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Sindrome Long Covid: il diritto alla salute passa per il diritto alle cure
Ne parliamo con il Prof. Silvio Gherardi, medico e presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Giuseppe Dossetti: i Valori
Negativi al Covid-19, ma apparentemente guariti. Sono i pazienti long covid con sintomi debilitanti multiorgano che non passano a distanza di mesi.
“Post-Acute Covid Syndrome (PACS)” o “Long Covid“, il vasto spettro di disturbi di natura fisica e psicologica che colpiscono misteriosamente un numero significativo di pazienti, è un fenomeno molto diffuso che medici e pazienti di tutto il mondo stanno denunciando.
Ad accendere i riflettori sulla sindrome da long Covid è una lunga lista di articoli scientifici. Tra questi una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet, evidenzia che 3 pazienti su 4 dei ricoverati, fino a 6 mesi dopo la dimissione, soffrono di patologie varie, «coda» della polmonite interstiziale: cuore, occhi, pelle, polmoni. Ma non solo, il trauma da pandemia può lasciare sulla psiche disagi importanti, soprattutto nelle donne (l’ipotesi è una reazione immunologica diversa rispetto al sesso maschile, n.d.r.) con ansia, depressione e insonnia: il 96% dei ricoverati sopravvissuti al virus soffre di Sindrome Post Traumatica da Stress. È recente la pubblicazione sul British Medical Journal di uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Leicester su un campione di 1.077 partecipanti, secondo il quale a distanza di cinque mesi dalle dimissioni, il 70% dei pazienti ha ancora dei sintomi, tra i più comuni: affaticamento, difficoltà a dormire, dolore o gonfiore delle articolazioni, debolezza degli arti, perdita di memoria a breve termine e inconvenienti cognitivi.
Come intervenire per aiutare medici di medicina generale e pazienti nella gestione della sindrome del post covid?
Al fine di salvaguardare il paziente che riferisce sintomi a lungo termine, l’OMS ha invitato i governi a garantire le cure, l’assistenza necessaria di base e, quando necessario, cure specialistiche e riabilitazione.
Negli Stati Uniti e nel Regno Unito sono state emanate delle linee guida per i medici nella gestione dei pazienti post Covid dimessi dall’ospedale, mentre l’Europa non si è ancora espressa. “Per le autorità sanitarie il Long Covid-19 deve diventare, da subito, una priorità” ha dichiarato recentemente il direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge.
Nel nostro Paese è necessario sviluppare delle linee guida che agevolino i medici ospedalieri e i medici di medicina generale nella gestione del paziente post covid e creare dei Centri di riferimento territoriale e strutture con percorsi ad hoc per i ‘reduci’ da Covid-19. Questo il messaggio rivolto alle Istituzioni dell’Associazione Giuseppe Dossetti: I Valori durante il webinar ‘Sindrome Long Covid: non solo polmonite, gravi effetti a lungo termine per i ‘reduci’ Covid’ organizzato dalla stessa Onlus il 9 aprile, al quale è intervenuta, tra gli altri, Sr Carol Keehan Coordinatrice Task Force di Salute Pubblica della Commissione Vaticana COVID- 19.
“Cosa si sta facendo per seguire e affrontare le patologie nel post malattia? È fondamentale pensare di creare degli ambulatori o punti di cura specifici per i pazienti con sintomi post covid in quanto c’è una “vacatio legis” in grado, purtroppo, di aggravare la condizione dei pazienti nella fase di remissione della malattia. Su questo bisogna intervenire senza correre dietro alla patologia ma anticipandone le complicanze per aiutare medici e pazienti a gestire queste situazioni. Bisogna quindi parlare anche di cure, non solo di vaccini, nella comunicazione e informazione sul Covid. Ci sono tanti pazienti che necessitano di risposte”. Le parole del Prof. Silvio Gherardi, Presidente del Comitato Scientifico dell’Associazione Giuseppe Dossetti nel suo intervento di apertura.
L’obiettivo è quindi quello di sviluppare una serie di regole legislative e sanitarie che possano aiutare medici e pazienti nella gestione della sindrome del post covid. Creare dei centri di riferimento territoriale che prendano in carico i pazienti e informare loro su come affrontare questa condizione e il percorso da seguire. In che modo è possibile avviare questo processo?
Health Online ha fatto il punto con il Prof. Silvio Gherardi
Quanto preoccupano gli effetti debilitanti di Covid con cui alcune persone convivono mesi dopo essere state ricoverate in ospedale?
