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Il tumore della vescica si può prevenire
NE ABBIAMO PARLATO CON IL PROF. TORTORA E IL DR. IACOVELLI DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI VERONA
La vescica è l’organo che ha il compito di raccogliere l’urina che viene filtrata dai reni prima di essere eliminata dal corpo.
Il tumore della vescica consiste nella trasformazione in senso maligno delle cellule che ne rivestono la superficie interna. La neoplasia rappresenta circa il 3% di tutti i tumori e, in urologia, è secondo solo al tumore della prostata.
È più comune tra i 60 e i 70 anni, ed è tre volte più frequente negli uomini che nelle donne. Alla diagnosi, il tumore della vescica è superficiale nell’85% dei casi, infiltrante nel 15%. Quella alla vescica è una forma di tumore sempre più diffusa in tutti i paesi occidentali. In Europa ogni anno colpisce circa 175.000 persone e provoca 52.000 decessi (5.600 solo in Italia).
La sopravvivenza a cinque anni supera, in Italia, il 70% dei casi.
Fino ai primi anni novanta, i tassi di mortalità legati a questo tumore si sono mantenuti costanti in Europa, ma negli anni successivi hanno iniziato una discesa che ha permesso di raggiungere importanti traguardi sul fronte della riduzione del numero di decessi (meno 16% per gli uomini e meno 12% nelle donne). Secondo i dati riferiti dai ricercatori coinvolti in uno studio internazionale realizzato nel 2008 e finanziato anche da fondi AIRC, sul tumore della vescica in 27 Paesi Europei questi progressi sono stati confermati. Le percentuali di riduzione variano nei diversi Paesi presi in considerazione, ma la tendenza alla diminuzione è praticamente presente ovunque, con le sole eccezioni di Croazia, Polonia, Ungheria e Danimarca.
Seguire uno stile di vita sano ed eliminare altri possibili fattori di rischio, come l’esposizione a particolari sostanze nocive sul luogo di lavoro, le infezioni urinarie e un regime alimentare povero di frutta e verdura, potrebbero aver contribuito a rendere ancora migliori i risultati.
Grazie quindi agli studi internazionali e ai progressi della scienza che negli ultimi anni ha investito molto sulla lotta a questo tumore, e all’introduzione di terapie sempre più efficaci e meno dannose per l’organismo, dal tumore alla vescica si può guarire.
Questa neoplasia si può anche prevenire, ma pochi lo sanno.
È quello che è emerso in un recente sondaggio dell’Associazione italiana di Oncologia Medica (AIOM), svolto su 1.562 cittadini (il 61% uomini) di età compresa tra i 20 e gli 80 anni, dal quale è emerso che il 37% degli italiani non ha mai sentito parlare della neoplasia e il 78% non sa che si può prevenire.
Un dato interessante è che per il 68% degli italiani il tumore alla vescica è inguaribile.
Quali sono i fattori di rischio di questa neoplasia? Secondo l’83% è l’inquinamento il principale responsabile, mentre per il 76% è una questione genetica e per l’84% dipende dall’età.
Per saperne di più, Health Online ha intervistato il prof. Giampaolo Tortora, oncologo del Dipartimento di Medicina dell’Università degli Studi di Verona e ricercatore AIRC e il Dr. Roberto Iacovelli, specialista in tumori urologici presso la stessa Oncologia.
È possibile prevenire il cancro alla vescica? È sufficiente seguire uno stile di vita sano e fare attenzione ad altri fattori di rischio, come l’esposizione a particolari sostanze nocive sul luogo di lavoro, le infezioni urinarie e un regime alimentare povero di frutta e verdura?
“Lo stile di vita sano che preveda una costante attività fisica e una corretta alimentazione ricca in frutta e verdura è sempre raccomandabile, in quanto impatta significativamente oltre che sulla riduzione del rischio della maggior parte delle neoplasie, anche sulla riduzione delle malattie cardiovascolari, che rappresentano le principali cause di morte nella popolazione occidentale”.
È vero che il fumo, nemico numero uno per una probabile insorgenza del tumore ai polmoni, è considerato anche il primo fattore di rischio per la vescica?
“Si, il fumo è il principale responsabile del tumore della vescica, oltre che del tumore al polmone e dei tumori del distretto cervico-facciale. Quindi l’astensione dal fumo rappresenta il primo passo nella ricerca di una vita sana. Oggi sappiamo che per un fumatore il rischio di avere un tumore della vescica ritorna al livello della popolazione generale dopo almeno 15 anni di astensione dal fumo”.
Chi sono le persone considerate più a rischio?
“Per il tumore della vescica, i dati nel mondo industrializzato ci dicono che il fumo di sigaretta e l’esposizione ad alcune sostanze chimiche come le amine aromatiche, l’anilina o l’arsenico, utilizzate soprattutto nelle vernici, nella lavorazione della gomma o dei metalli sono tra le possibili cause di questo tumore. Ovviamente, il fumo rappresenta la più diffusa è anche la più facilmente eliminabile”.
Ci sono dei segnali o sintomi specifici per i tumori vescicali che permettano una diagnosi precoce? Urinare frequentemente o la difficoltà nel farlo sono campanelli d’allarme da non sottovalutare?
