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Tra sanità pubblica, sanità integrativa e sanità privata
Sulla stampa nazionale sempre più spesso si leggono argomentazioni diffuse sull’opportunità di sostenere la sanità integrativa, si confonde la sanità integrativa con quella privata, si ipotizzano modelli economici di supporto alla sanità pubblica in realtà insostenibili, creando di fatto una confusione nella quale il cittadino ha serie difficoltà a comprendere e ad orientarsi.
Come sempre dalle colonne di Health Online riteniamo opportuno fare chiarezza, esplicitando concetti semplici e suffragati da elementi facilmente misurabili per consentire a tutti di comprendere quale sia il modo migliore per gestire il proprio diritto alla salute, ricordiamo sancito dalla nostra Costituzione.
Se schematizziamo il nostro sistema sanitario con un modello a tre pilastri è però facile comprendere quali siano le logiche di base e quali le strade da seguire.
Nel primo pilastro, la sanità pubblica, è indispensabile considerare che la spesa è caratterizzata da elementi che non sono comprimibili se non a discapito della qualità della vita di tutti i cittadini, ove infatti l’invecchiamento della popolazione, l’ampliamento della scienza medica e lo sviluppo della tecnologia sanitaria sono tutti aspetti che, se migliorati costantemente, consentono, in proporzione quasi diretta, un costante miglioramento della nostra qualità di vita.
Ma nel contempo tali elementi spingono tutti in direzione di un aumento della spesa sanitaria pubblica, perché l’invecchiamento della popolazione determina un aumento del numero degli anziani che hanno maggiore necessità sanitarie, l’ampliamento della scienza medica richiede sempre maggiori risorse economiche per la ricerca e l’organizzazione di nuovi approcci medici, lo sviluppo della tecnologia richiede un costante ed imponente investimento in strumenti medici sempre più precisi e sofisticati.
È semplice quindi dedurre che nessuno Stato, neanche il più ricco al mondo, potrà sostenere la capacita di garantire assistenza sanitaria a tutti i suoi cittadini in qualsiasi forma o protocollo, da cui ne discende che la spese sanitaria pubblica dovrà necessariamente essere orientata al sostegno delle fasce più deboli della popolazione.
Ma qualcuno commenta che allora molti per la sanità pagherebbero due volte, la prima con gli oneri sul reddito e la seconda contribuendo a qualche protezione integrativa e/o privata, ma dobbiamo comprendere bene che così non è, in quanto tutti coloro che hanno possibilità reddituali da un certo valore in su, in realtà, contribuiscono con gli oneri sanitari sui loro redditi a sostenere la protezione sanitaria delle fasce più deboli, provvedendo poi con altre risorse economiche proprie, correttamente sostenute da vantaggi fiscali come già è, a provvedere direttamente per se stessi e le proprie famiglie.
Per provvedere a sé stessi ed alle proprie famiglie la soluzione non è che la sanità integrativa, cioè quel tipo si assistenza sanitaria basata sul concetto di mutualità applicato fin dai tempi antichi, quando ancora non esisteva nessun tipo di assistenza sanitaria pubblica, quindi associandosi agli enti abilitati a gestire tale modello che sono i Fondi Sanitari, le Società Generali di Mutuo Soccorso e le Casse di Assistenza Sanitaria.
Tali enti, ricordiamo sono senza scopo di lucro, quindi utilizzano le risorse economiche versate dai cittadini che si associano, ridistribuendole su principi mutualistici a quelli tra loro, e può capitare a chiunque, che sono colpiti da problematiche sanitarie.
Quindi, chi afferma che la sanità integrativa, il nostro secondo pilastro, distoglie risorse dalla sanità pubblica fa un errore marchiano, perché in realtà la sanità integrativa utilizza, applicando il principio della mutualità, le risorse economiche che comunque i cittadini già spendono di tasca propria – le ultime stime dicono che nel nostro Paese tale somma raggiunge i 40 miliardi di euro – per fornire servizi sanitari che il sistema pubblico non è in grado di garantire nei tempi e nei modi, in quanto deve dedicarsi alle fasce più deboli della popolazione.
E’ anche necessario chiarire che la sanità integrativa, gestita secondi i principi mutualistici da enti senza scopo di lucro, nulla ha a che vedere con la sanità privata, gestita da società per azioni che hanno come obbiettivo la redditività, che costituisce il terzo pilastro del nostro modello garantendo, in questo caso correttamente senza vantaggi fiscali, alle fasce a più alto reddito la possibilità di godere di prestazioni a pagamento secondo i loro desiderata in termini di tempistiche e modalità di erogazione del servizio.
In sintesi il modello sanitario italiano, che per diverso tempo è stato un esempio mondiale in realtà lo è rimasto anche oggi, perché grazie agli interventi legislativi e fiscali operati negli ultimi trent’anni consente, e dovrà consentirlo sempre di più, con il pilastro pubblico l’accesso alle cure alle fasce più deboli della popolazione, alla cui spesa economica contribuiscono tutti i cittadini che lavorano con una piccola parte del loro reddito, secondo un corretto principio di equità sociale.
Ma nel contempo il nostro sistema consente anche a chi ha un reddito superiore ad importi definiti di avvalersi del principio mutualistico, gestito da enti senza scopo di lucro, godendo di opportuni vantaggi fiscali ed evitando di appesantire gli interventi ed i costi delle strutture pubbliche, quindi contribuendo, in questo modo, a garantirsi le prestazioni necessarie per se e le proprie famiglie, operando contestualmente una migliore razionalizzazione della sanità pubblica.
Infine, il sistema permette, inoltre, a chi ha redditi elevati di avvalersi, a sua scelta di coperture sanitarie e prestazioni privatistiche a pagamento, senza gravare in alcun modo nei sui costi dello Stato dedicati al primo pilastro, nè sul principio mutualistico gestito dal secondo pilastro.
Con chiarezza dobbiamo dire concludendo che quindi, a nostro avviso, questo è il modello corretto e questa è la strada da sostenere, evitando speculazioni verbali e dietrologie sociali, per dedicare invece gli sforzi di tutti ad efficientare il sistema pubblico, incentivare e diffondere il sistema mutualistico integrativo, consentire a chi può di scegliere il sistema privato senza più confusioni tra sanità pubblica, sanità integrativa e sanità privata.