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Smart working: dai rapporti con i colleghi agli orari come la pandemia ha cambiato il mondo del lavoro

22 Febbraio 2021

a Cura della dott.ssa Maura Pistella

 

La condizione di emergenza nazionale dovuta alla pandemia di Covid-19 sta avendo un grande impatto sulla salute psicologica di tutta la popolazione e ad oggi il contenimento della diffusione del virus non è ancora definitivamente risolto. 

Questo stato di “attenzione”, ci ha reso più consapevoli dell’importanza della nostra salute. 

Se da un lato la letteratura scientifica ha osservato vissuti di stress, paura e ansia elevati durante la pandemia, dall’altro la natura dell’uomo spinge ad un adattamento funzionale, attraverso la “Resilienza”, che è la nostra capacità di reagire proattivamente agli stimoli negativi generati dalle quotidiane situazioni avverse. Il Center for Diseas Control and Prevention 2020 evidenzia come la reazione allo stress di una persona può variare nel tempo, a seconda delle circostanze, e tali differenze possono essere influenzate da esperienze, dalla personalità e dal proprio contesto sociale. Nell’attuale stato di emergenza viviamo una condizione unica e sappiamo che le cose non torneranno come prima, almeno non a breve. Tutti noi oggi dobbiamo essere flessibili per adattarci a circostanze che cambiano velocemente, tollerando un certo grado di incertezza. 

La comprensione dell’evento aiuta a gestirlo in termini di strategie costruttive che possono aiutarci a fronteggiarlo. Sarà proprio questa elaborazione che ci permetterà di trovare il significato a questo momento nella nostra vita. Le ricerche scientifiche indicano quale strumento per affrontare al meglio la pandemia e riacquistare lo stato di benessere il saper trovare un aspetto positivo nel problema reale e sapersi adattare con flessibilità alle situazioni proposte, la stessa che ha cambiato il nostro lavoro, facendoci rimanere in casa in modalità “smart working”, permettendoci di ridurre i rischi di contagio e facendoci sentire al “sicuro”.  

Lavorare da casa frequentemente significa immergersi totalmente nelle proprie attività, perdendo la cognizione del tempo e del contesto in cui ci si trova. Spesso il pc, il tablet o lo smartphone, con cui si opera, rimangono perennemente accesi, da quando ci si sveglia a quando si va a dormire la sera, generando dei seri problemi correlati all’“ansia” rispetto ai risultati lavorativi ottenuti e alle eventuali richieste in arrivo. L’esposizione prolungata dei lavoratori a fattori “stressogeni” può rappresentare fonte di rischio per la salute degli individui, siano essi di tipo psicologico, quali ansia, depressione, sia prettamente fisici, quali emicranie, dolori muscolari, abbassamento delle difese immunitarie, con conseguenze anche sulla riduzione dell’efficienza lavorativa, sia essa in presenza o remoto. In alcuni casi si potrebbe facilmente rilevare una sindrome da Workaholism, si tratta di una sindrome camaleontica, che si mimetizza con facilità, in quanto, da parte del lavoratore si instaura una vera dipendenza da lavoro, rilevandosi una risorsa umana molto produttiva. Bisogna quindi fare attenzione nel lavorare da casa, in solitudine, per evitare il generare di una sorta di disorientamento e affaticamento mentale. 

Per poter diminuire i rischi di stress ci sono alcuni semplici accorgimenti, come definire i ritmi di continuità lavorativa e stabilire delle pause programmate, creando un ciclo lavorativo come in ufficio. È consigliabile utilizzare le pause per svolgere brevi attività pratiche che non impegnino la componente intellettiva, meglio sarebbe poter fare degli esercizi fisici per contrastare la sedentarietà. Lavorando davanti a uno schermo è bene anche defaticare periodicamente la vista. Queste abitudini aiutano al mantenimento della concentrazione e prevengono cefalee da tensione che spesso si associano ad un’attenzione protratta. Occorre pensare anche alle relazioni, ad oggi vissute in modo frustrante in un clima di sospetto e di evitamento dovuto alla paura di contagio, nonché alle normative che ci obbligano a ridurre i contatti sociali, creando un mondo relazionale sempre più virtuale. Il lockdown ha esposto tutti agli stessi rischi e pericoli dando modo ad ognuno di noi di sperimentare la condivisione di solidarietà e sostegno reciproco. Il tutto richiede anche una particolare attenzione da parte delle aziende, che possono attivare sportelli di ascolto psicologico e strumenti di welfare. 

Dobbiamo tornare ad abitare le relazioni in ufficio prendendoci cura dei colleghi, degli spazi, delle attività di lavoro in un concetto di collaborazione e innovazione.  

Tags: lavoro, psicologia, salute, smart working

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