Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Tumore al seno, prevenzione e diagnosi precoce. Dall’Università di Chicago i risultati di una nuova ricerca per diminuire i rischi: Health Online ne ha parlato con la dott.ssa Annalisa Perego, senologa
È il più frequente tumore femminile e, stando ai dati, colpisce 1 donna su 8 oltre i 40 anni. È il cancro al seno. Dall’analisi dei dati dei registri tumori italiani, si stima che in Italia siano diagnosticati circa 46.000 nuovi casi/anno di carcinoma della mammella. Oltre ad essere il primo tumore per frequenza, il cancro della mammella è anche la principale causa di mortalità oncologica nella donna, anche se, grazie a diagnosi precoci e terapie sempre più efficaci, la sopravvivenza è in netto aumento.
Per combattere la neoplasia gli strumenti principali sono la prevenzione e la diagnosi precoce.
Health Italia ha intervistato la dottoressa Annalisa Perego, chirurgo senologo presso l’Italian Medical center Dubai.
Quanto è importante la prevenzione? E come deve essere fatta?
“La prevenzione per il tumore della mammella è fondamentale, come lo è per tutti i tipi di tumore. Sono stati identificati molti fattori di rischio, alcuni modificabili, come gli stili di vita. Tra le abitudini dannose si possono citare, per esempio, un’alimentazione povera di frutta e verdura e ricca di grassi animali, il fumo, l’obesità , una vita sedentaria e l’assunzione per più di 5 anni di terapia ormonale sostitutiva postmenopausa. L’allattamento al seno protratto oltre l’anno risulta invece essere protettivo contro l’insorgenza del tumore.
Vi sono però purtroppo anche altri fattori di rischio non modificabili da parte della donna, come l’età (la maggior parte di tumori del seno colpisce oltre i 40 anni), un periodo fertile breve (prima mestruazione tardiva e menopausa precoce) e fattori genetici.
La prevenzione del tumore del seno deve cominciare a partire dai 20 anni con l’autopalpazione eseguita con regolarità ogni mese. È indispensabile, poi, dopo i 30 anni, proseguire con visite annuali del seno eseguite da uno specialista senologo e associate ad ecografia bilaterale. Raggiunti i 40 anni, all’ecografia va affiancata anche la mammografia, per aumentare il potere diagnostico delle indagini”.
Ricordiamo che ottobre è stato il mese della prevenzione…
“In tutto il mondo la campagna di prevenzione ha come obiettivo quello di sensibilizzare un numero sempre più ampio di donne sull’importanza vitale della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella, informando il pubblico femminile anche sugli stili di vita correttamente sani da adottare e sui controlli diagnostici da effettuare. Spesso si tende ad andare dal medico solo quando si accusano dei disturbi. In genere, le forme iniziali di tumore del seno non hanno nessuna manifestazione clinica e non provocano dolore. Uno studio effettuato su quasi mille donne con dolore al seno ha dimostrato che solo lo 0,4% di esse aveva una lesione maligna, mentre nel 12,3% erano presenti lesioni benigne, come ad esempio le cisti, e nel resto dei casi non vi era alcuna patologia ed il dolore era provocato solo dalle naturali variazioni degli ormoni durante il ciclo. Il tumore si può manifestare con noduli palpabili o addirittura visibili, anche se in genere questi sono segni di una forma tumorale già avanzata e non di una forma identificata in fase precoce. Importante segnalare al medico anche alterazioni del capezzolo, secrezioni da un capezzolo solo (se la perdita è bilaterale il più delle volte la causa è ormonale), cambiamenti della pelle (aspetto a buccia d’arancia o retrazioni) o della forma del seno.
Con il miglioramento delle tecniche radiologiche e della maggior consapevolezza della donna, la maggior parte dei tumori del seno oggigiorno viene diagnosticata quando non dà ancora segno di sé e si vede solo con la mammografia e l’ecografia. Si parla in tal caso di lesione preclinica, cioè un tumore ancora allo stato iniziale, quando è più facile da curare”.
Individuare la neoplasia nella fase iniziale aumenta notevolmente la possibilità di curarla in modo definitivo?
“Certamente! Se la malattia è scoperta in fase precoce, la sopravvivenza dopo 5 anni dalla diagnosi raggiunge anche il 98%. Negli ultimi 20 anni i tassi di guarigione sono raddoppiati grazie a diversi fattori, tra cui il miglioramento delle terapie, l’anticipazione diagnostica e la presa di coscienza delle donne”.
