Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Il sistema sanitario indiano cresce ma il turismo medico nel Paese potrebbe causare gravi danni
Dall’India arriva un sistema sanitario che fa scuola all’Occidente.
Dai banchi dell’esecutivo del Paese è stato ufficializzato infatti uno dei più grandi sistemi di assistenza sanitaria finanziati con fondi pubblici e destinato a sostenere economicamente programmi e interventi per 500 milioni di cittadini poco abbienti, un totale di circa 100 famiglie. Il Paese offre da tempo assistenza e cure mediche gratuite, ma oltre l’80% della popolazione non riesce ancora ad accedere alle prestazioni.
Il primo ministro indiano, Narendra Modi, ha presentato ufficialmente a Ranchi, nello Stato del Jharkhand, il nuovo programma ‘Ayushman Bharat‘ ha dichiaraton che un progetto di tale grande portata non è mai stato sviluppato prima al mondo, “tratteremo tutti – ha assicurato – fino all’ultima persona in sala d’attesa”.
Un comunicato del Ministero della Salute chiarisce che gli assistiti riceveranno una copertura fino a 5.900 euro all’anno per cure ospedaliere secondarie e terziarie.
E’ prevista inoltre la creazione di 150 mila “Centri di salute e benessere” destinati ai settori della maternità e dell’infanzia, con speciale attenzione al trattamento di disturbi gravi e delle malattie non infettive.
Oltre il 17% della popolazione spende almeno il 10% del budget familiare per i servizi medici, mentre oltre l’82% delle famiglie non ha accesso all’assicurazione sanitaria, secondo uno studio del 2014 pubblicato dalla National Organization of Surveys (NSSO), un’Agenzia del Ministero delle Statistiche.
Stando ai dati diffusi dalla Banca Mondiale, nel 2014 l’India ha speso l’1,4% del PIL nel sistema sanitario, una cifra ancora insufficiente secondo gli attivisti. Nel Paese inoltre manca il personale medico, ma anche le strutture ospedaliere che si presentano impreparate davanti alla grande urgenza e spesso si ricorre a cliniche private davvero costose. Modi ha dunque commentato che questa nuova misura rappresenta “un grande passo avanti per l’India, come futuro hub sanitario per la diffusione di servizi medicali innovativi, accessibili e di migliorata qualità”.
A partire dal 2005 in India si è diffuso sempre di più il cosiddetto “turismo medico”, dovuto all’arrivo di persone provenienti da paesi più ricchi che ricorrono alla sanità indiana tralasciando quella vicino casa. Questo fenomeno è reso possibile in gran parte da americani privi di assicurazione sanitaria che non si possono permettere di pagare decine di migliaia di dollari per una singola operazione. L’India per questa fascia di popolazione dunque rappresenta un’ottima via di scampo. Tutto questo ha avuto inizio circa tredici anni fa quando il governo ha introdotto un visto straordinario per favorire l’intera industria medica. A questo si è aggiunta una novità che ha reso l’ambito clinico indiano più allettante agli “stranieri”. A cittadini di 150 paesi del mondo la legge indiana consente di fare richiesta del visto medico online, velocizzando le pratiche della pesante burocrazia. Nel 2016 il ministero del Turismo indiano ha approvato oltre 170 mila visti medici, il 45 per cento in più rispetto al 2015.
Chiaramente si tratta di un’ottima possibilità per l’economia del Paese e per la crescita dell’industria che potrebbe spingere molti medici indiani espatriati per investire in altri Paesi del mondo a fare ritorno e sciogliendo uno dei grandi nodi della sanità indiana: l’assenza di personale medico. Questa crescita tuttavia se assume toni inediti potrebbe provocare maggiore disparità sociale tra l’élite medica del settore privato e la rete del pubblico spesso indebolita da casi di malasanità