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Stop al disturbo da gioco d’azzardo!
Disturbo da gioco d’azzardo, le strategie di intervento: dalla prevenzione alla cura. L’intervista alla dott.ssa Adriana Iozzi.
Marco ha una fidanzata e un sogno: lavorare in un programma radiofonico. Aniello Apicello, direttore dell’emittente privata “Fantasy”, gli affida un programma del mattino, introducendolo non solo all’arte radiofonica ma anche a quella del gioco d’azzardo. Marco ottiene un contratto a Radio Deejay grazie a Claudio Cecchetto. Lasciata Firenze, parte alla volta di Milano, dimenticando amici e debiti. Nonostante i successi raccolti dietro al microfono della più celebre radio nazionale, il giovane non tarda nel mettersi nuovamente nei guai, giocando ai cavalli e accumulando debiti. Spetterà alla famiglia, ai colleghi e ad una cassiera di un’agenzia ippica riconsegnarli la serenità. Marco, interpretato dall’attore Elio Germano, è il protagonista del film “La mattina ha l’oro in bocca”, del 2008, diretto da Francesco Patierno e tratto dal romanzo autobiografico di Marco Baldini, “il giocatore”, famoso speaker toscano ed ex spalla di Fiorello, al quale il gioco d’azzardo ha rovinato la vita tanto da fargli perdere il lavoro e gli affetti.
È un film, uno dei tanti, che ha affrontato il gioco d’azzardo, una dipendenza non chimica, che fa tante vittime nella vita reale, tanto da essere addirittura considerata “l’eroina del nuovo millennio”. Oltre a Marco Baldini sono caduti nella trappola del gioco d’azzardo anche Mara Maionchi, nota produttrice discografica, che in un’intervista ha dichiarato di aver contrastato quello che era diventato un pericoloso vizio con le maniere forti. Emilio Fede, storico giornalista, è stato uno dei più famosi giocatori d’azzardo. Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, in un’intervista ha dichiarato che una volta ha anche pensato al suicidio, aveva perso tutto quello che aveva ed era succube degli strozzini. Insomma, l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo o fare scommesse in denaro si chiama disturbo del gioco d’azzardo (DGA). È un comportamento compulsivo, con serie conseguenze sia sulle relazioni sociali che sulla propria salute. È quindi una patologia “sine substantia” ed in letteratura è stata dimostrata la comorbilità con altre patologie quali la depressione, l’ipomania, il disturbo bipolare, l’impulsività, l’abuso di sostanze (alcol, tabacco, sostanze psicoattive illegali), disturbi della personalità (antisociale, narcisistico, istrionico, borderline), il deficit dell’attenzione con iperattività, il disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia e altri disturbi fisici associati allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa, etc).
In Italia è purtroppo un fenomeno in espansione e secondo i dati diffusi dal Ministero della Salute, e dallo Studio IPSAD (IFC-CNR Pisa), condotto nel 2013-2014, è risultato che circa 17 milioni di persone adulte (42,9% della popolazione) hanno giocato almeno una volta somme di denaro. Di questi, meno del 15% ha un comportamento definibile “a basso rischio”, il 4% “a rischio moderato” e l’1,6% “problematico” (oltre 800.000 persone, prevalentemente di sesso maschile – rapporto M/F=9:1). Secondo la relazione annuale al Parlamento 2015 (Dipartimento Politiche Antidroga), il totale di pazienti in carico ai Servizi per GAP ammonta ad oltre 12.300 persone. (fonte: ministero della Salute).
Il disturbo da gioco d’azzardo non è solo un fenomeno sociale, ma una vera e propria patologia da non sottovalutare sin dai primi segni. È possibile prevenire la malattia? Come riconoscerla? Quali sono le cure?
Health Online l’ha chiesto alla dottoressa Adriana Iozzi, f.f. Direttore di UFC SerD Zona 1 Firenze, Psichiatra e Psicoterapeuta; organizzatrice e coordinatrice insieme alla dottoressa Antonella Manfredi, Direttore Area Dipendenze, Azienda USL Toscana Centro, del Convegno svoltosi recentemente a Firenze dal titolo “Il disturbo da Gioco d’azzardo: dalle evidenze scientifiche alle strategie d’intervento”. L’iniziativa è stata promossa dal Dipartimento salute mentale e dipendenze dell’AUSL Toscana centro e ha avuto come obiettivo quello di illustrare i vari aspetti clinici, dalla prevenzione alla cura del disturbo da gioco d’azzardo.
I Servizi per le dipendenze (SerD) dell’AUSL Toscana Centro si occupano da anni di questo tipo di dipendenza comportamentale e garantiscono una pronta accoglienza delle richieste da parte degli utenti e delle loro famiglie.
Dottoressa Iozzi da cosa nasce questa iniziativa quali sono stati i punti fondamentali dell’incontro? Quanto sono importanti iniziative volte alla sensibilizzazione e all’informazione?
“Questa iniziativa nasce dall’esigenza di informare e sensibilizzare non solo gli Operatori dei SerD, ma tutta la Comunità sui rischi correlati al gioco d’azzardo. Abbiamo esaminato tutti gli aspetti clinici del Disturbo da Gioco d’Azzardo(DGA): dagli interventi di prevenzione rivolti alla Comunità con la Lezione Magistrale del Prof.Gioacchino Lavanco (Università di Palermo) alla prevenzione mirata agli adolescenti; a tale scopo sono stati presentati i risultati di un progetto nato dalla collaborazione tra l’UF SERD C di via Lorenzo il Magnifico, da me diretto, e il Dipartimento di NeuroFarba (prof.ssa Caterina Primi). Sono state presentate, dalla sottoscritta, le Linee di Indirizzo sul Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale(PDTA) che la regione Toscana ha deliberato il 6 settembre 2016. Tali Linee di Indirizzo sono state redatte dal Gruppo Tecnico Regionale Gap, costituto da Operatori dei SERD della Toscana e Operatori del Privato Sociale, che ccordino personalmente
Il PDTA della Regione Toscana è stato approvato ed incluso nel documento elaborato dall’Osservatorio Nazionale sul GAP (Ministero della Salute) il 25 settembre 2017.
