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Wwf. L’Earth Hour fa il giro del mondo e lascia al buio le principali città
Il mondo intero resta al buio per un’ora. È questa l’iniziativa promossa dal Wwf e ben accolta da moltissimi paesi a partire dall’Australia e dalle isole Samoa nel Pacifico meridionale da cui è partita l’Ora della Terra – Earth Hour, la grande ‘ola di buio’ che ha coinvolto 184 paesi, tutti uniti nel segno della lotta ai cambiamenti climatici e per fermare i disastri ambientali che potrebbero causare la “sesta estinzione di massa”. L’evento globale è durato esattamente 24 ore ed è terminato domenica mattina nelle Isole Cook, sempre bagnate dal Pacifico. L’iniziativa è nata a Sydney nel 2007 e negli anni ha raggiunto sempre più adesioni.
Un vero e proprio caleidoscopio di eventi e manifestazioni che, accanto agli spegnimenti, ha dato vita a una sorta di flashmob globale che ha chiamato a raccolta tutti i Paesi e i cittadini del mondo di buona volontà che intendono davvero fare qualcosa per il bene del nostro pianeta. Prima cosa da fare e da prendere in considerazione, anche sulla base degli Accordi di Parigi, sono i cambiamenti climatici, una delle sfide globali più gravi. Con l’Earth hour il Wwf (World Wild Foundation for nature, la più grande organizzazione mondiale per la conservazione di natura, habitat e specie in pericolo) ha desiderato lanciare un messaggio forte e positivo nonostante i tanti motivi di preoccupazione. Diversi sono stati i monumenti più famosi del mondo a spegnersi: il Big Ben e il Palazzo di Westminster e il London Eye, la Moschea blu in Turchia, la Cctv Tower in Cina, la Tour Eiffel, l’Empire State Building a New York e la Torre Space Needle sempre in USA, il Palazzo Granada e la celebre Alhambra di Granada in Spagna, La Moneda, in Cile, il Marina Bay a Singapore, il Monumento dell’Indipendenza in Messico, la Piazza Rossa e il Cremlino in Russia, le Piramidi, la Sydney Opera House in Australia, la Torre Taipei 101 a Taiwan, l’Acropoli in Grecia, la Tokyo Tower in Giappone, il Victoria Harbour a Hong Kong.
Per l’Italia invece sono stati circa 400 i comuni che hanno aderito all’iniziativa e per la speciale occasione il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha consegnato una targa come suo ‘premio di rappresentanza’ all’evento internazionale ‘Earth Hour 2017’. Il Senato della Repubblica e la Camera dei Deputati hanno concesso, inoltre, il loro patrocinio alla manifestazione. A Roma si sono oscurati simbolicamente il Colosseo, la Basilica di San Pietro, il Quirinale, Palazzo Madama, Palazzo Montecitorio e Palazzo Valentini; e quest’anno per la prima volta ha aderito all’Earth Hour anche il Ministero dell’istruzione che ha spento la facciata della sede istituzionale di Viale Trastevere.
A Torino, invece, è rimasta spenta la Mole Antonelliana. A Verona l’Arena e poi Piazza San Marco a Venezia. Il pianeta per una giornata intera ha cooperato congiuntamente e coralmente per il raggiungimento di un unico scopo: dimostrare l’importanza di agire subito contro il riscaldamento globale, un’emergenza collettiva che sta colpendo le aree naturali iconiche come la Grande barriera corallina in Australia, le specie simbolo, come l’orso polare, ma anche le popolazioni più deboli e povere comprese quelle che subiranno per prime l’innalzamento della superficie marina, si pensi ad esempio all’arcipelago delle Isole Fiji.
Il simbolo dei disastri climatici dell’epoca contemporanea, spiega il Wwf, è senza dubbio alcuno l’orso polare: “con la progressiva riduzione della banchisa polare rischiamo di perdere i due terzi degli orsi polari entro il 2050”. In Antartide, il 75% della popolazione dei pinguini di Adelia rischierebbe l’estinzione completa nel caso in cui le temperature del pianeta Terra cresceranno di 2 gradi, precisa l’associazione ambientalista spiegando che “stime pubblicate su Nature da autorevoli ecologi ci dicono che rischiamo di perdere fino al 70% delle specie di passeriformi migratori in Australia e ai tropici a causa del climate change, mentre lo stesso panda, pur se in lieve ripresa numerica è minacciato dal clima che cambia, in quanto dipende strettamente dalle foreste di bambù”.
Tuttavia, la classe animale maggiormente colpita è quella degli anfibi, si pensi all’ululone dal ventre giallo, ai più sconosciuto: a causa dei loro complessi cicli vitali che si svolgono tra terra e acque dolci, soggetti a lunghi periodi di siccità o a dense precipitazioni, il 33% di queste specie è inserito nella lista rossa Iucn (International Union for Conservation of Nature). Nel ghepardo l’aumento della temperatura ha provocato una consistente riduzione della fertilità maschile. Quasi la metà, circa il 47%, delle specie di mammiferi e quasi un quarto delle specie di uccelli, circa il 24,4%, monitorati dalla lista rossa dell’Iucn subiscono l’impatto negativo dovuto ai cambiamenti climatici. In totale si tratta di circa 700 specie.