Dal punto di vista di salute pubblica la malattia è gestibile perché se diagnosticata per tempo gli effetti di long covid sono curabili. Dal punto di vista del singolo paziente, la sindrome a volte può causare una situazione invalidante. Ad oggi non sappiamo, quanto la patologia può rendere “invalido” il paziente.
La ricerca gioca un ruolo fondamentale per comprendere le cause di questi effetti a lungo termine?
La ricerca in medicina è sempre fondamentale. All’inizio della pandemia di Covid-19 si parlava di polmoniti massive, poi con le prime autopsie si è scoperto che il problema della malattia non era tanto la polmonite interstiziale quanto la coagulazione disseminata intravascolare che portava alla morte il paziente. In questo caso la ricerca è stata fondamentale e sta andando avanti con gli studi per lo sviluppo di terapie. Secondo i dati, la malattia post – Covid-19 colpisce più le donne che gli uomini. La ricerca sembra stia mettendo in evidenza che le donne potrebbero avere una diversa risposta immunitaria rispetto al sesso maschile. Se così fosse dovremmo indirizzare la ricerca verso una cura per rendere meno reattivo il sistema immunitario della donna.
Prevenire è meglio che curare. Della prospettiva globale ed equità nella prevenzione e nelle cure post covid ha parlato Sr Carol Keehan nel corso del suo intervento.
Sr Keehan ha ringraziato la comunità scientifica per ciò che ha fatto, sottolineando che è ancora necessario focalizzarsi sulla fase acuta della malattia, così come sulla fase cronica post infezione per identificare le cause e prevenire il Long Covid.
Prof. Gherardi, è importante e necessario utilizzare le cure migliori disponibili per prevenire il long covid?
Ad oggi ancora non sappiamo se il livello di gravità della malattia in fase acuta sia anche indice di sindrome post covid. Sembra che la post covid si manifesti soprattutto in pazienti che hanno avuto sintomi medio-gravi o gravi fino al ricovero in terapia intensiva. La prevenzione è fondamentale, come lo è interviene con una terapia domiciliare efficace per evitare che il paziente sviluppi una sintomatologia grave e di conseguenza la sindrome da post covid. Un errore clamoroso commesso in Italia da AIFA e Ministero della Salute, è stato quello di consigliare ai medici di medicina generale di non trattare i pazienti positivi al covid, se asintomatici o con pochi sintomi, e di aspettare l’evoluzione della malattia con la sola somministrazione della tachipirina in caso di febbre. Questo nonostante ci fossero dei protocolli operativi di cura domiciliare internazionali e nazionali, come quello sperimentato dall’Istituto Mario Negri diretto da Giuseppe Remuzzi, che suggerivano una terapia all’inizio della malattia con degli antinfiammatori non steroidei ad alte dosi per evitare il ricovero in ospedale.
Dare un riconoscimento medico-scientifico alla sindrome Long-Covid seguendo un approccio multispecialistico è quanto espresso dai ricercatori e medici intervenuti al convegno. Cosa rappresenta questo riconoscimento?
È un riconoscimento importante sotto tre aspetti. Dal punto di vista medico, nel momento in cui si identifica una patologia o sindrome, ovvero una concorrenza di sintomi, è più probabile poter definire una terapia standard o delle linee guida. Dal punto di vista normativo, nel momento in cui si riconosce la patologia si consente al sistema sanitario nazionale di poter erogare terapie rimborsabili. Infine, dal punto di vista assistenziale o socioassistenziale, una volta stabilita la cronicità della patologia si deve valutare quale Ente si farà carico – e come – della gestione della eventuale invalidità.
In Italia si sta lavorando ad un progetto nazionale di linee guida per aiutare pazienti e medici nella gestione della sindrome post-Covid. Al momento sono attive delle iniziative regionali, come nella regione Marche – che ha realizzato un sistema di gestione del paziente post-Covid attraverso l’ottimizzazione della presa in carico del soggetto – o di singole strutture sanitarie sparse sul territorio. Un esempio è l’ambulatorio multi-specialistico del Policlinico Umberto I di Roma che ha inoltre avviato progetti di telemedicina non solo per i pazienti Covid ma anche per i non-Covid, proprio per gestire il bisogno di salute anche da un punto di vista sociale oltre che sanitario.
