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Sigaretta elettronica: cosa si sa e cosa non si sa
L’estate 2019 ha decisamente messo la sigaretta elettronica sul banco degli imputati per l’improvvisa impennata di morti accertate causate dal suo utilizzo. Negli Stati Uniti infatti, come riporta la CNN, in questo ultimo periodo sono stati sei i decessi registrati dovuti a affezioni delle vie respiratorie direttamente collegate al vaping, in italiano svapare, ovvero fumo da sigaretta elettronica, e oltre 450 i casi di malattie polmonari ad esso associati. In precedenza poi, aveva suscitato allarme la notizia di un giovane ventiquattrenne ucciso dall’esplosione del dispositivo tenuto acceso in bocca. Queste notizie sono state ampiamente riprese dalla stampa anche italiana e hanno messo in dubbio la nozione diffusa della sigaretta elettronica come alternativa più sicura rispetto alla sigaretta tradizionale per l’obiettiva assenza di combustione con produzione di catrame e fumi tossici, oltre che per l’assenza di nicotina nelle versioni aromatizzate “nicotine-free”. Diventa dunque estremamente importante capire quali sono i fattori di rischio reali coinvolti nel vaping e come evitarli, se possibile.
Indipendentemente dai noti effetti intrinseci della nicotina, se presente, gli aspetti fondamentali da prendere in esame per analizzare i rischi effettivamente introdotti dall’uso di sigarette elettroniche sono:
- la sicurezza della batteria ricaricabile
- l’inclusione di determinate sostanze nel liquido, in particolare glicerolo, glicole propilenico e diacetile
Come spiegato in un accurato articolo di Sigmagazine, per quanto riguarda il primo punto, la situazione è del tutto analoga a quanto si verifica talvolta con le batterie di tablet e altri strumenti elettronici. È molto importante scegliere batterie conformi alle normative CEI adatte alla specifica sigaretta elettronica acquistata, secondo quanto riportato nel foglietto illustrativo incluso con la sigaretta stessa. Inoltre, è indispensabile utilizzare la sigaretta nel rispetto di alcuni accorgimenti comuni a tutti i dispositivi elettronici a batteria attualmente presenti in commercio relativi a come svolgere correttamente la ricarica, evitare il surriscaldamento, effettuare il trasporto e la manutenzione, sempre nel rispetto delle istruzioni allegate.
Più controverso è invece il discorso relativo alle sostanze presenti nel liquido, perché le normative variano da Paese a Paese. In particolare, le sostanze sotto accusa sono glicerolo o glicerina vegetale, glicole propilenico e diacetile.
Il glicerolo o glicerina vegetale parrebbe essere la causa della gravissima e “misteriosa” malattia polmonare responsabile della maggior parte dei decessi e dei ricoveri riportati dalla stampa in questi mesi. Si tratta della polmonite lipoidea, una patologia rara che si scatena in seguito all’infiammazione polmonare dovuta all’inalazione e conseguente accumulo di sostanze grasse come, appunto, il glicerolo, usato in molti liquidi di sigarette elettroniche e considerato fino a poco tempo fa completamente innocuo. L’insufficienza respiratoria indotta da polmonite lipoidea correlata al fumo di sigarette elettroniche con glicerolo è stata presa in esame in un Case Report pubblicato sul BMJ Journal che evidenzia come, al momento, l’unica raccomandazione da rivolgere a chi manifesta i primi sintomi (tosse, dispnea progressiva sotto sforzo, febbre e sudori notturni) consista nella sospensione completa del vaping e, ovviamente, nell’intervento tempestivo del medico.
Sempre il glicerolo è chiamato in causa, questa volta insieme a un’altra sostanza, il glicole propilenico, per la capacità di decomporsi e dare origine a composti notoriamente tossici quali la formaldeide se mescolati e surriscaldati. Secondo un recentissimo studio questo è proprio ciò che avviene nei vaporizzatori ad elevata potenza di ultima generazione (al di sopra dei 15-20 watt). In questo caso, in attesa di ulteriori conferme, una attenta valutazione delle informazioni contenute sulla confezione e nel foglietto illustrativo possono indirizzare la scelta verso la soluzione ritenuta più sicura.
Il diacetile, infine, è strettamente collegato con un altro tipo di affezione delle vie respiratorie responsabile dei casi che hanno avuto vasta eco sulla stampa, la bronchiolite obliterante. In realtà, il diacetile è presente nel liquido di diverse marche di sigarette elettroniche prive di nicotina commercializzate negli Stati Uniti, ma risulta assente in quelle commercializzate in Italia e in Europa, come rassicura ANAFE-Confindustria, l’associazione che riunisce i produttori nazionali di sigarette elettroniche e liquidi da inalazione, in una nota ANSA dello scorso dicembre. È dunque essenziale prestare attenzione, in fase di acquisto, alla provenienza o comunque all’elenco di ingredienti riportati sulla confezione della sigaretta elettronica di interesse.
In conclusione, il clamore negativo suscitato dalle notizie che arrivano da oltreoceano, dove si sta andando nella direzione del divieto assoluto delle sigarette elettroniche prive di nicotina è, per il momento, ragionevolmente contenuto a casa nostra. Non ha attualmente molto senso lasciarsi andare ad allarmismi incontrollati anche se, naturalmente, in assenza di dati e studi definitivi a lungo termine, è bene non considerare mai la sigaretta elettronica come un trastullo innocuo, anche rispetto alla sigaretta tradizionale. È importante scegliere prodotti di provenienza comprovata, che rispettino le normative europee e italiane e, in caso di dubbi, controllare l’elenco di ingredienti, le specifiche tecniche e le istruzioni di utilizzo. Donne incinte, giovani e giovanissimi e persone con problemi di salute dovrebbero astenersi completamente dal vaping. In generale, nessuno dovrebbe eccedere nell’uso, mentre è essenziale rivolgersi al medico al primo insorgere di sintomi correlabili a una irritazione del sistema respiratorio.