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Allarme uova al Fipronil: quali sono i rischi per la salute?
Quella delle uova al Fipronil è un’emergenza partita dagli allevamenti di Belgio e Olanda che in poco tempo ha coinvolto tutta Europa, Italia compresa dove in questi giorni, dopo i casi rilevati nelle Marche e in Toscana, stanno proseguendo i controlli negli allevamenti ed esercizi commerciali, proprio per riscontrare eventuali tracce di contaminazione da insetticida Fipronil nelle uova.
Il Fipronil – fluocianobenpirazolo è il nome chimico- è l’insetticida utilizzato in veterinaria per applicazione esterna contro i parassiti di cane e gatto ed è presente, in dosi minime, in alcuni collari per difendere gli animali domestici da pulci e zecche.
I veterinari della Federazione degli Ordini (Fnovi) hanno sottolineato che “il fipronil non è stato autorizzato per l’utilizzazione negli animali che forniscono alimenti per l’uomo e quindi non sono stati registrati prodotti farmaceutici che lo contengono destinati a questi animali. Pertanto, nel caso in oggetto, le galline non sono state trattate con farmaci registrati, ma direttamente con il principio attivo preparato e somministrato in modo completamente illegale”.
I veterinari hanno inoltre spiegato che “il fipronil è un insetticida da anni utilizzato in veterinaria per applicazione esterna contro gli ectoparassiti del cane e del gatto. L’autorizzazione all’immissione in commercio è avvenuta nel rispetto delle normative in vigore nell’Unione europea con la valutazione dell’efficacia del prodotto, della sua tollerabilità per gli animali e dell’assenza di rischi apprezzabili per l’uomo che viene a contatto con gli animali trattati. In tutti gli anni di utilizzazione del fipronil le osservazioni postmarketing (farmacovigilanza) non hanno evidenziato problemi che ne mettessero in discussione l’utilizzazione”.
Queste considerazioni, hanno puntualizzato gli esperti, “sono necessarie per tranquillizzare i proprietari di animali da affezione che, a seguito delle notizie di pericolosità emerse in questi giorni, pensassero di aver finora fatto correre rischi ai propri animali o di averne corsi loro stessi. I prodotti a base di fipronil, se correttamente utilizzati, secondo le indicazioni del produttore e la prescrizione del veterinario, sono sicuri”.
Quali sono i rischi per la salute?
Il rischio reale “dipende dalla quantità di sostanza ingerita: se una persona adulta ne ingerisce una dose minima, i rischi sono circoscritti e limitati. Solo se la percentuale è più consistente e viene assunta in modo costante nel tempo, il rischio comincia a essere reale”. Le parole alle agenzie di stampa del biologo esperto in sicurezza degli alimenti dello studio Abr, Luciano Atzori.
Il rischio però dipende anche dall’età e come ha spiegato l’esperto “i bambini o anche gli anziani sono più vulnerabili degli adulti agli effetti tossicologici. Per loro anche un’assunzione limitata nel tempo e nella quantità può causare rischi”.
Concretamente i pericoli per la salute dell’uomo “sono piuttosto modesti”, ha sottolineato nei giorni scorsi il Direttore Generale della Sicurezza Alimentare del Ministero della Salute, Giuseppe Ruocco, anche perché “in base al livello di contaminazione reperito nei Paesi dove sono state trovate queste uova, e considerando la quantità dei consumi abituali degli italiani, anche l’eventuale ingestione non avrebbe effetti gravi”. Se assunto in quantitativi importanti, in ogni caso, il fipronil può avere effetti tossici “con problemi neurologici, vertigini, irritabilità e, in casi estremi, convulsioni”. Mentre, assumendo per un lungo periodo la sostanza tossica, si rischiano “danni ai reni e alla tiroide”.
Come evitare i rischi? Quali sono le misure di sicurezza adottate per la tutela della salute? Sulla base del protocollo operativo attivato da Assoavi, l’associazione che rappresenta l’intera filiera dell’uovo in Italia, la Coldiretti ha comunicato che: “al fine di assicurare al consumatore un prodotto sano e salubre e di tutelare i produttori di uova da consumo che intendono garantire le proprie produzioni nei confronti di comportamenti illegali, è stato avviato un controllo a tappeto su tutti i singoli capannoni di galline ovaiole allo scopo di certificare, attraverso laboratori accreditati, l’assenza di contaminazioni da fipronil (fluocianobenpirazolo)”. Si tratta di fatto di una ‘certificazione fipronil free'”.
La certificazione, ha precisato la Coldiretti in una nota, “viene realizzata con l’avvio immediato del campionamento, a supporto dell’attività degli organismi pubblici, che consisterà nel prelievo di un numero significativo di uova, secondo le metodiche utilizzate dai laboratori e dal numero di capi presenti in azienda per ogni capannone di produzione. Cessato il periodo di emergenza, il campionamento e controllo in questione verrà inserito nei piani di autocontrollo aziendali già operativi ogni 15 settimane come da normativa vigente”.
In sostanza, il bollino fipronil free vuole essere “un’azione di grande responsabilità dei produttori nazionali in attesa che si faccia chiarezza sulle reali fonti di contaminazione e nonostante le importanti rassicurazioni delle autorità sanitarie”.
“Gli ottimi risultati dell’attività di contrasto messa in atto dai carabinieri dei Nas – ha sottolineato la Coldiretti – dimostra che in Italia il sistema dei controlli funziona, ma va sostenuto da un forte impegno sul piano della trasparenza dell’informazione, estendendo l’obbligo di indicare l’origine a tutti i prodotti alimentari a partire da ovoprodotti e derivati, togliendo il segreto soprattutto sulla destinazione finale delle importazioni”.
L’associazione ricorda che “gli italiani consumano in media circa 215 uova a testa all’anno, di cui 140 tal quali mentre le restanti (circa un terzo) sotto forma di pasta, dolci e altre preparazioni alimentari. Sulle uova in guscio l’indicazione di origine è presente, ma è necessario migliorarne la visibilità e la leggibilità non limitandosi ai codici”. Inoltre “bisogna togliere dall”anonimato’ gli ovoprodotti e i derivati – ha spiegato la Coldiretti – e rendere finalmente pubblici i flussi commerciali di tutte le materie prime provenienti dall’estero. Una mancanza di trasparenza che alimenta l’incertezza, frodi e inganni anche attraverso le triangolazioni commerciali”.
“Per combattere gli allarmismi e dare garanzia ai consumatori e ai produttori – ha osservato l’associazione – l’esperienza delle emergenze degli ultimi anni ha dimostrato l’importanza della trasparenza delle informazioni”.