Prof. Gherardi, lei ha fatto riferimento alla creazione di Long Covid Unit per i medici di medicina generale che devono seguire i pazienti. Può spiegare meglio di cosa si tratta?
In Italia, a differenza degli Stati Uniti e dell’Inghilterra, non sono state ancora emanate delle linee guida per i medici di medicina generale nella gestione dei pazienti post Covid dimessi dall’ospedale. Un paziente che riscontra dei sintomi long covid a chi deve rivolgersi? Al medico di medicina generale che lo indirizzerà ad un ambulatorio polispecialistico “Post covid Unit”. È quindi necessario, da una parte dare al paziente un’informazione adeguata, senza creare allarmismo, su come affrontare una condizione alla quale potrebbe andare incontro una volta dimesso dall’ospedale e dall’altra consentire al medico di medicina generale di indirizzarlo in un centro specializzato che (collaborando col medico di MG) lo prenderà in carico senza ricoverarlo.
Tanto più è grave la sintomatologia al momento del ricovero tanto più è alta la probabilità di sviluppare la sindrome post covid. Quanto è importante il diritto di cura?
In Italia il diritto alla cura è un diritto costituzionale (Art. 32). È un dovere che lo Stato si assume e è un dovere ineludibile.
Oltre 80% di soggetti affetti da Covid dichiara di essere tornato al lavoro ma di non aver ripreso appieno l’attività lavorativa come prima della malattia. Se l’invalidità sarà permanente chi si farà carico di questa situazione?
Per quanto riguarda l’invalidità temporanea è stata recentemente emanata una circolare sulla gestione del paziente post covid per il datore di lavoro. Se la malattia da post covid dovesse portare ad un’invalidità permanente la situazione diventa complessa in quanto bisogna definire quale Ente, (INPS, INAIL, Regione) deve subentrare.
In caso di visite specialistiche il sistema sanitario è in grado di provvedere in modo efficace?
Il sistema sanitario nazionale deve provvedere all’erogazione delle visite specialistiche e delle cure, ma la malattia deve essere prima riconosciuta come entità nosologica, eventualmente invalidante.
Arrivare prima e non inseguire il virus. Poi riformare il sistema sanitario. A suo giudizio in che modo è possibile affrontare il long covid dal punto di vista sociosanitario?
Il Sistema Sanitario Nazionale com’è oggi organizzato non funziona, è quindi necessario riaccentrare sotto un organismo unico la sanità. L’implementazione delle politiche sanitarie può essere lasciata ai territori, ma solo se esistono delle linee guida nazionali obbligatorie. Il sistema ospedaliero deve essere organizzato con strutture specializzate per patologie, come ad esempio lo è l’ospedale Bambino Gesù, una struttura di eccellenza, specializzata in pediatria. La medicina territoriale va rivista non solo in termini di investimento, ma anche di impostazione. Il medico di medicina generale riveste un ruolo importantissimo nella gestione della salute a 360 gradi, dalla prevenzione alla terapia, ma necessita di giusti strumenti per l’assistenza: per esempio è mai concepibile che un solo medico possa farsi carico di oltre mille pazienti? Come può fornire una assistenza di qualità? E’infine molto importante, trovare un equilibro tra sanità pubblica e privata dando ampio spazio al secondo pilastro della sanità (quello assicurativo) quale supporto fondamentale al Servizio Sanitario Nazionale.
Alla luce di quanto detto e sulla base di quanto emerso dalla tavola rotonda, quali sono le sue considerazioni finali?
Vorrei chiudere con un messaggio rivolto al mondo della politica. Spero che i politici siano in grado di trarre delle lezioni da quello che è successo con la malattia da Covid-19. La gestione della malattia è stata disastrosa: centinaia, se non migliaia, di morti potevano essere evitati. Sono stati spesi milioni di euro che potevano essere investiti in modo diverso e più proficuo, è stata uccisa l’economia che doveva essere salvaguardata. Di contro, un grande plauso al popolo Italiano che ha dimostrato una pazienza, uno spirito di sopportazione e una capacità di aderire alle imposizioni della politica, in modo encomiabile. Concludo con un sentito ringraziamento a tutti i medici, infermieri, personale sanitario non infermieristico, forze dell’ordine e Croce Rossa che si sono impegnati in prima linea nell’affrontare l’emergenza sanitaria, sopperendo con il proprio sacrificio – anche di vite umane – alla latitanza dello Stato.