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Vitamina D nella cura e nella prevenzione dei tumori
La vitamina D è un’alleata della salute, svolge diverse funzioni per il benessere dell’organismo, ma dei suoi numerosi benefici se ne parla poco. Oltre a prevenire l’osteoporosi ed essere anche un valido aiuto per le donne durante la post-menopausa, quando la fragilità ossea aumenta, è stato scientificamente provato che è in grado di ridurre di circa il 12% le infezioni acute delle vie respiratore. Non solo, è anche utile nella prevenzione di alcune patologie intestinali. Uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’università di Sheffield, pubblicato sulla rivista British Medical Journal Open Gastroenterology. ha indagato il legame tra deficit di vitamina D e colon irritabile, studiando un piccolo campione di 51 pazienti. Da un semplice esame del sangue è emerso che la vitamina D era insufficiente nell’82% dei casi: più sono i fastidi della pancia, tanto più sono bassi i valori di vitamina D. Nella seconda fase dello studio, i ricercatori hanno poi verificato che questi pazienti rispondevano bene agli integratori, riuscendo a ripristinare valori normali di vitamina D e hanno dichiarato di aver migliorato la loro qualità di vita rispetto al disagio prodotto dalla colite; questo, secondo gli esperti, potrebbe essere dovuto anche all’azione antidepressiva – altra funzione – della vitamina D.
La vitamina D è quindi ormai considerata più un ormone che una vitamina in quanto regola vari organi e sistemi, tanto che la sua carenza è stata associata a diversi tipi di malattie come il diabete, l’infarto, l’Alzheimer, la Sclerosi multipla e potrebbe essere associata anche ad un maggior rischio di sviluppare una neoplasia.
Secondo alcuni studi ci sarebbe una correlazione tra la carenza di vitamina D e l’insorgenza dei tumori: è emerso, infatti, che persone con alti livelli di questa vitamina nel sangue corrono meno rischi di sviluppare tumori rispetto ai soggetti che hanno livelli più bassi. Dai risultati di una ricerca condotta dai Cancer Treatment Centers of America, inoltre, è stato rilevato che carenze di vitamina D sono spesso riscontrate in pazienti oncologici indipendentemente dal loro stato nutrizionale. Nello specifico, per quanto riguarda il rischio del cancro al colon è stata condotta una ricerca – nell’ambito del grande studio europeo EPIC alla cui realizzazione hanno partecipato diversi ricercatori sostenuti da AIRC – dalla quale è emerso che le persone con i più alti livelli di vitamina D nel sangue hanno un rischio di cancro al colon inferiore di circa il 40% rispetto a chi invece ne è carente. Un legame simile sembrerebbe esistere anche per altri tipi di tumori.
Quali sono le neoplasie nelle quali la carenza è maggiormente coinvolta?
Qual è il ruolo della vitamina D in oncologia?
Health Online l’ha chiesto al Dott. Toni Ibrahim, Responsabile della SSD Centro di Osteoncologia, Tumori Rari e Testa Collo dell’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori (IRST) IRCCS di Meldola (Forlì-Cesena).
Quando si è iniziato a pensare ad un possibile ruolo della vitamina D in oncologia?
“I primi dati di letteratura risalgono agli anni ottanta e si riferiscono a dati sull’osteosarcoma, un tumore osseo nel quale la vitamina D e il metabolismo del calcio ricoprono un ruolo importante. Inoltre, negli stessi anni, si è scoperto che le cellule tumorali del carcinoma della mammella posseggono il recettore della vitamina D, ovvero l’”interruttore” necessario alle cellule per rispondere agli stimoli della vitamina stessa. Inoltre, dati epidemiologici sulla distribuzione geografica del cancro del colon-retto negli Stati Uniti, hanno mostrato che la mortalità dovuta a questo tumore era più alta nei luoghi dove la popolazione subiva un’esposizione alla luce solare minore rispetto ad altri posti. Dato che la vitamina D viene sintetizzata a livello cutaneo proprio in seguito all’esposizione solare, si è ipotizzato che questa molecola abbia un ruolo protettivo per questa patologia”.
Quali sono i tumori nei quali la carenza è maggiormente coinvolta?
“Dagli studi fatti fino ad oggi risulta che i tumori nei quali la carenza di vitamina D ha un ruolo significativo sono quelli del colon retto, del seno, della prostata e dell’ovaio”.
Quali sono gli effetti della vitamina D sul tumore?
“La vitamina D ha diverse funzioni biologiche sia a livello sistemico, come la regolazione della deposizione di calcio nelle ossa, sia a livello cellulare. Quando la vitamina D si lega al proprio recettore all’interno della cellula, questo può entrare nel nucleo e legarsi a sequenze specifiche di DNA modificando l’espressione genica delle cellule, ovvero la qualità e la quantità di proteine che verranno prodotte dalla cellula tumorale. In particolare, la vitamina D sembra avere un effetto protettivo perché inibisce la proliferazione di queste cellule, ne induce la morte e stimola i meccanismi di riparo del DNA che sono spesso alterati nelle cellule malate.