Secondo i risultati di una ricerca realizzata dall’Università di Chicago e pubblicati sulla rivista scientifica Chemical Research in Toxycology, è emerso che la birra, o meglio il luppolo, diminuirebbe il rischio di cancro al seno. Secondo i ricercatori, il luppolo ha proprietà protettive contro il cancro al seno, in quanto la pianta contiene l’opeina, conosciuta anche con il nome di 8-prenilnaringenina, che è un fitoestrogeno molto potente. Per essere efficace, però, si deve assumere come integratore alimentare, quindi in capsule. La ricerca in qualche modo è partita al contrario. Da tempo l’opeina è utilizzata contro il nervosismo, i disturbi del sonno, per stimolare l’appetito o ancora per combattere le vampate di calore tipiche della menopausa. Queste capacità della pianta sono state confermate da diversi studi clinici, tanto che l’utilizzo del luppolo per la cura di questi problemi è universalmente riconosciuto, grazie all’azione sedativa esercitata dal lupulone e dall’umulone contenuti nel luppolo. I ricercatori americani volevano capire se questa sostanza fosse un fattore di rischio per il tumore al seno, perché la terapia ormonale sostitutiva in alcuni casi è ritenuta un fattore di rischio. Hanno così applicato l’estratto del luppolo a due diverse linee di cellule del seno per monitorare l’effetto sul metabolismo degli estrogeni delle cellule. Le loro ricerche però hanno dimostrato esattamente il contrario. Secondo i loro risultati, il luppolo ha un effetto protettore e diminuisce il rischio di sviluppare il cancro al seno, poiché lo stesso processo potrebbe attivare le sostanze chimiche che impediscono i tumori in via di sviluppo. Per il professor Bolton, capo del team di scienziati, la ricerca ha dimostrato che il luppolo sarebbe particolarmente efficace per tenere lontano il cancro al seno nelle donne sottoposte a trattamento ormonale sostitutivo (HRT) durante la menopausa.
Dottoressa Perego, cosa ne pensa?
“Questa nuovissima ricerca appena pubblicata potrebbe portare ad ottimi risultati in termine di prevenzione della malattia, ma ovviamente è solo allo stadio iniziale. I risultati sono stati ottenuti per il momento solo in vitro. A questo punto non ci resta da far altro che aspettare che la ricerca di Chicago possa in qualche modo essere confermata da ulteriori studi anche in vivo, cioè su gruppi di donne, ma già questo primo tassello mira a comporre un mosaico senz’altro interessante”.
I progressi della medicina e degli esami di screening, negli anni, hanno permesso una diagnosi precoce, consentendo così una diminuzione dell’indice di mortalità. L’ecografia in 3D, la sonda molecolare per una diagnosi nel corso dell’intervento chirurgico, sono alcuni esempi di come oggi si hanno a disposizione strumenti importanti per combattere il cancro al seno.
Dottoressa, oltre alla prevenzione è di primaria importanza anche la diagnosi precoce, soprattutto quando ci sono più casi in famiglia. Si stima che circa il 5-7 per cento dei tumori del seno è ereditario, legato cioè alla presenza nel DNA di alcune mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2. È così? quali sono i suoi consigli?
“In linea generale, tumore familiare è un termine che indica la presenza del tumore in una famiglia, (linea materna o paterna) senza che vi sia una evidente trasmissione della malattia da una generazione alla successiva o sia riconosciuto un gene responsabile, mentre il termine ereditario suggerisce la presenza di una mutazione dimostrata dal test genetico di alcuni geni (BRCA1-BRCA2) che si possono trasmettono ai discendenti. Il 5-7% dei tumori alla mammella sono di tipo ereditario, dal 15 al 20% sono di carattere familiare e in circa il 70-75% il tumore è sporadico cioè correlato a fattori ambientali in individui che non presentano familiarità, né ereditarietà.
Le donne che rientrano nelle prime due categorie sono considerate soggetti ad alto rischio di sviluppo del tumore mammario e seguono un percorso di prevenzione leggermente diverso. Dovranno sottoporsi a controlli clinici e radiologici più ravvicinati nel tempo, prevedendo anche in molti casi l’utilizzo della risonanza magnetica, aumentando in tal modo la possibilità di una vera e propria diagnosi precoce”.
La prevenzione è un’arma molto importante per combattere i tumori e la diagnosi precoce consente di individuare nella fase iniziale la neoplasia e procedere così ad una terapia mirata.
“La salute è il primo dovere della vita” (Oscar Wilde), non dimentichiamolo mai.