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Tumore al pancreas: un “ospite indesiderato” la causa della morte di Gianluca Vialli

9 Gennaio 2023
Tumore al pancreas: un "ospite indesiderato" la causa della morte di Gianluca Vialli

Che cos’è la neoplasia che ha causato la morte dell’ex calciatore e capo delegazione della Nazionale Azzurra

Il mondo del calcio piange un’altra morte a causa di una malattia.

A tre settimane dalla morte di Sinisa Mihajlovic e dopo qualche giorno da quella di Pelè, il 6 gennaio, all’età di 58 anni, è scomparso Gianluca Vialli. L’ex calciatore e capo delegazione della Nazionale Azzurra ha lottato per cinque anni contro un tumore al pancreas, un “ospite indesiderato”, come chiamava lui la neoplasia diagnosticata nel 2017.

Il pancreas è un organo ghiandolare di forma allungata, lungo circa 18-20 cm, situato in profondità nell’addome, tra lo stomaco e la colonna vertebrale: produce diversi ormoni molto importanti tra i quali l’insulina e il glucagone (che regolano il livello degli zuccheri nel sangue) e vari enzimi (per esempio la tripsina) che, trasportati dai dotti pancreatici nell’intestino, contribuiscono alla digestione e all’assorbimento dei nutrienti.

Circa il 70 per cento dei tumori del pancreas si sviluppa nella testa dell’organo, tale neoplasia prende il nome di adenocarcinoma duttale del pancreas, nome che indica proprio l’origine della neoplasia dall’albero duttale.

Il tumore del pancreas si manifesta quando alcune cellule, nella maggior parte dei casi le cellule di tipo duttale, si moltiplicano senza più controllo. Le cellule tumorali che crescono nel pancreas si diffondono purtroppo con grande facilità ai linfonodi vicini e ad altri organi quali il fegato e i polmoni, oppure possono diffondersi nell’addome dando luogo alla cosiddetta “carcinosi peritoneale”.

Inoltre, il tumore del pancreas non dà segni di sé fino a quando non ha raggiunto dimensioni notevoli o ostruisce i dotti biliari o vasi importanti.

Sintomi
La neoplasia in fase precoce non dà segni particolari, e anche quando sono presenti, si tratta di disturbi piuttosto vaghi, che possono essere interpretati in modo errato sia dai pazienti sia dai medici. Sintomi più chiari (variabili a seconda della zona del pancreas dove ha avuto inizio il tumore) compaiono quando il tumore ha iniziato a diffondersi agli organi vicini o ha bloccato i dotti biliari.

Possono così manifestarsi perdita di peso e di appetito, ittero (colorazione gialla degli occhi e della pelle), dolore nella parte superiore dell’addome o nella schiena, debolezza, nausea o vomito.

Cura
L’intervento chirurgico, oltre ad essere molto impegnativo è diverso a seconda della localizzazione del tumore. Per i tumori della testa del pancreas è indicato l’intervento di duodenocefalopancreasectomia che prevede l’asportazione in blocco della testa pancreatica, del duodeno, dell’ultima parte dello stomaco e della via biliare. In caso di tumori del corpo e della coda queste porzioni di pancreas vengono asportate in blocco con la milza, senza intaccare organi del tubo digerente.

Dopo l’intervento può essere necessario eseguire una chemioterapia, che rappresenta anche l’unica arma a disposizione, insieme alla radioterapia, per i tumori che non sono operabili. In casi selezionati si può ricorrere anche a una chemioterapia prima dell’intervento chirurgico, cosiddetta neo-adiuvante.

Il tumore al pancreas rappresenta circa il 3% delle nuove diagnosi. La percentuale dei pazienti che sopravvive a 5 anni dalla diagnosi è molto bassa, in più della metà dei casi la malattia si scopre quando è già in fase avanzata e difficile da trattare. Solo nel 7% dei pazienti la diagnosi viene fatta quando la malattia è ad uno stadio iniziale.

Obiettivo dei ricercatori è quello di intercettare con ampio anticipo i segnali della progressione della malattia e mettere a punto nuove strategie di diagnosi e di cura.

La Ricerca
“I principali progressi della ricerca riguardano due aspetti”, spiega Aldo Scarpa anatomopatologo AIRC. Il primo si riferisce “all’aver scoperto che i precursori del carcinoma possono essere visibili (tumori cistici iniziali) con l’ecografia, e possono essere tenuti sotto controllo e rimossi chirurgicamente”. “Nella maggior parte dei casi però i precursori non sono visibili – sottolinea l’esperto – e il tumore si sviluppa in modo silente”. Questo rende la diagnosi tardiva e non tutti i pazienti possono essere operati. La ricerca sta facendo progressi grazie al sequenziamento dei genomi dei tumori nell’ambito del Consorzio Internazionale sul Genoma del Cancro cui partecipano anche ricercatori italiani sostenuti da AIRC. È stato sequenziato l’intero genoma di più di 500 casi e identificato lo spettro di anomalie genetiche e molecolari presenti in questi tumori. Queste nuove informazioni hanno permesso di identificare diversi sottotipi di cancro del pancreas sulla base del profilo genetico, ognuno con mutazioni peculiari con risvolti terapeutici che sono attualmente in sperimentazione. I dati prodotti hanno anche stimolato una intensa ricerca per identificare marcatori di diagnosi precoce dei soggetti più a rischio.

Tags: adenocarcinoma duttale del pancreas, AIRC, Aldo Scarpa, asportazione, carcinosi peritoneale, chemioterapia, debolezza, digestione, dotti biliari, fegato, Gianluca Vialli, insulina, ittero, linfonodi, malattia, nausea, neoplasia, organo ghiandolare, ormoni, Pelè, polmoni, radioterapia, ricercatori, Sinisa Mihajlovic, tripsina, tumore al pancreas, vomito
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Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in Scienze Politiche e dal 2001 è iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il Master in Gestione e Marketing di imprese in TV digitale, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Successivamente, ha ampliato le sue competenze specializzandosi con il Master in Marketing & Communication Management presso 24ORE Business School. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione dedicato alla Sanità Integrativa.

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