E’ quindi possibile introdurre la vitamina D in una cura oncologica? E quali sono gli effetti quando si introduce nella terapia di un paziente oncologico? La vitamina D è anche in grado di rallentare lo sviluppo del cancro?
“L’oncologo deve tenere particolarmente sotto controllo lo stato di vitamina D nei propri pazienti, soprattutto per il mantenimento dello stato di salute dell’osso. Quando il livello di questa vitamina è deficitario deve essere assolutamente incrementata. I dati sull’effetto della vitamina D rispetto all’andamento della malattia tumorale non sono ancora definitivi e richiedono conferma in studi clinici prospettici e soprattutto randomizzati, ovvero confrontando più gruppi di persone con carenza o presenza di vitamina D”.
Che cosa si intende per salute dell’osso nel paziente oncologico ?
“Il ruolo della vitamina D nel mantenimento dell’integrità dell’osso è fondamentale e soprattutto ne previene la disintegrazione. Quest’ultima condizione avviene solitamente dopo la menopausa nella donna e l’andropausa nell’uomo, ma può verificarsi anche durante i trattamenti oncologici. La perdita della salute dell’osso è responsabile delle fratture, con conseguente impatto negativo sulla sopravvivenza dei pazienti. Inoltre, nei pazienti oncologici sembra che il mantenimento della salute dell’osso abbia un ruolo sull’andamento della malattia, in particolare nel tumore della mammella e della prostata. La vitamina D è molto importante anche per i pazienti con metastasi ossee e per questo occorre integrarla affiancandola alle altre terapie”.
Vitamina D e prevenzione. Alcuni studi di laboratorio hanno dimostrato che la vitamina D è in grado di svolgere attività potenzialmente in grado di prevenire una neoplasia. E’ così? Cosa ne pensa?
“Effettivamente le funzioni biologiche della vitamina D riportano a questa ipotesi. Oltre alle già citate attività della vitamina D sulle cellule tumorali, è importante menzionare la sua capacità di indurre la differenziazione cellulare, ovvero la capacità delle cellule di caratterizzarsi in specifici compiti. Questa differenziazione è correlata a una diminuzione della proliferazione e dell’aggressività tumorale. I dati epidemiologici riguardanti la vitamina D e la prevenzione dei tumori sono contraddittori e richiedono conferme in studi omogenei e randomizzati a più gruppi. A livello più sistemico, come precedentemente detto, ricordo che la vitamina D ha un ruolo importante nella regolazione del metabolismo del calcio e nel mantenimento della salute dell’osso mentre, indirettamente, la sua mancanza può influenzare il processo di metastatizzazione delle cellule”.
In conclusione, c’è un ruolo della vitamina D in oncologia o per adesso ci sono solo stimoli per migliorare la ricerca e ottenere dati sicuri con lo scopo specifico di prevenire il cancro e combattere la progressione della neoplasia? Quali sono le aspettative?
“Ad oggi in oncologia sono in corso centinaia di studi sulla vitamina D che coinvolgono sia gli ambiti legati alla prevenzione sia quelli riguardanti l’andamento della malattia tumorale. Tuttavia, in attesa dei risultati di questi studi, riteniamo molto importante il mantenimento della vitamina D nel sangue a un buon livello, sia in pazienti che abbiano già effettuato trattamenti chemioterapici e per i quali gli esami diagnostici non rilevano più presenza di malattia, sia in pazienti in cui il tumore risulti presente a livello locale o sistemico, in particolare nelle ossa. Il consiglio generale è quello di mantenere uno stile di vita sano attraverso una buona alimentazione che segua le regole della dieta mediterranea, praticando attività fisica, evitando di fumare e limitando l’eccessiva esposizione al sole”.
La vitamina D ha un ruolo fondamentale per il benessere del nostro organismo. Come sapere quel è il proprio valore? E come garantire al nostro organismo una giusta quantità di vitamina D?
“Con un semplice esame del sangue è possibile determinare il livello di vitamina D presente in ciascuna persona, analizzando il valore 25(OH)D. Per ottimizzare il livello di vitamina D occorrerebbe trascorrere molto tempo all’aria aperta esponendosi al sole (evitando la fascia oraria compresa tra le 11 e le 16) e mangiando cibi che la contengono.
Buone fonti alimentari di vitamina D sono: il pesce e gli olii che esso contiene, in particolare trota, sogliola, sgombro, salmone, pesce spada, storione, tonno e sardine; le uova, soprattutto il tuorlo; il latte, il burro, il fegato e i grassi animali, come quelli contenuti nelle carni di pollo, di anatra e di tacchino; i fiocchi di mais, i cereali e le verdure verdi. Purtroppo spesso i pazienti oncologici subiscono fasi di ipovitaminosi durante le quali è necessaria un’implementazione per via orale. Il consiglio, comunque, sempre valido, è quello di rivolgersi al proprio medico”.