Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Tamponi e test sierologici Sars-Cov2: le differenze
Ad oggi il gold standard per la diagnosi è il tampone molecolare. Anche i test antigenici rapidi sono utili all’identificazione del virus Sars-cov-2. Il test sierologico indica la presenza nel sangue degli anticorpi
Con le misure più stringenti del nuovo Dpcm per arginare la risalita dei contagi del virus Sars -CoV2, facciamo il punto sui progressi della ricerca nello sviluppo di test in grado di identificare il virus.
Sin dall’inizio dell’epidemia la ricerca scientifica, oltre a concentrarsi nel rendere presto disponibile un vaccino efficiente ed efficace, ha elaborato dei test per il Covid-19. Si tratta di esami che rilevano l’infezione in atto o il grado di immunizzazione. In questi giorni si sta parlando molto dell’utilità dei test rapidi. “Oggi il gold standard per la diagnosi raccomandato dall’Oms è il test molecolare, comunemente chiamato tampone – ha detto il presidente dell’istituto Superiore della Sanità Silvio Busaferro – Abbiamo però autorizzato, negli aeroporti e raccomandato nelle scuole, anche il test antigenico rapido. Da ultimo provvedimento è anche raccomandato ai contatti stretti che sono venuti in contatto con un positivo”.
Tampone molecolare nasofaringeo, Test antigenico rapido, Test salivare e Test sierologico: quali sono le principali differenze?
L’esame del tampone molecolare nasofaringeo (Rt-Pcr) avviene prelevando del materiale genetico del virus dalle mucose del naso e della gola tramite un bastoncino lungo simile ad un cotton-fioc ed identifica se c’è l’infezione in atto, anche in assenza di sintomi. Al momento è lo strumento di diagnosi più efficace e attendibile per rilevare l’infezione e monitora in tempo reale la situazione di contagio. Il prelievo, rapido e un pò fastidioso, viene eseguito da operatori sanitari che lo inviano ad un laboratorio specializzato. Il risultato che conferma se il virus è presente nel faringe per mezzo di test molecolari (Real Time Polymerase Chain Reaction, RT-PCR) arriva tra le 24 e le 48 ore, ma in questo periodo di record da tamponi, anche più tardi.
Per monitorare in maniera rapida la diffusione del virus nella popolazione, sono stati sviluppati dei test rapidi. È il caso del test antigenici, anche essi eseguiti dagli operatori sanitari. Il procedimento è lo stesso del tampone molecolare, ma rileva la presenza di proteine virali (antigeni) in modo più rapido – 15 minuti – e meno costoso in quanto non richiede l’impiego di apparecchiature. Il materiale biologico prelevato dalla gola o dal naso, senza raggiungere le parti più profonde, viene miscelato in un reagente e poi versato su una striscia di carta che tramite una reazione biochimica mostrerà con un segnale colorato la presenza o meno degli antigeni di Sars-CoV-2. I test antigenici rapidi hanno una sensibilità e specificità minore rispetto a quello molecolare. Anche se possono risultare meno affidabili, rappresentano comunque uno strumento utile per uno screening veloce. Le linee guida delle autorità sanitarie prevedono che chi risulti positivo al test rapido per il Covid, sia sottoposto poi al tampone molecolare per confermare l’esito. È stato recentemente introdotto come esame di screening veloce negli aeroporti e porti e raccomandato nelle scuole.
Nel test salivare si ricercano tracce del virus nella saliva. La risposta ancora più rapida: pochi minuti. Ci sono due tipi di test salivare: uno molecolare e un altro antigenico. Per il primo, testato nel laboratorio dell’Istituto Spallanzani di Roma, si utilizza uno dei sistemi del tampone naso faringeo molecolare. Per quello salivare antigenico l’Istituto romano ha testato due soluzioni. Una ha mostrato livelli di sensibilità simili ai tamponi antigenici rapidi, ma necessita dell’analisi in laboratorio quindi non è utilizzabile nei casi di screening rapidi negli aeroporti. La seconda è quella “saponetta” ovvero lettura visiva, in questo caso non richiede una strumentalizzazione di laboratorio e consente il risultato in pochi minuti. Un esempio è Daily Tampon, il tampone salivare tutto italiano capace di rilevare in soli 3 minuti se si è positivi o meno al coronavirus SarsCov2 dalla saliva. È stato realizzato da un’azienda brianzola di Merate (Lecco) in collaborazione con l’università del Sannio. Il procedimento è il seguente: si prende un campione di saliva con uno specifico cotton-fioc, si appoggia sul tampone e i tre reagenti danno il risultato: positivo due strisce, negativo una. Il sistema è simile a quello dei test di gravidanza.
I test sierologici invece indagano la presenza degli anticorpi del virus SARS-CoV-2 nel sangue. Sono gli anticorpi IgG, quelli prodotti tra il 9 e 12 giorno, ad essere indicativi dell’immunità che rimangono nell’organismo più a lungo, ma per quanto tempo è un tema ancora in fase di dibattito. A cosa servono i test seriologici? “A capire se una persona è stata esposta al virus” ha spiegato Giovanni Rezza, Direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, alla conferenza webinar “L’importanza dei test sierologici per la ricerca e la sorveglianza” organizzato dall’Associazione culturale Nazionale Onlus “Giuseppe Dossetti”. “Una persona sieropositiva probabilmente ha un certo grado di protezione, ma ancora non sappiamo se è al 100%.”.
Il test sierologico è un valido strumento per ricostruire la trasmissione del virus tra la popolazione. “È stato molto utile per elaborare degli studi di siero prevalenza a fronte del numero dei casi di Covid-19 riportati e quante sono le persone che si sono infettate”. Perché è importante sapere quante sono le persone colpite dal virus Sars-CoV2? “Per sapere il tasso di letalità reale di infezione, valutazione che prima dell’arrivo dei test sierologici si basava sui casi ospedalizzati”. A differenza del tampone molecolare, il test sierologico non è uno strumento diagnostico “però – ha detto Rezza – può permettere di fare diagnosi nel momento in cui viene rilevata la presenza di anticorpi in un caso sospetto di Covid che non ha fatto il tampone molecolare in tempo reale”. È importante sottolineare che i test sierologici non sostituiscono il test fatto sul tampone (test molecolare). Il Ministero della Salute in caso di positività ai test sierologici, raccomanda sempre effettuare il tampone.
Il test sierologico aiuta a contenere il fenomeno ma “in un momento in cui riprende la crescita dell’incidenza, lo screening con test sierologici può servire meno ad identificare i casi acuti, è più utile il ricorso al tampone molecolare o al test antigenico”. “È chiaro – ha concluso – che siamo di fronte ad un virus nuovo ed è importante che ci sia un’evoluzione tecnologica in grado di aiutare la ricerca a definire meglio alcuni aspetti della storia naturale della malattia e le dinamiche epidemiche. Pertanto i test sierologici sono uno strumento utilissimo ma il quale utilizzo deve essere destinato a obiettivi specifici”.
Il test sierologico standard è fatto su un prelievo di sangue che viene analizzato in laboratorio ma esistono anche test rapidi chiamati “pungidito” che si eseguono con un procedimento simile ai test per misurare la glicemia, ma rilevano solo la presenza o meno degli anticorpi non la quantità. A differenza del test sierologico standard, che impiega 48 ore per fornire una risposta, per quelli rapidi è di 15 minuti.