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Vaiolo delle scimmie: cosa fare in caso di contatto con una persona affetta dalla malattia
L’Istituto Spallanzani di Roma ha avviato la vaccinazione per le categorie a rischio
Il 23 luglio dell’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato il vaiolo delle scimmie (Monkeypox) ‘un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale (PHEIC)’ e ha formulato una serie di raccomandazioni.
Continuano a salire i casi di vaiolo delle scimmie in Europa e in Italia. Al 9 agosto sono 17.897 i casi in 41 Paesi e aree di tutta la regione europea. Lo rende noto l’ultimo aggiornamento sull’epidemia di Monkeypox virus dell’Ecdc e Oms Europa. In Italia, dallo scorso maggio, sono stati identificati 599 casi. Il Ministero della Salute ha attivato un Sistema di sorveglianza con le Regioni e le Province autonome sui casi di vaiolo delle scimmie e pubblica un bollettino due volte la settimana.
La maggior parte dei contagiati – si legge nel bollettino Ecdc – è di età compresa tra 31 e 40 anni e per il 99% si tratta di maschi. Il vaiolo delle scimmie si può presentare clinicamente in modo differente: alcune persone presentano sintomi lievi, raramente asintomatiche, altre possono sviluppare sintomi più gravi e quindi necessitare l’ospedalizzazione. Per il 94,8% dei casi i sintomi sono stati un’eruzione cutanea, per il 65% febbre, dolori muscolari, affaticamento e mal di testa. Sono 455 (5,8%) i casi per cui è stato necessario il ricovero in ospedale; di questi, 163 hanno richiesto cure.
Tutti possono ammalarsi: chiunque abbia un contatto stretto di qualsiasi tipo con un caso di vaiolo delle scimmie è a rischio. Si legge nelle FAQ del Ministero della Salute. Il vaiolo delle scimmie non è contagioso come altre infezioni perché richiede un contatto stretto con qualcuno che è infetto (p. es., pelle a pelle, faccia a faccia, bocca a pelle o bocca a bocca), con un ambiente contaminato o oggetti contaminati quali vestiti, lenzuola, asciugamani, posate, dispositivi elettronici e superfici.
Una persona affetta da vaiolo delle scimmie è infettiva a partire dalla comparsa dei sintomi prodromici fino alla caduta delle croste di tutte le lesioni e la formazione di nuova pelle.
Le persone più a rischio sono quelle che convivono o che hanno contatti stretti (compreso il contatto sessuale) con un caso di vaiolo delle scimmie, o che hanno contatti regolari con animali che potrebbero essere infetti. Gli operatori sanitari che assistono pazienti con sospetto o accertato vaiolo delle scimmie devono seguire le misure di prevenzione e controllo delle infezioni (PCI) per proteggersi.
Per coloro che sono stati esposti a una persona con la malattia il Ministero della Salute raccomanda:
- auto-monitoraggio della febbre (almeno due volte al giorno) o di altra sintomatologia riconducibile a MPX (mal di testa, mal di schiena, linfoadenopatia ecc.) o eruzione cutanea da causa sconosciuta nei 21 giorni dall’ultima esposizione al caso. All’eventuale comparsa dei sintomi, informare tempestivamente il Dipartimento di Prevenzione e il medico curante, auto-isolarsi e evitare i contatti stretti compresa l’attività sessuale fino ad esclusione di MPX;
- astenersi dalle attività sessuali per 21 giorni dopo l’ultima esposizione o finché non si esclude l’MPX;
- praticare un’attenta igiene delle mani e respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, con fazzoletti monouso da smaltire correttamente e lavarsi spesso le mani);
- evitare il contatto con persone immunocompromesse, bambini sotto i 12 anni e donne in gravidanza per 21 giorni dopo l’ultima esposizione;
- evitare il contatto stretto diretto con animali, inclusi gli animali domestici, per 21 giorni dopo l’ultima esposizione;
- evitare di donare sangue, cellule, tessuti, organi, latte materno o sperma mentre si è in regime di sorveglianza.
I contatti asintomatici che controllano adeguatamente e regolarmente il loro stato possono continuare le attività quotidiane di routine come andare al lavoro e frequentare la scuola (la quarantena non è necessaria). Le autorità sanitarie locali possono scegliere di escludere i bambini in età prescolare da asili nido, scuole materne o altri ambienti di gruppo. In specifici contesti ambientali ed epidemiologici, sulla base delle valutazioni delle autorità sanitarie, potrebbe essere richiesta l’applicazione di misure quarantenarie.
Recentemente è stato approvato un vaccino per prevenire il vaiolo delle scimmie ma al momento la modalità di contagio e la velocità di diffusione, così come l’efficacia delle misure non farmacologiche, fanno escludere la necessità di una campagna vaccinale di massa.
Da lunedì 8 agosto l’Istituto Spallanzani ha avviato la vaccinazione per il vaiolo delle scimmie per le categorie indicate dalla circolare del Ministero della Salute.
Chi rientra tra le categorie elencate nella circolare (personale di laboratorio con possibile esposizione diretta a orthopoxvirus; persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con uomini (MSM), che rientrano in alcune specifiche categorie di rischio) può prenotarsi mandando una mail a vaccinomonkeypox@inmi.it.
“C’è stata una grande partecipazione e questo significa che le persone hanno compreso la validità dello strumento vaccino. Ribadiamo che non è una malattia grave ma occorre chiudere subito questa partita e far sì che non si estenda al resto della popolazione”. Le parole del direttore generale dell’Istituto per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, Francesco Vaia in un videomessaggio.
La distribuzione del vaccino anti-Monkeypox riguarda per ora 4 Regioni con più casi: Lombardia, Lazio, Emilia-Romagna e Veneto.
“Finalmente si avvia la campagna di vaccinazione contro il vaiolo delle scimmie, uno strumento valido per cercare di bloccare questa epidemia che non sembra arrestarsi. Vista l’alta adesione che si sta registrando in queste ore, credo sia necessario avere subito più dosi rispetto al numero esiguo distribuito. Altrimenti c’è il rischio di non poter dare il vaccino a chi serve”, sottolinea all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit).
“È vero – spiega Andreoni all’ANSA – che i casi in Italia sono stati poco più di 500 e quindi si tratta di una epidemia modesta, ma è anche vero che ormai questa malattia si sta propagando da diverse settimane e non sembra rallentare; quindi un intervento è opportuno per impedire che si propaghi ulteriormente”. L’infezione comunque, rileva, “è limitata al momento ad alcune categorie specifiche a rischio e sembra non interessare la popolazione generale, dove i casi sono pochissimi”. Diversa la situazione in Africa, dove il virus del vaiolo delle scimmie “è endemico ed è molto più complicato attuare campagne di vaccinazione – conclude il professore – ma in Europa una vaccinazione abbastanza disseminata sul territorio potrebbe invece portare a interrompere in modo definitivo la diffusione e la circolazione del virus. Se riusciamo cioè a prevenire l’infezione da persona a persona – conclude Andreoni – impediamo che il virus continui a circolare”.