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Accertato il primo caso di reinfezione da nuovo Coronavirus
Per gli esperti “Anche se è preoccupante, un solo caso di questo genere su decine di milioni non dovrebbe causare allarmismo o panico”
L’infezione da SARS-CoV-2, più comunemente conosciuta come Covid-19, continua a circolare in tutto il mondo. In questo periodo è stato reso noto, ma non confermato da evidenze scientifiche, che ci sono stati casi sospetti di reinfezione dall’inizio della pandemia. Arriva dall’University of Hong Kong la conferma che c’è la possibilità di contrarre il virus una seconda volta. A Hong Kong è stato registrato il primo dato di ricaduta a 4 mesi di distanza dalla prima infezione e stando a quanto dichiarato dagli esperti, ci sono le prove che il virus può tornare a colpire le persone già infettate. Questo quanto abbiamo accennato in un recente articolo pubblicato sul Health Online e la prova della conferma è arrivata da uno studio realizzato da un team di ricercatori della University of Hong Kong che verrà pubblicato sulla rivista scientifica Journal of Clinical infectious Diseases. Lo studio nasce dopo che un uomo di 33 anni “apparentemente sano”, aveva inizialmente contratto il virus a aprile ed è risultato nuovamente positivo ad agosto al rientro da un viaggio in Spagna con sosta nel Regno Unito. Lo studio è arrivato a questa conclusione dopo aver sequenziato il virus di entrambe le infezioni contratte dal paziente, quella di aprile e quella di agosto, e verificato che l’uomo ha contratto il virus che sta circolando in questo periodo in Europa. Un seconda volta che a differenza della prima ha avuto però una risposta immunitaria al virus. Il 33enne protagonista del doppio contagio, secondo quanto riportato dal New York Times, ha avuto solo sintomi moderati la prima volta, e la volta successiva nessun sintomo. Per gli esperti “anche se è preoccupante, un solo caso di questo genere su decine di milioni non dovrebbe causare allarmismo o panico”.
Il lavoro degli scienziati dell’University of Hong Kong pone sotto i riflettori un aspetto importante per la ricerca e lo studio del vaccino in grado di bloccare il contagio da nuovo coronavirus, quello relativo all’immunità che per alcune persone, potrebbe durare solo pochi mesi. Alla luce di quanto documentato è necessario quindi rendere disponibile quanto prima un vaccino efficace contro tutti i ceppi del virus.
Nel mondo continua la corsa contro il tempo per trovare un vaccino in grado di contrastare il nuovo coronavirus. Dopo l’annuncio da parte della Russia di essere stata la prima ad aver registrato il primo vaccino contro il Covid-19 nel mondo dal nome Sputnik V che però non convince gli esperti che invitano ad un rigoroso controllo di sicurezza, ad oggi secondo quanto riferisce l’OMS sono circa 200 gli studi sul vaccino anti-covid, di questi 30 sono arrivati alla sperimentazione sull’uomo, tra i quali quello italiano: AZD1222 Il vaccino made in Italy è stato ideato, sviluppato e prodotto dall’azienda ReiThera di Castel Romano e finanziato dalla Regione Lazio con un investimento da 5 milioni insieme al Ministero della Ricerca. È partita lunedì 24 agosto la sperimentazione sull’uomo presso l’Istituto malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma con la somministrazione, mediante una semplice iniezione inoculare, della prima dose di GRAd-CoV2 ad una volontaria, una donna di 50 anni. La prima volontaria, che fa parte di un campione di 90 persone divise in due gruppi da 18 ai 55 anni e over 65, secondo quanto riferito dai medici, è a casa e sta bene. Nelle prossime settimane sono previsti controlli periodici per verificare la sicurezza e la tollerabilità del medicinale ed escludere eventuali effetti collaterali.