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Tumore testicoli: l’importanza della diagnosi precoce. Tutto quello c’è da sapere sulla neoplasia maschile
Intervista al prof. Andrea Salonia, urologo, andrologo e direttore di URI-Istituto di Ricerca Urologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele
La prevenzione è la prima arma per combattere il cancro. Per quanto riguarda il tumore del testicolo, neoplasia che si manifesta nei giovani adulti tra i 15 e i 40 anni con la formazione delle cellule tumorali nei tessuti di uno o di entrambi i testicoli, non sono attivi programmi di prevenzione organizzati. È quindi molto importante eseguire l’autopalpazione del testicolo, quotidianamente, per scoprire in tempo eventuali anomalie, facendo attenzione a qualsiasi modifica dell’anatomia o della forma dello scroto e alla consistenza del testicolo. Questa semplice pratica che ciascun maschio può eseguire con regolarità è indolore e consente una diagnosi precoce, così da evitare quanto più evoluzioni sfavorevoli della malattia nel tempo.
Il tumore dei testicoli è una patologia relativamente rara, con un’incidenza stimata di circa 3 casi/100.000 persone/anno. Si tratta di una malattia certamente meno frequente del tumore prostatico e di quello della vescica, ma interessa uomini più giovani.
I fattori di rischio riguardano principalmente l’infertilità, la predisposizione familiare e il criptorchidismo, patologia congenita dell’infanzia che comporta la mancata o parziale discesa di uno o di entrambi i testicoli fino al livello scrotale.
“Esiste peraltro una sindrome – spiega il prof. Andrea Salonia, urologo, andrologo e direttore di URI-Istituto di Ricerca Urologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele – che unisce molti di questi fattori: la sindrome da disgenesia gonadica, un’alterazione dello sviluppo fetale del testicolo associata a un maggior rischio di criptorchidismo, alterata spermatogenesi, tumore testicolare e ipospadia, una malformazione congenita dovuta a un incompleto e anomalo sviluppo dell’uretra e del pene”.
Il tumore dei testicoli si distingue in due gruppi: tumori della linea germinale, che originano cioè dalle cellule coinvolte nella funzione esocrina della gonade (ovvero nella produzione di spermatozoi) e nella procreazione, e i tumori della linea non germinale, che nascono, proliferano e si sviluppano da cellule senza finalità procreativa ma che hanno, per esempio, un ruolo fondamentale nella produzione di testosterone. “I tumori testicolari della linea germinale – aggiunge il prof. Salonia – vengono ulteriormente distinti da un punto di vista patologico in seminomi e non seminomi e possono essere mono o bilaterali. Sono detti sincroni quando si manifestano bilateralmente nello stesso momento e metacroni quando si manifestano in tempi differenti. Possono interessare i due testicoli fino nel 3% degli uomini. I tumori della linea germinale generalmente sono i più temuti, perché coinvolgono la genitalità di individui spesso molto giovani. Tuttavia, il tumore al testicolo ha ottime probabilità di essere sconfitto: la sopravvivenza a 5 anni dal trattamento è addirittura superiore al 90%”.
Se il tumore al testicolo viene scoperto in fase inziale, grazie ai trattamenti multidisciplinari offerti dai centri di alta specialità presenti in Italia, la guarigione è nel 99% dei casi, del 90% se c’è il coinvolgimento dei linfonodi addominali e di oltre l’80% in casi di metastasi a polmoni, fegato e ossa (fonte AIRC).
Si tratta di una patologia con ottimi tassi di risposta alle terapie e conseguente guarigione. Come tutte le patologie tumorali, anche nel caso del testicolo, è fondamentale la diagnosi precoce.
Per saperne di più abbiamo rivolto qualche domanda al prof. Andrea Salonia, urologo, andrologo e direttore di URI-Istituto di Ricerca Urologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.
Prof. Salonia, come si riconosce il tumore ai testicoli? Qual è il primo campanello di allarme?
L’autopalpazione è il segreto. Questo significa che è importante controllare periodicamente lo stato dei testicoli tramite una manovra semplice con la quale ciascun individuo può esaminare un testicolo alla volta tenendolo tra indice e pollice. È semplice, un dito da un lato e uno dall’altro, sulle facce laterali del testicolo; quindi uno davanti e uno dietro, dall’alto verso il basso, medesima manovra, senza dolore. Tale pratica, che si può eseguire con facilità, per esempio, mentre ci si lava, permette di individuare eventuali formazioni di consistenza dura come il legno e certamente aumentata rispetto al resto del testicolo, che effettivamente potrebbero far sospettare la presenza di un tumore testicolare. Non si deve poi certo trascurare la presenza di dolore oppure la comparsa di sangue nello sperma, sebbene siano molto infrequenti.
