Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Nuovo Coronavirus, esclusi tutti i contatti diretti, Cartabellotta (GIMBE) “Seguire il modello cinese”
“Le infezioni da virus influenzali si diffondono prevalentemente tramite stretto contatto nelle comunità e in assenza di un vaccino per il Covid-19 le misure di distanziamento sociale sono l’unica arma a nostra disposizione per contrastare l’epidemia”. A dirlo è il Presidente della Fondazione GIMBE Nino Cartabellotta commentando le misure precauzionali introdotte dal Governo Conte per limitare l’ulteriore diffusione del virus COVID-19 in Italia. Tra i provvedimenti adottati dall’Esecutivo italiano, c’è anche la chiusura di cinema, pub e discoteche, e la riduzione dell’attività di quasi tutti gli esercizi pubblici, esclusi i generi alimentari. Così facendo, e appellandoci alla responsabilità e al senso civico collettivo, l’Italia otterrà una riduzione della trasmissione del virus, il ritardo del picco dell’epidemia e una maggiore organizzazione del sistema sanitario.
Presidente Cartabellotta, l’ultimo DPCM emanato dal Governo contiene misure restrittive più severe che escludono tutti i contatti diretti tra le persone. Una disposizione efficace?
Le drastiche misure adottate dal Governo sono in linea con le evidenze scientifiche recentemente sintetizzate e pubblicate dalla Fondazione GIMBE. In assenza di un vaccino o di farmaci mirati, le misure di distanziamento sociale (isolamento dei malati, quarantena dei soggetti esposti, tracciatura dei contatti, chiusura delle scuole, misure per gli ambienti di lavoro e divieto di assembramenti) sono l’unica arma a nostra disposizione per contrastare l’epidemia. Ovviamente la loro efficacia è sempre condizionata da un’attuazione tempestiva e da un’elevata aderenza alle raccomandazioni da parte di amministratori locali e cittadini.
In che modo queste misure potranno favorire quei soggetti che necessitano di cure?
Queste misure, riducendo la trasmissione del virus, ritardano il picco dell’epidemia, ne riducono l’entità e distribuiscono i casi su un arco temporale più lungo per consentire al sistema sanitario di prepararsi adeguatamente e consentire una migliore gestione dei casi sintomatici.
Come commenta la reazione degli studenti universitari che da Milano si sono messi in viaggio verso le regioni di origine?
È stata un’azione sconsiderata generata dal panico, che potrebbe avere conseguenze negative sulla diffusione del virus nelle regioni del centro sud. Peraltro, nel nostro Paese il virus è presente da molto tempo, si diffonde molto rapidamente e l’impennata è evidente in tutte le Regioni. Ieri 10 marzo, escludendo Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto, i casi in tutte le altre Regioni erano 1969 (19,4% del totale), il 24 febbraio solo 7. Alla stessa data i casi erano riportati solo da 6 Regioni; dal 5 marzo nessuna è indenne.
L’Italia ha attuato una politica severa di contrasto alla diffusione del virus. Ritiene ci siano stati “intoppi” nell’organizzazione generale?
Per contrastare l’epidemia il modello cinese funziona, è sotto gli occhi di tutti. Da noi sicuramente c’è stato un ritardo nell’attuazione delle misure, dovuto alla paura di compromettere la già fragile economia del Paese, oltre che alle solite scaramucce politiche. Adesso ci siamo, ma per ottenere i risultati della Cina in un Paese democratico siamo noi cittadini che dobbiamo impegnarci a rispettare le regole. Questa difficilissima partita è nelle mani di tutti.