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Telepsichiatria – Limiti e possibilità
“Avere pregiudizi spesso si dimostra cosa molto utile.” (S. Freud)
Il rapporto medico-paziente, in qualsiasi branca della medicina esso sia inserito, è una dinamica estremamente delicata, basata sulla fiducia, la considerazione e la competenza del proprio dottore, elementi che trovano la propria ragion d’essere in una complessa relazione sociale che si crea tra i due soggetti coinvolti.
In un contesto in cui gran parte della nostra vita è asservita alla tecnologia ed i rapporti umani sempre più spesso nascono (e muoiono) on-line, anche la Medicina non poteva che esserne coinvolta. Tutto viene digitalizzato con notevoli vantaggi – ed a volte svantaggi – sia in campo medico che economico.
La telemedicina nasce con l’intento di migliorare e potenziare le prestazioni al servizio dei cittadini, associando a questo un risparmio in termini economici da parte delle strutture pubbliche. In questo quadro si inserisce la telepsichiatria, una pratica il cui raggio d’azione sta diffondendosi considerevolmente soprattutto in Nord Europa, in Canada e negli Stati Uniti, con una sperimentazione in corso in circa 13 paesi (fonte: Corriere.it).
Alcuni studi hanno dimostrato che, tra i vari campi di applicazione, questa è risultata essere una delle discipline con la migliore efficacia ed il miglior rapporto costo/beneficio (1).
Permetterebbe infatti di ridurre le distanze fisiche che spesso dividono il medico ed il paziente, avvicinando di fatto il servizio al fruitore, appianando una situazione di possibile disagio psichico derivante da tale lontananza; in altri casi permetterebbe al paziente di sentirsi meno “condizionato” all’interno di un rapporto vis à vis.
Questo sistema può risultare utile anche grazie alla riduzione dei tempi di intervento dei medici nell’elaborazione di diagnosi. La stessa strumentazione necessaria inoltre – banda larga, impianti audio-video adeguati, sistemi di trasmissione satellitare… solo per citarne alcuni – ormai non propone più costi proibitivi.
Sotto questo punto di vista quindi l’utilizzo della tecnologia sembrerebbe agevolare la fruizione di servizi in alcuni casi materialmente inaccessibili, permettendo di sviluppare piani di trattamento più flessibili.
Senza escludere l’appeal che il progresso della tecnologia ha sulle nuove e vecchie generazioni e che quindi, magari anche solo per curiosità, potrebbe avvicinare il paziente a dei servizi di consulenza a sua disposizione.
D’altra parte sorgono spontanee alcune domande sull’effettiva efficacia in termini di terapia di questa pratica e soprattutto sulla sua applicabilità al contesto italiano.
In tal senso svariate limitazioni hanno riguardato innanzitutto gli studi – ed i progressi – condotti oltreoceano, che hanno mostrato dei contrasti con quella che era la normativa italiana in materia, in particolare quella contenuta all’interno del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani – utilizzo di tecnologie per la comunicazione a distanza nell’attività Professionale degli Psicologi. Questo ha portato – e porterà ancora – ad una ridefinizione dei campi di applicazione della telemedicina e della relativa regolamentazione, nonché ad una determinazione di nuovi sistemi di sicurezza e trattamento di informazioni.
Un altro aspetto riguarda più strettamente il rapporto diretto medico-paziente.
Alcuni studi (2) hanno infatti dimostrato quanto questo risulti fondamentale all’interno di una dinamica di cura, in cui il contatto visivo e la presenza fisica del medico diventano gli elementi essenziali che distinguono di fatto il consulente/diagnosta dal terapeuta.
Può un’immagine proiettata su uno schermo sostituirsi alla concretezza di una figura umana? Può la comunicazione digitale, per quanto siano avanzati oggi i sistemi di trasmissione, sostituirsi a quella puramente verbale e fisica? Può davvero un medico, a prescindere da tutti gli studi sostenuti ed i risultati ottenuti, entrare realmente in contatto con il proprio paziente ed interpretarne l’inconscio attraverso il filtro di un video?
La medicina ha fatto e continuerà a fare passi da gigante nei prossimi anni e la tecnologia in questo senso diventa la base imprescindibile del progresso sotto tutti i punti di vista, medici e non.
Ma resta una domanda: vi immaginate uno psichiatra mentre fa la spesa al mercato che interpreta un sogno ad un paziente in videoconferenza sul proprio Ipad?
BIBLIOGRAFIA:
(1)_Roine R, Ohinmaa A, Hailey D: Assessing telemedicine: a sys-tematic review of the literature. Canadian Medical Association. Journal, 2001, 165, 765-771
(2)_”Nuove possibilità di valutazioni psichiatriche con sistemi web-based: uno studio pilota” – Dipartimento di Scienze Psichiatriche e Medicina Psicologica, Università La Sapienza, Roma – 2005