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I social network che fanno male ai bambini
Si stanno diffondendo sempre di più le piattaforme web pensate per i più piccoli. Facebook, tra i social network maggiormente utilizzati al mondo, ha lanciato nel 2017 Messanger Kids, un’app di messaggistica specificatamente pensata per bambini tra i 6 e i 12 anni. Non richiede un account Facebook poiché quest’ultimo, a causa di leggi federali, non è utilizzabile sotto i 13 anni. La nuova applicazione invece è caratterizzata da diversi controlli parentali e i genitori possono scegliere con chi è possibile chattare o meno.
Attualmente, questa nuova versione di Messenger è uscita negli Stati Uniti per alcuni clienti e solo per Ios, ma si sta già progettando la versione per Android con una grafica che contiene adesivi ed emoji, pensati appositamente per i più piccoli. L’app permette di chattare e di fare video-chiamate con i propri contatti e non richiede l’iscrizione da parte dei bambini, ma potrà essere utilizzata tramite l’account dei genitori. Non prevede pubblicità o la possibilità di fare acquisti online, e offre la possibilità di bloccare alcuni contatti, ma non di cancellare o nascondere i messaggi che potranno così essere sempre controllati dai genitori.
Nonostante queste caratteristiche positive che, tra l’altro, sembrano essere numerose, l’applicazione è stata fortemente criticata da medici e psicologi, perché risulterebbe un ulteriore stimolo ai giovani di vivere costantemente in un mondo virtuale che fa male alla salute.
Recenti studi americani hanno analizzato profondamente tutte le attività condotte sui social network nell’arco di due anni e gli effetti prodotti su diversi aspetti psicosomatici quali la soddisfazione, il benessere mentale, il benessere fisico e la massa corporea. Le ricerche sono riuscite a dimostrare che le relazioni sociali reali fanno aumentare il benessere, mentre quelle virtuali lo farebbero diminuire, e ciò varrebbe in particolare per il benessere mentale. In particolare, l’effetto negativo più che alle attività specifiche svolte online, sarebbe legato alla durata dell’utilizzo.
Un’indagine britannica della Royal Society for Public Health condotta su 1.479 giovani britannici fra i 14 e i 24 anni, sostiene che Instagram sia la più nociva per la salute ed il benessere psicologico. La piattaforma di Kevin Systrom viene percepita negativamente per quanto riguarda ansia, depressione e per la cosiddetta sindrome da esclusione Fomo, la “fear of missing out”, che porta le persone nel panico quando sono disconnesse e non possono seguire costantemente gli aggiornamenti in bacheca.
Per l’ente britannico Twitter, Facebook e Snapchat si posiziano rispettivamente al secondo, terzo e quarto posto dietro YouTube che provocherebbe una forte diminuzione del sonno. Secondo l’istituzione guidata da Cramer quindi, è ormai necessario educare all’uso dei social network nel corso delle lezioni scolastiche cosicché tutti i bambini e ragazzi imparino ad usarli correttamente ed in maniera più consapevole.
Un altro grande problema presente sui social network riguarda il fenomeno del cyberbullismo, una piaga che colpisce sempre più giovani e dalla quale è molto difficile difendersi. L’unica soluzione, in questo caso, risulterebbe essere è la prevenzione e l’informazione, e le strutture scolastiche giocano ancora un ruolo fondamentale.
Inoltre, per tenere al sicuro i propri figli adesso è possibile attivare il Parental control sui propri dispositivi elettronici. Può succedere che i bambini decidano di utilizzare in tutta autonomia gli smartphone e i tablet ed iscriversi ai social network. In questo modo, quando un bambino lo utilizza, non potrà accedere a specifiche parti del dispositivo. Ad esempio è possibile negare l’accesso allo store online, in modo da non installare applicazioni pericolose, come possono essere le piattaforme social se non si è capaci a utilizzarle.