore imprescindibile per la storia del nostro paese in campo sanitario, ma bisogna comprendere bene i fenomeni che stanno alla base dell’universalismo per valutare se sia meglio un universalismo di facciata, solo espresso a parole, rispetto ad un universalismo reale, determinato dai fatti.
Valori sociali positivi come l’invecchiamento della popolazione, l’ampliamento della scienza medica e lo sviluppo delle tecnologie sanitarie, che vanno nella giusta direzione di migliorare la qualità della vita di tutti noi, da un punto di vista sanitario rappresentano un aggravio delle necessità di spese così importante da rendere impossibile, non solo per l’Italia ma per ogni governo, garantire assistenza sanitaria completa gratuita per tutti ove, dichiararlo, significa sostenere un principio economicamente irrealizzabile se non con un inasprimento insostenibile della tassazione.
Quindi, sostenere l’universalismo della Sistema Sanitario Nazionale significa sostenere un’utopia che potrebbe creare una spesa sanitaria insostenibile, un peggioramento dell’efficienza del servizio pubblico, grandi disservizi agli utenti con tempistiche di intervento inadeguate. Se però rafforzassimo il concetto, già in essere, che di fianco a un Sistema Sanitario Pubblico che indirizzi la propria spesa verso le fasce più deboli della popolazione esiste la sanità integrativa che, operata tramite enti no profit, consente a tutti di associarsi sui principi economici della mutualità, ecco che realizzeremmo compitamente un universalismo sociale effettivo e reale. La conclusione, in questo caso, non può quindi che essere quella di confermare e proseguire nella direzione di un sistema sanitario organizzato da una parte pubblica, diretta alle fasce più deboli della popolazione, e da una parte integrativa, aperta a tutti e basata sul concetto della mutualità tra gli aderenti. Il terzo aspetto riguarda il principio della mutualità come elemento strutturale e tecnico. La mutualità è un meccanismo tecnico che consente alle persone di associarsi versando del denaro che verrà utilizzato per sostenere chi avrà bisogno, quindi, con un grande contenuto sociale.
La mutualità è il concetto tecnico che sta alla base della determinazione dei prodotti di copertura sanitaria sia assicurativi che degli enti di sanità integrativa, con una specifica differenza però: per i prodotti assicurativi sanitari la mutualità è una componente tecnica sulla quale viene montata una tariffa che presuppone anche la realizzazione di un utile per gli azionisti dell’ente assicurativo, mentre per gli enti di sanità integrativa è l’essenza stessa dei valori economici del prodotto. Quindi non è possibile confondere la mutualità quale strumento di aziende imprenditoriali, che hanno come obiettivo l’utile, con la mutualità degli enti di sanità integrativa, che ha come obbiettivo la soddisfazione dei propri associati.
La conclusione, rispetto a questo concetto, non può quindi che essere, se vogliamo operare in una logica sanitaria universalistica e sociale, di mantenere le peculiarità societarie, organizzative, economiche e sociali degli enti di sanità integrativa cosi come stabilite dalle leggi vigenti. Come possiamo comprendere, in sostanza, politicamente si sta dibattendo su tre aspetti che, di fatto, hanno una soluzione, peraltro già in essere, che va solo diffusa ancora di più e migliorata, soluzione che è la sanità integrativa perché, come abbiamo visto in base a tutte le considerazioni economiche e sociali effettuate, su questi tre aspetti così tanto oggi dibattuti stiamo parlando di soluzioni anti economiche, socialmente inopportune e organizzativamente improprie, quindi stiamo parlando di niente, perché l’unica vera soluzione è procedere sulla strada già impostata e tracciata.