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Sarcomi dei tessuti molli: lo studio italiano per la cura della neoplasia
Gli straordinari risultati dello studio quinquennale sulla trabectedina – uno tra i farmaci più utilizzati per la cura dei sarcomi nei tessuti molli – del Centro di Osteoncologia e Tumori Rari dell’IRST “Dino Amadori” IRCCS di Meldola (FC), in collaborazione con l’AUSL Romagna
La ricerca sta facendo passi in avanti nello studio delle cure sempre più mirate dei sarcomi dei tessuti molli, tumori rari che derivano dalla trasformazione maligna delle cellule dei cosiddetti tessuti molli dell’organismo: muscoli, tessuti connettivi, vasi sanguigni e linfatici, nervi, legamenti e tessuto adiposo. Sono differenziati in sotto-tipi (ne sono noti almeno 80 sottotipi) e in Italia, considerando tutti i sarcomi dei tessuti molli, si registrano circa 5 casi ogni 100.000 persone pari a 3.500 nuove diagnosi all’anno. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi dipende dall’aggressività della malattia e da quanto è tempestiva la diagnosi; considerando tutti gli stadi di gravità si attesta sul 55%. I sarcomi dei tessuti molli sono rari ed estremamente complessi da trattare.
Grazie a uno studio quinquennale sulla trabectedina, uno tra i farmaci più utilizzati per la cura dei sarcomi nei tessuti molli, realizzato dall’equipe di ricercatori del Centro di Osteoncologia e Tumori Rari dell’IRST “Dino Amadori” IRCCS di Meldola (FC), in stretta collaborazione con alcuni colleghi dell’AUSL Romagna e recentemente pubblicato sul Journal of Experimental and Clinical Cancer Research, si potranno sperimentare trattamenti sempre più mirati.
“Lo studio è stato realizzato mettendo in campo tutte le più avanzate tecnologie e metodiche a disposizione nel Laboratorio di Bioscienze di Meldola (modelli pre-clinici, colture primarie, Next Generation Sequencing). Tra queste, un ruolo cardine lo hanno svolto gli Scaffold 3D, supporti tridimensionali bio-mimetici capaci di riprodurre le caratteristiche biofisiche dei tessuti naturali, messi a punto proprio dalle ricercatrici e ricercatori IRST. Proprio l’utilizzo degli scaffold ha permesso di studiare non solo l’attività citotossica della molecola ma anche il microambiente tumorale e il ruolo della matrice extracellulare – l’insieme di macromolecole che svolge il ruolo di substrato per tutte le cellule dei tessuti – come possibile fattore prognostico di risposta al trattamento con trabectedina“. Ha commentato il Direttore Scientifico IRST, Prof. Giovanni Martinelli.
Un lavoro che oltre ad essere stato svolto con l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia ha portato a risultati importanti nel campo della ricerca grazie “alla collaborazione di professionisti che operano sul territorio romagnolo coinvolti nell’assistenza del paziente affetto da sarcomi dei tessuti molli, sia nelle chirurgie, che ortopedie e anatomie patologiche”, ha detto la dott.ssa Laura Mercatali, responsabile della ricerca traslazionale del Centro di Osteoncologia e Tumori Rari. “Va segnalata l’importanza degli studi sulle patologie rare – ha aggiunto – non solo per gli impatti nella gestione delle stesse, ma perché tali risultati possono aprire nuovi scenari anche per i tumori più diffusi. La trabectedina, ad esempio, è utilizzata anche in alcuni tumori dell’ovaio. Indipendentemente dalla rarità della patologia in studio, ogni scoperta può avere un valore trasversale ripercuotendosi positivamente su ampi campi dell’oncologia”.
Lo studio evidenzia alcuni aspetti del meccanismo di azione di questa molecola finora poco conosciuti, utili per identificare un suo utilizzo sempre più mirato sulle caratteristiche della specifica patologia e del singolo paziente. È emerso un dato che sarà oggetto di ulteriori indagini e che potrebbe indirizzare la pratica clinica in futuro: l’efficacia dell’azione del farmaco – oggi impiegato in seconda linea – sembra legata ad una maggiore presenza nei tessuti tumorali di collagene, la principale proteina del tessuto connettivo.
Il dott. Alessandro De Vita, principale ricercatore del progetto e referente della ricerca traslazionale sui sarcomi nel Centro di Osteoncologia e Tumori Rari ha illustrato i prossimi passaggi: “in futuro vorremmo aumentare le casistiche di studio, rafforzando il coinvolgimento di più centri e cercando di traslare il prima possibile questi risultati in pratica clinica, a beneficio dei pazienti. La strada è sempre rivolta verso la medicina di precisione, per costruire terapie sempre più efficaci, in grado di minimizzare, e in alcuni casi azzerare, gli effetti collaterali”.