“La peculiarità del tumore della vescica è quello di dare manifestazione della sua presenza fin nelle fasi precoci e questo attraverso la presenza di sangue nelle urine, che si colorano di rosso. L’ematuria appunto è il principale segno e non va mai sottovalutata in quanto può essere associata alla presenza di un tumore nella vescica o nelle vie urinarie superiori, come gli ureteri o la pelvi renale. Il medico di famiglia in primis e lo specialista urologo suggeriranno poi gli esami da eseguire per capire se l’ematuria è data dalla presenza di una neoplasia o da altre cause, come le infezioni delle vie urinarie. Altri sintomi che possono suggerire la necessità di ulteriori accertamenti sono l’aumento della frequenza ad urinare in assenza di un quadro di cistite infettiva”.
È vero che il tumore alla vescica è difficile da curare perché colpisce soprattutto persone anziane spesso affette da altre malattie?
“Come molti tumori, il rischio di avere un tumore della vescica aumenta con l’età. L’ultimo rapporto dell’Associazione di Italiana di Oncologia Medica sui numeri del cancro in Italia ci dice che questo è del 6% prima dei 50 anni e raddoppia al 12% dopo i 70. Ovviamente, le persone più anziane sono anche quelle affette da altre patologie come diabete, insufficienza renale o problematiche cardiovascolari, che possono limitare le possibilità di cura. In particolare, il deterioramento della funzionalità renale è uno dei fattori per decidere se somministrare o meno il cisplatino, che è ad oggi il chemioterapico più attivo nel contrastare questa malattia”.
Quali sono le terapie adottate? Quando è necessaria la chirurgia e quali sono gli obiettivi?
“Il trattamento del tumore della vescica si avvale di quanto di meglio è oggi disponibile in oncologia, ovvero della chirurgia, della radioterapia e di molteplici terapie mediche. Tuttavia, data la sua rarità e la complessità di gestione, c’è bisogno di un team esperto dove urologo, oncologo e radioterapista si parlino tra loro, in quanto i diversi trattamenti possono tra loro embricarsi al fine di raggiungere un più alto tasso di guarigione. In generale, la chirurgia è indicata in tutti i casi di malattia localizzata alla vescica e diventa un’opzione valida nei casi di coinvolgimento linfonodale, tuttavia la sua efficacia aumenta se nella strategia terapeutica viene introdotta la terapia medica. Sappiamo infatti che la chemioterapia seguita dalla chirurgia produce risultati migliori della chirurgia da sola nella malattia operabile. Così come i pazienti non operabili per presenza di comorbidità possono giovarsi della radioterapia associata alla chemioterapia, con risultati sovrapponibili alla chirurgia”.
Le novità principali di nuovi studi realizzati negli ultimi anni hanno evidenziato, anche in questa patologia neoplastica, il ruolo dell’immunoterapia con l’introduzione di anticorpi anti-PD1 e anti-PD-L1, in grado di ripristinare la capacità del nostro sistema immunitario di riconoscere e aggredire il cancro. Questi farmaci hanno dimostrato di essere efficaci e meglio tollerati rispetto alla tradizionale chemioterapia. Cosa ne pensate ?
“L’immunoterapia rappresenta un notevole passo in avanti in oncologia, in quanto ha aumentato il potenziale terapeutico a nostra disposizione. Gli studi più recenti hanno dimostrato come questi farmaci siano in grado di aumentare la sopravvivenza rispetto alla chemioterapia, a prezzo di una minore incidenza di effetti collaterali. Allo stato attuale, le indicazioni con le quali questi farmaci saranno resi disponibili saranno due, dopo il fallimento di una chemioterapia o nei pazienti che non possono giovarsi di un trattamento chemioterapico. Proprio per questo ultimo gruppo di pazienti, che solitamente ha minori possibilità terapeutiche, a Verona abbiamo disegnato uno studio per valutare l’attività di un nuovo immunoterapico che vedrà la partecipazione di altri centri in Italia e che partirà nei prossimi mesi. Oltre questi aspetti dell’immunoterapia stiamo anche studiando nuovi farmaci a bersaglio molecolare che possano essere somministrati solo a quei pazienti che hanno specifiche alterazioni molecolari tali da garantire una maggiore possibilità di successo. L’obbiettivo è sempre quello di fornire le migliori cure disponibili a tutti i pazienti e di contribuire alla ricerca medica in questa patologia”.
Dal sondaggio è emerso che otto persone su dieci vorrebbero ricevere maggiori informazioni e notizie. Secondo voi quanto è importante informare la popolazione sul tumore alla vescica?
“La corretta informazione è sempre un vantaggio, sia per il medico che per il paziente. Essere informati consente di evitare ritardi diagnostici e di ricevere le migliori cure disponibili. Ovviamente, il tumore della vescica rappresenta una malattia ad incidenza più bassa se paragonata a quella del polmone, della mammella o dell’intestino e con una relativa facilità di diagnosi che però non deve portare a trascurare i primi segni di malattia. La migliore arma contro il tumore oltre alla prevenzione è sicuramente la diagnosi precoce”.
Alla luce di quanto detto, i consigli degli esperti intervistati da Health Online sono:
- Mantenere un regime di vita sano, con adeguata attività fisica e una corretta alimentazione;
- Astenersi dal fumo di sigaretta;
- Parlare sempre con il proprio medico di famiglia o con l’urologo in caso si noti la presenza di sangue nelle urine;
- Nel caso in cui ci sia già stata la diagnosi di un tumore, affidarsi a quei centri dove vi sia sufficiente esperienza e un team multidisciplinare in grado di assicurare i più alti standard di cura.