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Il nemico della culla, le 4 morti di Verona sono state causate dal batterio “che brucia il cervello”
Leonardo, Nina, Tommaso e Alice. Quattro vite spezzate da un batterio, quattro vite che solo oggi, dopo un anno e mezzo di indagini, trovano risposta al drammatico epilogo che mai le rispettive famiglie avrebbero potuto immaginare a così pochi giorni dalla nascita di ciascuno di loro. Si riaccendono dunque i riflettori sulla triste vicenda che ha coinvolto l’Ospedale della Donna e del Bambino di Borgo Trento a Verona con la morte di quattro neonati e la conseguente chiusura del reparto. Proprio in queste ore è emerso che il batterio Citrobacter, considerato ora dalle neomamme il nemico numero 1 della culla, si era annidato in un rubinetto dell’acqua utilizzata dal personale della Terapia intensiva neonatale e anche nei biberon. Carenze igieniche, sottostima del problema e protocolli di sicurezza non rispettati, tutto questo ha generato una vera e propria epidemia causa di 4 decessi e di altri 9 casi sotto osservazione.
A fine 2018 il Citrobacter ha tolto la vita a Leonardo, poi, nel novembre 2019 a Nina, e ancora nel marzo scorso a Tommaso e poche settimane fa, il 16 agosto, ad Alice. Isolato in Italia per la prima volta da un gruppo di microbiologi di Lecco, Siena e Firenze(per la prima volta nel mondo nel 1932 da Werkman e Gillen), il Citrobacter è batterio potenzialmente dannoso e per sua natura può essere alla base di alcune patologie legate all’apparato respiratorio e al tratto urinario che principalmente colpiscono gli adulti. Per quanto riguarda i più piccoli invece possono verificarsi forme molto gravi che aggrediscono il sistema nervoso centrale determinando sepsi. Una volta annidatosi nei corpi dei quattro neonati infatti, il batterio ha determinato danni irreversibili al cervello di ciascuno di loro e quanto pare presenta particolare resistenza a ogni tipo di antibiotico.
Inoltre, appartenente alla famiglia delle Enterobacteriaceae (la stessa dei generi Escherichia, Salmonella e Shigella), è presente nell’intestino e provoca perlopiù infezioni delle vie urinarie e più raramente encefaliti infantili. La trasmissione può essere verticale, da madre a figlio e da persona a persona. La pericolosità del batterio è data dall’aver sviluppato un’ostinata antibiotico-resistenza, se non alla Colistina, che risulta però particolarmente tossico per reni e per il sistema nervoso centrale.
In merito alla sua diffusione, siamo di fronte a un batterio presente tanto nel corpo umano, quanto sul suolo, nell’acqua, nelle acque reflue.