Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
Vaccino anti Covid-19: riprendono i test dopo l’ok dell’ente regolatorio britannico
Importanti novità sul fronte vaccino anti Covid-19 made in Italy. Riprende il trial clinico dell’Università di Oxford a solo pochi giorni dalla la notizia dello stop temporaneo alla sperimentazione del vaccino anti covid-19, sviluppato da AstraZeneca in collaborazione con l’istituto di ricerca Irbm di Pomezia e l’Università di Oxford. Motivo della sospensione temporanea la diagnosi di mielite trasversa, una infiammazione del midollo dorsale ad uno dei volontari. Come aveva anticipato al momento della sospensione una nota di AstraZeneca, non si trattava di una battuta di arresto, ma di una pausa per consentire al Comitato indipendente di indagare su una correlazione tra l’infiammazione e il vaccino. La risposta è arrivata in poco tempo dopo l’indagine del Comitato indipendente e si è conclusa seguendo le raccomandazioni degli esperti e della Medicines Health Regulatory Authority (Mhra). Secondo l’ente regolatorio britannico, si possono riprendere i test sui volontari in quanto il vaccino non presenta problemi di sicurezza. È bastato poco tempo alla commissione scientifica indipendente per fare le verifiche ed esprimersi su un’eventuale correlazione tra l’infiammazione e il vaccino. “Questo non è un gioco. Gli scienziati si assumono una responsabilità di fronte al mondo. La mancata relazione fra il candidato vaccino e l’evento avverso era evidente, visto che la commissione entro 24 ore dalla riunione si è espressa. Significa proprio che non c’è il minimo dubbio. Se fosse stato un fatto controverso, la commissione avrebbe richiesto molto più tempo” per decidere, “magari mesi. Invece è stato tutto rapidissimo”. A spiegarlo è Piero Di Lorenzo, presidente dell’Istituto di ricerca Irbm di Pomezia, realtà italiana coinvolta nello sviluppo del vaccino contro Sars-CoV-2 di Oxford-AstraZeneca. “Nel cammino di un candidato vaccino gli intoppi ci sono. Quando si fa un trial di Fase 3, siccome non sono volontari sani, ma anche con patologie importanti, è fisiologico e di routine che ci possano essere manifestazioni avverse. Poi nel 99,9% dei casi si dimostra che non c’è una relazione con il candidato vaccino. In questo caso, se ci fosse stato anche solo un dubbio la commissione si sarebbe presa molto più tempo”.
Dopo l’ok dell’ente regolatorio britannico riprende “l’arruolamento dei nuovi volontari dopo una sospensione durata 3-4 giorni. Mentre non cambia nulla per i 50 mila volontari già vaccinati che vengono monitorati e continueranno ad esserlo, attività che non si era mai fermata”.
Con la ripresa del trial clinico torna quindi la possibilità di arrivare alla “distribuzione entro fine anno se non si verificano altri eventi. L’ipotesi novembre è tuttora in campo, incrociando le dita, aspettiamo con cauto ottimismo”. Per il vaccino Oxford-Italia, uno dei più promettenti al mondo, è stato firmato un accordo europeo da parte del Ministro della Salute Roberto Speranza insieme ai Ministri della Salute di Germania, Francia e Olanda, per l’approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi di vaccino “da destinare a tutta la popolazione europea”.
Il ministro Speranza ha accolto con ottimismo la notizia della ripresa della fase 3 del vaccino made in Italy, ma ha precisato che “serve ancora tanta prudenza. La scienza è al lavoro per dare al Mondo cure e vaccini efficaci e sicuri. Nel frattempo, la vera chiave continuano a essere i comportamenti di ciascuno di noi”.