Le relazioni successive hanno illustrato tutte le fasi del percorso di cura rivolto al giocatore e ai familiari, nonché i meccanismi neurobiologici che stanno alla base di tale dipendenza comportamentale. Infine, sono stati trattati gli aspetti giuridici e finanziari del DGA.
Come individuare quando si è di fronte ad una patologia?
“Quando iniziano ad esserci alcuni ‘campanelli di allarme’: il giocatore trascorre gran parte del tempo a giocare, aumenta sempre di più la quantità di denaro investito, aumenta il suo coinvolgimento emotivo, mente ai familiari, è ‘assente’ nei suoi ruoli, trascura gli affetti, il lavoro, inizia a contrarre debiti”.
È un fenomeno in crescita? È vero che le fasi del ciclo di vita dove più frequentemente emerge la dipendenza da gioco d’azzardo sono l’adolescenza e l’età anziana?
È un fenomeno destinato ad aumentare perché l’offerta è massiccia, per l’incremento di modalità di accesso al gioco sia sul territorio, con una diffusione capillare dei punti dove è possibile giocare, sia con l’incremento di modalità di accesso al gioco attraverso tecnologie quali ad esempio cellulare, smartphone, tablet e computer. La pubblicità è incessante. Si può giocare nelle 24 ore ed in qualunque luogo. Ci sono delle fasce più vulnerabili come gli adolescenti e/o gli anziani ma il gioco d’azzardo interessa tutte le età.
Il Gratta e Vinci, le scommesse sportive e i giochi d’azzardo online sono quelli più “gettonati” tra i giovani, mentre gli anziani invece, preferiscono il gioco del bingo, le lotterie e le slot machine. È così?
“Sì, forse il gioco del bingo non sembra essere così rilevante, preoccupano molto di più le altre tipologie di gioco citate”.
Quanto influisce la varietà di tipologie dei giochi d’azzardo facilmente reperibili e con vincite immediate?
“Sicuramente influisce la tipologia perché, ad esempio, le basse vincite stimolano il giocatore a prolungare il tempo dedicato al gioco, fino a alla perdita del controllo, le caratteristiche delle New Slt e/o VLT, le luci, i suoni, l’ambiente dove sono collocate. Infatti, le NewSlot rappresentano il 27% della raccolta complessiva, le VLT il 24% (insieme oltre al 50%)”.
Il gioco ha la capacità di impossessarsi totalmente del giocatore con conseguenze negative sulla vita reale. Quali sono i rischi maggiori?
“Il DGA è una tipologia di dipendenza che ha il potere di distruggere intere famiglie perché in questo caso la ‘droga’ è rappresentata dal denaro. Il giocatore patologico non riesce a smettere di giocare nonostante i debiti che contrae, anzi, è convinto di potersi rifare ‘rincorrendo così le perdite’ (distorsioni cognitive). Oltre al patrimonio familiare sono a rischio i rapporti affettivi, il posto di lavoro. Quando arrivano al SERD, le famiglie sono distrutte da tutti i punti di vista; non dimentichiamo i rischi di suicidio per i gravi sensi di colpa vissuti dal giocatore”.
Quali sono i primi segnali da non sottovalutare? È possibile prevenire la patologia?
Quando si nota un cambiamento delle abitudini della persona: è irritabile, insonne, trascorre maggior tempo fuori casa, si dimentica impegni importanti, è spesso in ritardo al lavoro, aumenta le spese, sottrae denaro, contrae debiti. È possibile prevenire la dipendenza ma, soprattutto, è necessario sensibilizzare le persone che è possibile curarla, che è necessario intervenire precocemente per ridurre i gravi danni correlati. Sia il giocatore che i familiari possono rivolgersi, in modo gratuito e riservato, ai SERD cioè ai Servizi specialistici con personale adeguatamente formato sul problema. Ai SERD possono rivolgersi anche i familiari senza il giocatore, quando quest’ultimo ancora non riconosce di avere un problema con il gioco”.
Quali sono le strategie di intervento?
“L’equipe di professionisti è multidisciplinare (medico, psicologo, assistente sociale, educatore). Viene effettuata inizialmente, dopo l’accoglienza, una valutazione delle condizioni psicofisiche della persona, delle relazioni familiari per capire quale programma terapeutico è più indicato. Sono previste all’interno del SERD attività di gruppo ed individuali. È possibile effettuare una consulenza legale e/o finanziaria per la situazione debitoria presentata. È indispensabile che la famiglia partecipi al programma terapeutico. Ci sono poi interventi terapeutici specifici, come quello sugli aspetti cognitivi disfunzionali presentati dal giocatore e il tutoraggio economico, ovvero il controllo delle spese, del flusso delle risorse economiche per poi procedere ad un piano di risanamento debitorio”.
Alla luce di quanto detto, quali sono i suoi consigli?
“Quando c’è un sospetto che ci possa essere un familiare con il problema del gioco d’azzardo, di rivolgersi quanto prima ai nostri servizi, di non farsi dominare dal sentimento di vergogna e/o di paura del giudizio. adriana.iozzi@uslcentro.toscana.it tel.055/6933430-6934406”.