Quando si ha un sospetto cosa fare? A chi ci si deve rivolgere?
Nel caso in cui si avesse il sospetto che qualcosa non vada, è sempre fondamentale rivolgersi al proprio medico curante, quindi all’urologo, lo specialista della salute dei genitali del maschio.
Ci sono degli esami specifici identificativi in grado di riconoscere la neoplasia?
In primis, è necessario venga eseguita una ecografia dello scroto, un esame non invasivo e relativamente poco costoso che permetterà in breve di meglio indirizzare il sospetto diagnostico verso una massa di pertinenza del testicolo, oppure ad altro (per esempio una problematica dell’epididimo). Quindi, verranno suggeriti degli esami del sangue, chiamati marcatori del testicolo, che aiutano a supportare la fase di diagnosi e saranno anche fondamentali durante il periodo a valle della terapia.
Come si effettuata la diagnosi?
La diagnosi è istologica, quindi servirà rimuovere la massa tumorale perché lo specialista Anatomo-Patologo possa dare un nome e un cognome alla malattia, meglio suddividendola per il tipo di cellule che la compongono e definendone la aggressività. Spesso questo percorso prevede una fase intraoperatoria, durante la quale viene eseguita una biopsia della massa per una prima diagnosi estemporanea, a cui seguirà la rimozione del testicolo in caso di tumore maligno del testicolo.
L’intervento chirurgico è l’unico modo per capire se si tratta di tumore al testicolo e qual è lo stadio della malattia?
Esatto. A oggi la possibilità di definire il tipo di tumore maligno, le sue caratteristiche e la sua estensione rispetto al tessuto circostante è solo ottenibile grazie alla rimozione del testicolo. Questo ultimo aspetto definisce lo stadio di malattia locale, cui poi si aggiungeranno le informazioni derivanti dai marcatori testicolari e dagli esami strumentali, in particolare la TAC del torace e dell’addome con il mezzo di contrasto, che consentiranno di valutare la presenza di malattia in sedi altre rispetto al testicolo stesso. Fondamentale il fatto che l’asportazione chirurgica del testicolo – definita orchifunicolectomia – è il primo atto terapeutico vero e proprio, perché rimuove il tumore, e risulta essere l’unica terapia necessaria in un buon numero di casi.
Ci sono diversi stadi di tumore ai testicoli: stadio I, con tumore circoscritto al testicolo; stadio II, con tumore diffuso ai linfonodi dell’addome; stadio III, quando il tumore si è diffuso oltre ai linfonodi, anche con metastasi a distanza in organi quali polmoni e fegato.
Quali sono i trattamenti oggi disponibili a seconda del tipo di tumore e della sua estensione?
Ritengo molto importante sottolineare come la straordinaria combinazione di terapia chirurgica locale – ovvero la rimozione del testicolo – e degli schemi chemioterapici a oggi disponibili, oltre eventualmente alla radioterapia e ad altra chirurgia maggiore, sia davvero efficace nel curare gli uomini con tumore del testicolo, portandoli a guarigione in un numero di casi superiore al 90%. Ed è altrettanto importante che non pochi uomini dopo la asportazione completa del testicolo, che permette una corretta diagnosi istologica, potrebbero non doversi sottoporre a ulteriori terapie se lo stadio di malattia consentisse una sorveglianza attiva, ovvero un percorso di vigile controllo con esami ripetuti nel tempo e una stretta collaborazione tra lo specialista oncologo e l’urologo.
Si può guarire dal tumore grazie alla chirurgia e ai trattamenti complementari?
Sì. I dati scientifici ci dicono che si può guarire dal tumore testicolare grazie agli schemi terapeutici a oggi disponibili. Sono importanti le strategie di prevenzione e una diagnosi precoce se vi fossero noti fattori di rischio, e l’attuazione di rigidi protocolli di osservazione attiva o di terapia, laddove necessari.
Qual è il suo messaggio?
Ammalarsi di un tumore testicolare non è mai una colpa, non è frequente, ma non bisogna averne vergogna, ed è molto importante che i maschi, in particolare i giovani uomini, si vogliano davvero bene. L’autopalpazione è la nostra prima e più efficace arma per sconfiggere un eventuale tumore testicolare, perché ci consente di essere rapidi nel fare diagnosi e, quindi, nel combattere la malattia nel modo più efficace. Nel caso in cui si scoprisse un tumore testicolare è poi sempre, sempre e ancora sempre importante assicurare la possibilità che vi sia un futuro genitoriale per i nostri maschi; quindi, si deve ricordare quanto sia semplice ma fondamentale il congelamento del liquido seminale prima delle eventuali terapie successive alla asportazione del testicolo e, se possibile, ancor prima della rimozione stessa.