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Amaurosi congenita di Leber: una malattia che colpisce la vista di adulti e bambini
L’occhio o bulbo oculare, rientra tra i primi organi maggiormente sensibili del corpo umano. In un precedente articolo di Health Online (leggi qui) si era sottolineato come la congiuntivite sia una delle malattie degli occhi più frequenti. Tuttavia, ulteriori scoperte stanno svelando un’altra patologia grave e sempre più frequente della vista: l’amaurosi congenita di Leber, descritta per la prima volta nel 1869 dall’oftalmologo tedesco Theodor Leber che riportò dei casi di bambini di età inferiore ad un anno con grave riduzione della vista, nistagmo e alterazione dei riflessi pupillari.
Si tratta, in particolare, di una patologia genetica, ormai non del tutto rara, che comporta la cecità totale. Oggi, grazie ad uno studio canadese pubblicato sulla rivista scientifica Nature Genetics, si è riusciti a capire la causa principale di questa malattia, ovvero il gene NMNAT1 presente in ogni cellula umana. Grazie a questa scoperta si arriverà presto ad un trattamento terapeutico efficace in quanto non esiste ancora una terapia clinicamente riconosciuta e accreditata.
Tuttavia, sono stati condotti vari esperimenti basati sulla terapia genica con risultati molto incoraggianti. Ad esempio, presso l’Università della Pennsylvania un bambino ha recuperato parzialmente la vista in seguito a iniezioni del gene sano sotto la retina e, complessivamente, sei persone su dodici non sono state, in seguito alle iniezioni, più considerate cieche legali. Però, in altri casi, questo approccio non ha avuto buon esito e, inoltre, gli effetti della terapia genica non paiono permanere nel lungo periodo.
Inoltre, anche se nel 2017 la Food and Drug Administration (FDA) ha approvato il primo trattamento farmacologico a livello genetico, il campo d’applicazione della terapia genica è tutt’ora estremamente limitato. Si sa però con certezza che il gene può essere identificato nel 75% dei neonati (fonte: Osservatorio Malattie Rare).
La Fondazione Telethon sottolinea che è la causa più frequente di cecità infantile ereditaria, con un’incidenza di 3 casi ogni 100.000 nati vivi. Ciò nonostante, l’amaurosi congenita di Leber può colpire anche gli adulti in un’età comprese tra i 18 e i 30 anni con una perdita della visione centrale improvvisa e indolore. La scomparsa della vista, in genere, si manifesta in maniera subacuta nell’arco di diverse settimane, per poi stabilizzarsi. Tuttavia, spesso, lo scotoma centrale (zona di non visione) continua a espandersi nell’arco degli anni generando così una cecità più importante. La malattia in questione provoca, quindi, una grave riduzione della vista associata ad un costante fastidio alla luce. I bambini molto piccoli non sono in grado di riferire i sintomi, ma si può notare come abbiano difficoltà a muoversi negli ambienti e tendano a stropicciare continuamente gli occhi con le mani.
Gran parte delle persone affette dalla Leber soffrono anche di nistagmo, ovvero nell’incapacità di fissare un determinato oggetto a causa di un movimento irregolare involontario degli occhi. La visita oculistica nei primi anni di vita può non rivelare alterazioni del fondo oculare. La diagnosi della malattia, generalmente, avviene con l’elettroretinogramma (ERG), ma nella maggior parte dei casi non compare un tracciato rilevabile.
In generale, la diagnosi si basa sull’esame clinico che evidenzia una risposta pupillare lenta o pressoché assente nelle prime fasi della vita. Alla fondoscopia si osserva una riduzione dei vasi retinici associata a segni variabili di degenerazione della retina (da pressoché irrilevante, fino ad un aspetto granulare generale). La prognosi viene confermata dalla ERG in sedazione con esiti vicini alla soglia o inferiori. L’analisi molecolare è fondamentale e viene eseguita usando un chip (APEX, che analizza una serie di mutazioni nei geni della LCA.
L’analisi viene raggiunta nel 50-70% dei casi (fonte: Orphanet). La conferma delle mutazioni individuate e l’analisi di segregazione nei genitori con il metodo Sanger confermano, infine, definitivamente la diagnosi.
Una patologia complessa e ancora non molto conosciuta che ha bisogno di maggiori sponsorizzazioni e aiuti. La Onlus Retina Italia cerca di fare questo con pubblicazioni ed eventi che parlino apertamente di questa malattia con la speranza di una sua possibile riduzione progressiva.