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La sindrome del tunnel carpale: una patologia che colpisce soprattutto le donne
La sindrome del tunnel carpale: una patologia che colpisce soprattutto le donne
La sindrome del tunnel carpale, a carico del nervo mediano, è un disturbo da compressione nervosa che causa dolori di media ed elevata intensità, senso di intorpidimento e fastidiosi formicolii al polso, alla mano e alle dita. I sintomi appena descritti si aggravano nel tempo e risultano più acuti ed insopportabili durante la notte. Insieme a questi possono sopraggiungere altre manifestazioni sintomatologiche, come:
– Dolore sordo alla mano, all’avambraccio e al braccio.
– Parestesie prevalentemente alle prime tre dita della mano e a metà del 4° dito (formicolio alla punta delle dita, sensazione di bruciore e senso di gonfiore dei polpastrelli).
– Ipoestesia, ovvero riduzione della sensibilità.
– Indebolimento dei muscoli o atrofia di quelli che formano l’eminenza tenare (rilievo alla base del pollice).
– Difficoltà a prendere gli oggetti e a compiere particolari azioni manuali, tra cui scrivere e digitare al computer ma anche sfogliare le pagine di un giornale o contare monetine.
Tale patologia insorge perché il nervo mediano, a livello del canale carpale, subisce una compressione che danneggia sia la sua funzione sensitiva che quella motoria. L’aumento di pressione intracanalare può essere dovuto a fenomeni di sinovite dei tendini flessori (per uso oltre la loro soglia di tolleranza, a fattori ormonali, patologie a carattere immunologico, traumi ed altro). Secondo l’European Review for Medical and Pharmacological Sciences riguarda il 3.8% della popolazione mondiale con un’incidenza annuale dello 0.3 e colpisce prevalentemente le donne.
Per capire in maniera più specifica la sindrome del tunnel carpale, Health Online ha intervistato la Prof. Anna Maria Spagnoli, specialista in Microchirurgia della Mano e Chirurgia Plastica Ricostruttiva a Villa Tiberia Hospital di Roma.
Come si effettua la diagnosi di sindrome del tunnel carpale (STC)?
Inizialmente con un’accurata valutazione clinica e ricercando i sintomi tipici, attraverso un esame specifico chiamato elettroneuromiografia degli arti superiori (ENMG) che consiste nello studio funzionale del nervo mediano nella sua parte sensitiva e motoria; si ricorre alla ecografia del polso e alla risonanza magnetica (RM) dello stesso qualora fossero presenti i sintomi ma fosse negativo l’esame elettroneuromiografico.
Come funziona il percorso di cura per questa sindrome?
Nelle forme iniziali si consiglia il posizionamento di un tutore da polso che verrà mantenuto per almeno una ventina di giorni, assumendo al contempo integratori alimentari a base di acido alfa lipoico e acido glutammico. Non sempre sono risolutivi gli esercizi chinesiterapici volti a produrre sul nervo mediano una sorta di “massaggio” effettuato dai tendini flessori delle dita nella loro componente inclusa all’interno del tunnel carpale.
Quando invece la sintomatologia, il test di Phalen e il segno di Tinnel sono precocemente positivi e coesiste una sorta di “rientranza dell’eminenza tenare”, la cosiddetta “atrofia a scaffale”, siamo in fase avanzata.
L’intervento si pratica ambulatorialmente, quasi sempre in anestesia locale, per una durata di circa 10 minuti, attraverso una piccola incisione cutanea a livello palmare prossimale, solitamente della lunghezza di circa 2,5 cm. Attraverso questa incisione, si espone il sottostante legamento trasverso del carpo, che ha direzione trasversale e che, una volta interamente sezionato, consente la decompressione del canale del carpo con immediata riduzione della pressione sul nervo mediano e sui tendini flessori delle dita. Questo tipo di approccio è il “metodo open”. Nelle forme di STC in pazienti non impegnati in gravose attività manuali, si può ricorrere alla decompressione endoscopica mediante uno o due piccole incisioni che non vengono neanche suturate. La ligamentotomia si effettua inserendo nel canale del carpo un bisturi ad uncino guidato da una mini telecamera, pertanto la sezione del legamento è attuata sotto controllo visivo su monitor.
La tecnica endoscopica consente più rapidi tempi di ritorno all’attività lavorativa ma non è scevra di possibili complicanze relative a sezioni di rami nervosi anomali. Sulla distanza i risultati delle due tecniche sono sovrapponibili.
Il precoce ritorno del paziente a lavori manuali può comportare l’instaurarsi di fenomeni aderenziali con mancata completa regressione della sintomatologia nel territorio di distribuzione del nervo mediano.
Temibile è l’insorgere di quella complicanza un tempo definita “algoneurodistrofia” ed ora indicata come “complex regional pain syndrome CRPS” (la mano si fa rigida, sudata, le articolazioni poco mobili) dovuta prevalentemente all’inadeguata mobilizzazione di dita e polso ed esagerata risposta al dolore (di difficile riscontro post decompressione del nervo mediano al canale del carpo).