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Solitudine e rischio demenza
La demenza colpisce il 5% della popolazione over 65 e il 30% degli over 85.
Si manifesta con disturbi della memoria, e con difficoltà nel pianificare le cose e nel risolvere i problemi, difficoltà nel trovare le parole e nell’esprimersi, difficoltà di orientamento e cambiamenti della personalità.
Finora si sapeva che il fattore di rischio principale fosse l’età, ma uno studio condotto da esperti della Florida State University (FSU) su persone dai 50 anni in su e pubblicato su The Journals of Gerontology ha rivelato che la solitudine aumenterebbe il rischio di demenza del 40% nell’arco di 10 anni. Un secondo studio, condotto nei Paesi Bassi e pubblicato sul Journal of Neurology Neurosurgery and Psychiatry, ha evidenziato che chi si sentiva solo aveva sviluppato la demenza nel più del doppio dei casi rispetto a chi non si sentiva solo. Sfumatura interessante: non sarebbe la situazione oggettiva di essere soli, quanto l´assenza percepita di legami sociali ad aumentare il rischio di demenza.
La solitudine, infatti, non coincide necessariamente con il vivere soli, quanto con il sentirsi isolati socialmente ed affettivamente. Promuovere un invecchiamento attivo, favorendo il coinvolgimento delle persone all´interno della propria comunità, e specialmente le relazioni sociali all’interno della famiglia e della rete amicale, diventa un importante fattore protettivo contro le demenze, impatta positivamente sulla qualità della vita degli anziani e contribuisce allo sviluppo della società nel suo complesso.