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Vaccini. In Italia molti ancora credono alle fake news

3 Dicembre 2018

In Italia la copertura vaccinale contro il morbillo è scesa dal 91% nel 2010 all’85% nel 2016, ma solo lo scorso anno ha conquistato ben 7 punti, raggiungendo il 92%.

È questo il dato fornito dal rapporto Ue-Ocse sui sistemi sanitari. Tra maggio 2017 e maggio 2018 in Europa si sono registrati oltre 13mila casi di morbillo: 4.032 in Italia, 2.752 in Grecia, 2.436 in Francia e 2.127 in Romania. Si tratta di bambini troppo piccoli per il vaccino o adulti che non si sono vaccinati. Nonostante il dato sia in crescita rispetto al passato, Vytenis Andriukaitis, commissario europeo alla salute, ha messo in guardia tutti i Paesi membri della Comunità europea chiarendo che è giunto il momento di mettere da parte le fake news e tutte le teorie fuorvianti per salvaguardare la propria salute e quella dei propri figli.
Lo stesso Commissario poi si è detto pronto ad aiutare l’Italia a raggiungere un livello elevato di copertura vaccinale per raggiungere l’obiettivo comune di un’Europa libera da morbillo entro il 2020 come stabilito dall’Organizzazione mondiale della sanità. “Se fossi un membro del governo italiano – ha detto – il mio approccio sarebbe questo: per favore non create un gap tra Bruxelles e l’Italia’” perché “aiuta solo a far crescere l’euroscetticismo”.

Da parte sua però il Governo italiano non è rimasto con le mani in mano ma ha avviato politiche tese a favorire le vaccinazioni.

Si pensi all’obiettivo fissato dal piano esposto dal ministro della Salute Giulia Grillo che prevede di mantenere l’obbligo della vaccinazione per chi ha tra zero e 16 anni e in più si appresta a coinvolgere 800 mila adolescenti e giovani nella strategia di prevenzione. L’idea è quella di vaccinare anche chi ha più di 16 anni, e fino a 30-35 anni. Nel 2019 si vorrebbero fare 500 mila sedute.
Nonostante ci siano esortazioni dirette dall’Europa e piani del ministero della Salute, in molti sono ancora scettici. Dunque, perché è così importante vaccinarsi? Ebbene, la risposta più completa è certamente fornita dalla storia: le vaccinazioni solo nell’ultimo secolo di modificare radicalmente lo stato di salute delle popolazioni in tutto il mondo. Grazie ad esse sono stati evitati morti e disabilità con un impatto paragonabile alla disponibilità dell’acqua potabile.
Diverse malattie infettive, come la poliomielite, in Italia sono completamente scomparse per effetto della vaccinazione, altre sono vicine alla completa rimozione, si pensi alla difterite, al morbillo, e alla rosolia.

Tuttavia, per raggiungere e mantenere un alto grado delle vaccinazioni è necessario vaccinare più persone possibile. La poliomielite, dichiarata eliminata dalla Regione Europea nel 2002, ha cominciato a diffondersi, nel 2005 in Tajikistan e nel 2013-2014 in Israele, per la presenza di una popolazione non del tutto vaccinata. Per questa e per molte altre ragioni scientifiche, per le malattie che si trasmettono da persona a persona, è importante proseguire sulla strada delle vaccinazioni, anche se in Italia, rispetto ad altre regioni del mondo, il rischio che possano diffondersi alcune malattie è davvero basso. Per le malattie che si trasmettono da persona a persona, le vaccinazioni rappresentano, oltre alla protezione dell’individuo vaccinato, una protezione per l’intera collettività.

Nessun vaccino, infatti, ha un’efficacia del 100%, ma se la percentuale di persone vaccinate supera una certa soglia, vicina a questa percentuale, l’agente infettivo non può più circolare.

Questo fenomeno in inglese si definisce herd immunity che in italiano è spesso detto immunità di gregge.

Tags: copertura vaccinale, stato di salute, vaccini
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Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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