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Covid-19: variante kraken e le nuove linee guida dell’OMS
Il virus Sars CoV-2 continua ad evolversi. Occhi puntati sulla variante Kraken, detta così dal nome di un mitico mostro marino norvegese che secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è “la sottovariante più trasmissibile” della pandemia.
Il primo caso di infezione Covid da sottovariante XBB.1.5, detta Kraken, è stato rilevato in Sudafrica il 27 dicembre scorso nei laboratori dell’università di Stellenbosch dalla squadra di ricercatori di Tulio de Oliveira, la stessa che nel novembre 2021 aveva annunciato al mondo la scoperta della variante Omicron.
Il Kraken è la variante dominante negli Stati Uniti ed è stata segnalata da almeno 38 paesi. Come ribadito nella valutazione rapida del rischio diffusa dall’Oms, i dati su XBB.1.5 sono limitati, ma sulla base delle informazioni attualmente disponibili da un Paese (Usa) sembra presentare un vantaggio di crescita rispetto ad altri sottolignaggi circolanti di Omicron. Dati preliminari di laboratorio indicano una fuga immunitaria più elevata (non ci sono conferme da prove epidemiologiche nell’uomo), e al momento non sono disponibili informazioni sulla gravità clinica.
Sul Washington Post Eric Topol, fondatore dell’istituto californiano Scripps e fra i ricercatori che stanno seguendo fin dall’inizio l’evoluzione della pandemia di Covid-19, ha scritto che la sottovariante XBB.1.5 ha “un’impressionante capacità di diffondersi”. Al momento, secondo quanto riferito dall’Oms, Kraken rappresenta l’82% dei casi di Covid negli Usa, e solo il 2,5% in Europa, ma si tratta della sottovariante più trasmissibile vista finora. Gli Stati Uniti hanno deciso di estendere l’emergenza sanitaria per Covid fino ad aprile, mentre l’Italia, come molti altri Paesi europei, continua a registrare una situazione di stasi, con la discesa della curva dei ricoveri.
In Italia, superato il picco delle feste di Natale, i dati dell’ultima settimana sul Covid sembrano incoraggianti: i casi sono diminuiti del 38,2% e i decessi del 25,7%, secondo il bollettino del ministero della Salute. Scende anche l’incidenza con 143 contagiati ogni 100.000 abitanti, rispetto ai 231 della settimana precedente. Così come cala il tasso di occupazione delle terapie intensive (da 3,2 a 3,1%) e nei reparti. Nessuna Regione né provincia autonoma inoltre è classificata a rischio, sette sono invece classificate a rischio moderato: si tratta, secondo quanto appreso dall’ANSA, di Basilicata, Emilia-Romagna, Provincia di Trento, Puglia, Sardegna e Sicilia, Umbria. Quattordici quelle infine classificate a rischio basso.
Ma al di là delle condizioni dei singoli Paesi, l’Oms ha aggiornato le sue linee guida sull’uso della maschera in contesti comunitari, sui trattamenti e sulla gestione clinica.
Le mascherine continuano ad essere uno strumento chiave contro il COVID-19
A tre anni dall’inizio della pandemia molte persone hanno smesso di indossare le mascherine in pubblico, ma le nuove linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomandano di indossare le mascherine se si sospetta di essere contagiati e comunque per “chiunque si trovi in uno spazio affollato, chiuso o scarsamente ventilato indipendentemente dalla situazione epidemiologica locale, data l’attuale diffusione del virus a livello globale”.
Periodo di isolamento ridotto per i pazienti COVID-19
Le nuove linee guida dell’Oms consigliano che un paziente Covid “possa essere dimesso dall’isolamento in anticipo se risulta negativo a un test antigenico rapido”. Senza test invece, per i pazienti con sintomi, bastano dieci giorni di isolamento dalla data della loro insorgenza. Per gli asintomatici, l’Oms suggerisce di dimezzare a cinque giorni l’isolamento in assenza di test.
Trattamenti COVID-19
L’OMS raccomanda l’uso di nirmatrelvir-ritonavir (noto anche con il nome commerciale ‘Paxlovid’). Nirmatrelvir-ritonavir è stato raccomandato per la prima volta dall’OMS nell’aprile 2022. L’OMS ne raccomanda vivamente l’uso in pazienti COVID-19 lievi o moderati ad alto rischio di ricovero. L’OMS ha anche esaminato le prove su altri due medicinali, sotrovimab e casirivimab-imdevimab, e mantiene forti raccomandazioni contro il loro uso per il trattamento di COVID-19. Questi farmaci anticorpali monoclonali mancano o hanno una ridotta attività contro le attuali varianti virali circolanti.
Esistono attualmente 6 opzioni terapeutiche comprovate per i pazienti con COVID-19, tre che impediscono il ricovero ospedaliero nelle persone ad alto rischio e tre che salvano la vita in quelle con malattie gravi o critiche. Fatta eccezione per i corticosteroidi, l’accesso ad altri farmaci rimane insoddisfacente a livello globale.