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I 10 miti sulla mente da sfatare – seconda parte
È vero che uomini e donne hanno cervelli diversi? O che bastano 10.000 ore di pratica per diventare esperti in qualcosa? O ancora che alcune persone non possono fare a meno di tradire perché dipendenti dal sesso? È giunto il momento di sfatare i 10 miti più famosi sul comportamento umano e la mente.
Dopo avere visto i primi quattro, continuiamo il viaggio nella mente umana!
- QUANTE FORME DI INTELLIGENZA ESISTONO?
A tutti sarà capitato di sentir parlare di ‘”intelligenza interpersonale”, “intelligenza musicale-ritmica” e altri tipi di intelligenza che non possono essere misurati da un test di QI. Un talento per la scrittura di brani musicali è un dono prezioso, e non c’è dubbio che si basi su capacità cognitive. Ma attribuire quell’abilità a una specifica forma di intelligenza confonde che alla base vi sia comunque una sorta di intelligenza “generale”. La teoria delle intelligenze multiple è stata introdotta negli anni ’80 dallo psicologo dello sviluppo di Harvard Howard Gardner, il quale propose l´esistenza di otto diversi tipi di intelligenza: linguistico-verbale,logico-matematica,spaziale, musicale,corporeo-cinestesica, intrapersonale, interpersonale o sociale e intelligenza naturalistica. Peccato che non esista praticamente alcun supporto empirico per questa teoria, né si è stati in grado finora di sviluppare test in grado di misurare con precisione questi tipi di intelligenza. Anche se esistono diverse abilità cognitive su cui lo stesso individuo può ottenere punteggi relativamente alti o bassi, esiste un fattore generale di intelligenza, chiamato fattore g, che correla con ogni sottotipo di intelligenza, per cui in generale se una persona ottiene un punteggio relativamente alto su un tipo di intelligenza, tende ad avere punteggi alti anche sugli altri tipi di intelligenza. Quanto al binomio intelligenza-successo scolastico, sappiamo che l’intelligenza non è l’unica differenza individuale che predice il rendimento scolastico di un alunno. Ci sono altri tratti, come la coscienziosità e la perseveranza, che sono altri ottimi predittori del successo scolastico.
- È VERO CHE BASTANO 10.000 ORE DI PRATICA PER DIVENTARE ESPERTI IN QUALCOSA?
Esercitarsi a suonare uno strumento musicale, a praticare uno sport o a imparare una lingua è sicuramente indispensabile per acquisire nuove abilità. Ma ciò non implica che la pratica sia garanzia sufficiente per farci diventare esperti in qualcosa. Triste ma vero. Infatti, assieme alla pratica costante e duratura nel tempo, altri fattori giocano un ruolo importante che fa poi la differenza tra un esperto e un non-esperto. Primo fattore tra tutti il talento, ossia quella predisposizione, spesso innata , che fa sì che una persona sviluppi con la pratica e l´esercizio un´abilità che già possiede. Secondo fattore importante è l´età alla quale iniziamo ad esercitarsi. Per le lingue, si è visto, per esempio che esiste una finestra temporale ottimale (tra i 3 e i 14 anni) che agevola di molto l´apprendimento di un nuovo idioma. Ciò ovviamente non significa che da adulti non possiamo apprendere nuove abilità ma dovremo tener conto che la pratica costante rappresenta al massimo il 25% delle differenze di prestazione tra un esperto e un non-esperto. Le ore di pratica spiegano invece solo circa l’1 percento della variazione delle prestazioni se distinguiamo tra, per esempio, persone che praticano costantemente uno sport e atleti professionisti.
Per fare un esempio, uno studio sui giocatori di scacchi ha rivelato che mentre alcuni giocatori si erano qualificati per la World Chess Federation dopo appena 3.000 ore di pratica, altri giocatori avevano raggiunto lo stesso traguardo dopo più di 20.000 ore.
Cosa conta oltre alla pratica? L’intelligenza sembra essere un fattore importante, così come l’età in cui ci si inizia ad allenare, ma anche il tipo di allenamento, avere o meno un allenatore, e, non ultima la nostra capacità di memoria di lavoro. Il peso specifico di un´ora di pratica varierà al variare di questi fattori. Così, per esempio, un´ora di pratica svolta sotto la supervisione di un trainer esperto porterà a risultati maggiori rispetto ad un´ora di pratica senza la supervisione di un esperto.
- UOMINI E DONNE HANNO CERVELLI DIVERSI?
Non c´è dubbio che il cervello e la mente di uomini e donne differiscono sostanzialmente, così come non c´è dubbio che uomini e donne differiscano fisicamente: per esempio, le donne tendono a impegnarsi in comportamenti più altruistici e sembrano essere più empatiche degli uomini. Gli uomini, invece, tendono a svolgere meglio i compiti in cui devono ruotare mentalmente un oggetto, mentre le donne possono ricordare meglio la posizione degli oggetti. Anche per quanto riguarda la psicopatologia esistono importanti differenze legate al genere. Per esempio, è molto più probabile che agli uomini venga diagnosticato un disturbo dello spettro autistico, mentre la prevalenza di disturbi dell’umore e della malattia di Alzheimer sono più alti tra le donne. Non solo, uomini e donne presentano quadri clinici leggermente diversi anche in presenza della stessa patologia. Per esempio, nel disturbo da stress post-traumatico le donne manifestano maggiormente sintomi interiorizzanti, come sensi di colpa verso se stessi, mentre gli uomini manifestano maggiormente sintomi esternalizzanti, compresa un comportamento dirompente. Le differenze legate al genere hanno importanti implicazioni anche in farmacologia: si è visto infatti che un farmaco testato su animali maschi non funzionerà necessariamente su animali femmina.