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Vaccino Pfizer: diminuisce l’efficacia dopo 6 mesi. Serve la terza dose?
Secondo uno studio di Pfizer e BioNTech su più di 44.000 persone, pubblicato sul sito medRxiv in preprint, il vaccino sviluppato dalla casa farmaceutica americana, il primo autorizzato e disponibile da inizio pandemia, perde efficacia nel prevenire il contagio 6 mesi dopo il completamento del ciclo vaccinale: scende dal 96% all’84%. “L’efficacia ha raggiunto il picco del 96,2% durante l’intervallo da 7 giorni a <2 mesi dopo la seconda dose, ed è diminuita gradualmente all’83,7% da 4 mesi dopo la seconda dose al cut-off dei dati, un calo medio del ~6% ogni 2 mesi – si legge nel report – È necessario un follow-up continuo per comprendere la persistenza dell’effetto del vaccino nel tempo, la necessità di una dose di richiamo e la tempistica di tale dose”. Se a distanza di mesi cala l’efficacia nei confronti dell’infezione, resta alta, al 97%, la valenza contro le forme gravi di malattia da Covid-19.
Lo studio di Pfizer, che ha arruolato volontari in Europa e nelle Americhe, non valuta se il vaccino sia meno efficace contro la variante Delta che si sta rapidamente diffondendo. Il capo della ricerca e sviluppo dell’azienda farmaceutica ha detto che si aspetta che la terza dose sia “un po’ più duratura” della seconda dose.
La terza dose di vaccino Pfizer avrebbe un’efficacia notevole contro la variante Delta del coronavirus. Una terza dose del vaccino anti-Covid di Pfizer/BioNTech induce “titoli di anticorpi neutralizzanti contro la variante Delta che sono più di 5 volte superiori nelle persone più giovani e oltre 11 volte maggiori nelle persone anziane, rispetto a 2 dosi”, evidenziano i dati diffusi da Pfizer in relazione all’efficacia del vaccino. In particolare, i dati pubblicati online indicano che la terza dose di vaccino aumenta l’efficacia di oltre 5 volte nella fascia di età 18-55 anni. Nella fascia 65-85 anni, l’efficacia contro la variante Delta aumenta di oltre 11 volte. I dati fanno riferimento ai test su 23 persone e non sono stati ancora sottoposti a peer review o pubblicati su riviste scientifiche, evidenzia la Cnn. Il professor Mikael Dolsten, responsabile del gruppo di ricerca e sviluppo della compagnia, ha definito i primi dati “incoraggianti”.
I livelli di anticorpi dopo la terza dose sono decisamente più elevati anche se si considerano la variante originaria del coronavirus e la variante Beta, inizialmente isolata in Sudafrica. Il gruppo Usa e il suo partner tedesco prevedono di “pubblicare dati più definitivi sull’analisi” degli studi in corso sulla cosiddetta dose ‘booster’, che andrebbe somministrata dopo almeno 6 mesi dal termine del primo ciclo vaccinale. “Tutti i dati – assicurano – saranno condivisi con le agenzie regolatorie americana ed europea, Fda ed Ema, e altre autorità regolatorie nelle prossime settimane”.