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Stagione dei pollini tra asma e rinite
L’esperto “L’inquinamento atmosferico accentua l’insorgere di allergie”. A colloquio con il dottore Beniamino Praticò
Occhio al calendario della fioritura, soprattutto se soggetti ad allergie primaverili. È questo il consiglio che esperti di allergologia dispensano in vista della stagione dei pollini che se da un lato regala panorami mozzafiato, dall’altra potrebbe scatenare gravi crisi respiratorie che in alcuni soggetti possono richiedere addirittura assistenza rianimatoria per rischio di morte. Quattro italiani su dieci soffrono di allergie primaverili, con sintomi che iniziano molto precocemente nel caso di pollinosi da nocciolo e cipresso, a cui seguono pollinosi ancora più insidiose come le sensibilizzazioni alle graminacee e al polline di parietaria. Secondo un’indagine realizzata dall’Anifa, l’associazione nazionale dell’industria farmaceutica dell’automedicazione, la fioritura delle piante rende la primavera la stagione dei raffreddori: gli starnuti colpiscono un’ampia fascia di popolazione e per chi è vittima di allergie, nel periodo di impollinazione, non c’è via di scampo nell’arco di tutta la giornata. Quest’anno inoltre la situazione assume contorni più preoccupanti a causa di temperature elevate mantenute per lunghi periodi che hanno portato a veri e propri picchi da record di impollinazione. Diversi studi hanno dimostrato inoltre che l’inquinamento atmosferico accentua l’insorgenza di allergie e può favorire l’aumento dei disturbi allergici. Lo sostiene anche il dottore Beniamino Praticò specialista in malattie dell’apparato respiratorio e in malattie infettive e da poco nominato direttore dell’Unità Operativa di Medicina Interna dell’ospedale Bufalini di Cesena e del Marconi di Cesenatico.
Dottor Praticò che cosa intende quando parla di “picchi di polline”?
In questo momento i calendari pollinici dimostrano che questo è stato un anno eccezionale a causa delle prolungate temperature al di sopra delle medie stagionali che hanno portato a picchi particolarmente elevati di fioritura pollinica . I pazienti, questa “straordinarietà climatica” , l’hanno avvertita in maniera decisa grazie all’alta pressione persistente di fine febbraio. Alta pressione atmosferica in primavera, inquinamento e impollinazione vanno sempre più a braccetto: l’alta pressione atmosferica schiaccia gli strati più bassi dell’atmosfera provocando un incremento degli inquinanti (polveri sottili, ozono, ossido nitrico, CO2) che a loro volta determinano un’incrementata espressione delle proteine allergeniche di cui sono costituiti i pollini. Tutto questo genera una maggior incidenza di disturbi respiratori sia per gli aumentati livelli di polveri sottili che possono causare malattie delle vie respiratorie e del sistema cardiocircolatorio, sia per l’incrementata allergenicità dei pollini che, nei pazienti sensibilizzati, diventano particolarmente “aggressivi”.
Pertanto, allergie e inquinamento ambientale interagiscono?
A febbraio quando c’è stato il picco dell’alta pressione atmosferica e delle temperature elevate abbiamo raggiunto in molte città, livelli di Pm10 superiori a 50 mcg per metro cubo. La relazione fra livelli di inquinamento ambientale da polveri sottili e incidenza delle malattie dell’apparato respiratorio, è una delle evidenze più consolidate degli ultimi decenni. Non è un caso che Greta Thunberg, la sedicenne attivista svedese per lo sviluppo sostenibile, si opponga in maniera decisa nei confronti dell’effetto serra che è causa dei cambiamenti climatici di cui siamo oggi tutti testimoni. Questa giovane ragazzina ha richiamato l’attenzione sul tema della difesa dell’ambiente consapevole che per garantire un futuro vivibile sul nostro pianeta sia troppo importante tenere alta l’attenzione su queste tematiche.
Quali sono dunque le problematiche respiratorie con cui devono fare i conti i pazienti?
Oltre a comuni starnuti, naso ostruito con scolo nasale, occhi rossi, lacrimazione, i pazienti sperimentano tosse secca e difficoltà a respirare e a riposare di notte; tali sintomi vengono sperimentati fino al 30-40% degli italiani.Le riniti, vere e proprie irritazioni della mucosa, e le congiuntiviti che sono la causa più frequente di “occhio rosso”, sono il risultato di un’infiammazione dello strato mucoso più esterno che riveste sia le cavità nasali sia la sclera dell’occhio e la superficie interna della palpebra. La causa,come sottolineavo parlando del legame tra allergie e inquinamento, può essere ricondotta agli elevati livelli di Pm10 e/o all’aumentata potenzialità del potere allergenico dei pollini che sviluppano livelli elevati di “infiammazione” a livello delle mucose.
Per quanto riguarda l’asma?
Rispetto ai pazienti rinitici, un numero inferiore di pazienti, circa il 7% della popolazione, soffre di asma. Chi presenta un’asma da pollini necessita di un trattamento farmacologico perché questa potrebbe essere una patologia con sintomatologia clinica anche estremamente grave e in alcuni casi addirittura fatale. Le persone che presentano sintomi di asma da polline dovrebbero avere familiarità con i “calendari pollinici”, conoscere cioè quali sono i periodi di fioritura delle piante a cui sono allergiche così da evitare il più possibile di trovarsi esposti ad alte concentrazioni di pollini nell’aria. Chi è allergico alle graminacee, ad esempio, dovrà astenersi dal passeggiare o svolgere attività fisica nei prati, per quanto possibile, nelle fasi in cui si registra un picco pollinico.
Secondo alcuni le allergie andrebbero curate con pratiche omeopatiche. Lei cosa ne pensa?
In termini di efficacia la terapia farmacologica riesce ad ottenere un controllo migliore dei sintomi. Molte cure omeopatiche hanno effetti simili ai farmaci tradizionali . Non sono contrario all’omeopatia ma raccomando sempre che l’obiettivo terapeutico sia il controllo pieno della sintomatologia.
La ricerca a tal proposito a che punto è arrivata?
Esistono forme più gravi di asma che non rispondono alle terapie farmacologiche convenzionali. L’asma grave è una forma che per sua natura non risponde ad alcuna cura farmacologica . Da alcuni anni, in questi casi, abbiamo a disposizione farmaci “biologici” che attraverso meccanismi immunologici, bloccano gli anticorpi responsabili dell’allergia o riducono le cellule del nostro sangue, responsabili di allergie.
Infine, se un bambino presenta allergie come devono muoversi i genitori?
Nel meccanismo immunoallergico c’è sempre una componente di tipo genetico/familiare. Uno dei genitori del piccolo che presenta sintomi di allergia è necessariamente affetto o “portatore” del gene che determina problematiche allergologiche. In questa tipologia di famiglie bisogna sottoporre il bambino a indagini allergologiche precoci per ottenere una diagnostica precoce. Conoscere precocemente l’assetto immunologico e il livello di sensibilizzazione del bambino ci permette di attuare terapie preventive efficaci. Nei pazienti intensamente sensibilizzati a pollini anche se il piccolo paziente non manifesta sintomi particolari bisognerebbe ridurre l’esposizione agli ambienti esterni nei periodi in cui i calendari pollinici evidenziano picchi elevati dell’allergene responsabile